Dia de los muertos: Dall’iniziativa di Deriu (PD) all’indipendentismo Sardo

Di Adriano Bomboi.

Accadono cose strane in Sardegna, al punto che senza la nostra proverbiale razionalità potremmo addirittura definirle “soprannaturali”. Provocazioni a parte, è lecito domandarsi se un Popolo che si lamenta della propria miseranda posizione sia anche nelle condizioni culturali per uscirne.

Roberto Deriu, presidente della provincia di Nuoro in quota PD, ha così pensato di organizzare una fiaccolata in memoria dei padri costituenti nostrani, una manifestazione di tutela della Costituzione Italiana. Cioè si ricordano i morti nel tentativo di salvare i vivi. Sfortunatamente la Costituzione è la stessa che all’art. 117 impedisce all’Autonomia Sarda il controllo delle proprie risorse e dell’amministrazione di diverse competenze, come fiscalità e Beni Culturali. Il problema pertanto non risiede solo nei governi ma nelle strutture stesse che regolano la vita pubblica: le istituzioni.

Nella sua buona fede, Deriu, come tanti altri politici sardo-italiani, preferisce così accodarsi alla retorica unitarista italiana piuttosto che difendere il proprio territorio contrapponendosi al centralismo. Un esempio pratico? Mentre Deriu si domanda se il PD dovrebbe essere sturziano o meno in un momento in cui l’economia Sarda cola a picco, in Trentino, gli autonomisti chiedono maggiori tutele e finanziamenti persino sulla toponomastica (cioè per la cartellonistica bilingue) e non partecipano alla serie di iniziative per il 150° dell’unità d’Italia. Circostanze che nel tempo hanno portato le autonomie speciali del nord-Italia (con meno risorse e abitanti della Sardegna) ad essere tra le regioni economicamente più floride.
Difendere la Costituzione senza riformarla equivale all’immaginare il paradosso di un agnello che chiede al suo carnefice di affondare il coltello nella giugulare con decisione.
Ma difendere la Costituzione significa persino affidarsi alle strutture di uno Stato che fin dal 1875 non consegue il pareggio di bilancio. Vogliamo accendere un lumicino anche per Quintino Sella?
In Sardegna dunque il nodo non è solo politico ma culturale.

In sintesi, chi dovrebbe risolvere la situazione? Forse l’attuale indipendentismo Sardo?
Un Popolo con scarsi elementi culturali molto difficilmente può produrre una classe dirigente riformista che si occupi dei bisogni primari dei cittadini. E così, se Deriu innalza fiammelle ai morti, gli indipendentisti non sono da meno, e innalzano i defunti a portabandiera di un riscatto che nei fatti ancora non si materializza.
Le principali dispute in seno ai convegni indipendentisti oggi non riguardano l’economia Sarda e neppure la cultura. Non si parla di accise, né di zona franca. Non si parla di occupazione, men che meno si mira a governare per cambiare le cose. Si parla invece di Bellieni, di Emilio Lussu, di Antonio Simon Mossa e compagnia bella. Si parla insomma dei morti piuttosto che dei vivi. E quando un Popolo – sia esso indipendentista o meno – innalza fiaccole e dibattiti a chi meriterebbe solo di riposare in pace significa che è sprofondato nell’apatia del conservatorismo e nell’assenza di contenuti.

Auguriamoci di essere in torto. Ma come diceva Giulio Andreotti: “A pensar male spesso ci si azzecca”.
Diamoci una mossa, il 2 novembre non può durare tutto l’anno.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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