Tutte le novità del nuovo libro sull’indipendentismo sardo. Intervista a Bomboi

Cari amici, intervistiamoci! A tu per tu con U.R.N. Sardinnya sulle tante novità e i record presenti nel libro sull’indipendentismo sardo di Adriano Bomboi.

Di Marco Corda.

MC. Ammettiamolo, fino a poco tempo fa non esisteva alcuna monografia dell’indipendentismo sardo. Oggi abbiamo un testo che racchiude tutti i movimenti sardi, la loro storia e i protagonisti che l’hanno animata. Ma è un testo politico, e c’è molto di più.

AB. Esattamente. Quando pensiamo alla letteratura autonomistica dell’isola ci accorgiamo che manca un vero e proprio filone capace di argomentare le ragioni dell’indipendentismo. E mi riferisco all’assenza di un lavoro interdisciplinare capace di spiegare i fattori economici, sociali e culturali che portano tanti nostri concittadini a proporre nuove soluzioni politiche a favore della Sardegna. Senza la pretesa di essere esaustivo, finalmente abbiamo un libro che cerca di fare sintesi sui motivi per i quali si diventa indipendentisti, ma soprattutto che cerca di capire se l’indipendenza sia utile, se sia fattibile e come arrivarci, anche sul piano tecnico.
Ma attenti: le mie pagine non vi diranno che la conquista dell’indipendenza sarà una passeggiata, né che sia “bella”, e neppure che la politica indipendentista penserà a tutto. Per queste cose esistono già altri libri. Le mie pagine vi diranno che l’indipendenza richiederà la responsabilità di guardare ad un approccio riformistico a 360 gradi, difficile ma non impossibile.

E quali novità ci sono in questo approccio rispetto al pensiero di sardisti storici come Lussu o Simon Mossa?

Le novità sono numerose, ma i grandi nomi del passato sono stati contestualizzati all’epoca in cui sono vissuti. Oggi abbiamo gli strumenti giuridici, politologici ed economici per offrire ai sardi un modello di indipendentismo in linea col mondo contemporaneo. Se per Simon Mossa era importante ricordare la generica condizione di tante realtà che avevano raggiunto l’indipendenza, come l’Irlanda, il nuovo libro si è portato oltre. Per esempio avvalendosi della giurisprudenza per spiegare come le nostre istituzioni, in relazione ad altri Paesi più sviluppati del nostro, come la Svizzera, non ci consentano di sviluppare al meglio le nostre capacità economiche e di esercitare i nostri diritti. Lo studio del costituzionalismo italiano in rapporto ad altre esperienze ha prodotto delle considerazioni che non mancheranno di aprire nuove strade al dibattito sulla riforma dell’Autonomia sarda, nell’eventualità di arrivare ad una futura indipendenza.

Ad esempio?

Si tratta del primo libro indipendentista che offre una proposta di legge per una riforma dello Statuto autonomo regionale e del Titolo V° della Costituzione Italiana, conforme al Diritto europeo. Mi riferisco all’idea di creare un Antitrust sardo, uno strumento che potrebbe aiutare il nostro mercato a liberarsi da vari oligopoli, come nei settori dell’energia e dei trasporti, spesso sostenuti dallo Stato centrale, e a tutto vantaggio del nostro sviluppo economico. Il testo offre così un contributo innovativo per integrare tutte le proposte sin qui effettuate dal mondo sardista e indipendentista attorno a questi temi. Perché l’indipendenza non può essere un salto nel buio dall’oggi al domani, ma una ragionata riflessione sul modello istituzionale che vogliamo offrire ai sardi delle nuove generazioni.
Non mancheranno ovviamente i drammatici bollettini economici e i temi della burocrazia, della trasparenza, del fisco, delle zone franche, del mercato del lavoro e della capacità di fare impresa.

Con una critica costruttiva ai nostri movimenti politici, la rivoluzione copernicana di questo saggio è che si affranca dall’intera tradizione ideologica dell’indipendentismo sardo: il settore pubblico non viene più inquadrato come assoluto dispensatore di beni, servizi e soluzioni, ma si valorizza il ruolo del privato, tramite il quale sviluppare ricchezza e ridurre la spesa pubblica. Si guarda alla meritocrazia, all’efficienza e all’eccellenza.

Diritti linguistici e culturali. Cosa c’è di nuovo nel testo?

Anche in questo caso si tratta del primo libro che ha cercato di esporre l’utilità economica e politica della lingua sarda. Perché, da un lato, ho voluto guidare il lettore alla comprensione delle ragioni per le quali oggi conosciamo la lingua italiana e poco quelle internazionali, come l’inglese. Mentre dall’altro cerco di rispondere ad alcune domande: a cosa serve il sardo? O perché, ad esempio, in Alto Adige la lingua produce ricchezza e in Sardegna no? L’argomentazione mostrerà ai lettori le differenze legislative della nostra autonomia regionale rispetto a quella altoatesina, e con un’analisi della legge elettorale italiana. La lingua come strumento di avvaloramento economico e la lingua come strumento per espandere la rappresentanza politica, e quindi la democrazia.
In quanto ai diritti culturali, fra cui la necessità di valorizzare la conoscenza della storia dell’isola, depurandola da facili mitologie, il lettore troverà delle tesi sulle ragioni per cui il ceto politico-accademico tende a deprezzare il nostro patrimonio storico-archeologico, e le ragioni – anche economiche – per cui occorra invertire il trend.

Quindi esistono anche dei diritti economici?

Il più grave errore compiuto dalle classi dirigenti che hanno governato l’isola è sempre stato quello di considerare la cultura come un qualcosa di separato dall’economia. Ma per capire come investire sul nostro valore aggiunto bisogna prima comprendere per quali motivi i sardi continuino ad emigrare, e quale percorso storico ci ha condotti fino al presente. Questo libro manda in soffitta l’agiografia sardista che per decenni ha liquidato come dannose le Chiudende, cioè le privatizzazioni avviate nell’Ottocento, perché l’analisi della storia economica dell’isola suggerisce anche aspetti positivi delle stesse. In particolare nella capacità di sviluppare il credito locale, nel razionalizzare le produzioni e nell’espandere l’export. Senza scordare le ragioni per cui tali conquiste subirono una battuta d’arresto. E chissà, forse un futuro Partito Nazionale Sardo potrebbe avere un ruolo nel promuovere lo sviluppo economico del nostro territorio.

Il testo vede la partecipazione di tre nomi illustri: Cumpostu, Lottieri e Scalas. Che novità propongono?

Fra i vari temi, grazie a Cumpostu abbiamo colmato un altro vuoto della letteratura indipendentista, perché per la prima volta abbiamo un libro che espone il pensiero di Angelo Caria, storico fondatore di Sardigna Natzione, il maggior movimento indipendentista libertario degli anni Novanta. A cui tanti giovani indipendentisti sono debitori.
Altra grande novità per un libro indipendentista sardo è l’intervento di uno dei maggiori filosofi liberali d’Italia, Carlo Lottieri, fondatore dell’Istituto Bruno Leoni, che, in linea con le tesi proposte nel testo, ci spiega perché il valore della libertà si muova di pari passo all’indipendentismo. E perché i sistemi politici confederali siano soluzioni più efficienti rispetto ai grandi Stati centrali, nella prospettiva di un’Europa policentrica.
Infine abbiamo la straordinaria testimonianza del Generale Gianfranco Scalas. Per la prima volta un alto ufficiale della “Brigata Sassari” interviene in un libro indipendentista esponendo una riflessione sul proprio ruolo e sul proprio impegno politico e culturale, con un’autorevole posizione in tema di servitù militari.

Inoltre, il libro ha voluto ricordare i nomi di tanti indipendentisti, noti e meno noti, che hanno quotidianamente speso il proprio impegno verso un ideale di emancipazione della Sardegna.
Si conclude con una panoramica storica sulle origini dell’autonomismo mondiale ed un pratico glossario delle terminologie e delle sigle incontrate nel corso della lettura.

Un’ultima curiosità: perché raffigurare San Giorgio in copertina? Spieghiamo ai lettori il senso di questa scelta.

E’ presto detto, la croce rossa in campo bianco nella bandiera dei quattro mori è chiamata “croce di San Giorgio”. La si trova anche nella bandiera inglese. Idealmente, la battaglia contro il drago rappresenta la battaglia democratica dei sardi contro il leviatano, lo Stato.

Vedere scheda: Adriano Bomboi – “L’indipendentismo sardo. Le ragioni, la storia, i protagonisti” (Cagliari, Condaghes 2014).

- Il libro è in vendita in tutte le migliori librerie della Sardegna, anche su ordinazione online presso:

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