Luciano Marrocu, un ospite in casa propria?

Lettera inviata al quotidiano La Nuova Sardegna.

Sono rimasto stupefatto per le affermazioni di Luciano Marrocu pubblicate ne La Nuova del primo settembre 2013. Secondo l’autore, la proposta sardista per il riconoscimento statutario e l’introduzione nelle scuole della lingua Sarda potrebbe creare un nazionalismo escludente. In buona sostanza, un cittadino non dovrebbe studiare la propria lingua madre nelle proprie scuole per non creare “esclusioni” nei confronti di terzi cittadini ed altre minoranze. E’ la medesima bizzarra teoria adottata lo scorso luglio da alcuni consiglieri comunali cagliaritani in risposta alla proposta di affiancare il Sardo all’italiano nelle comunicazioni ufficiali del capoluogo. Allo stesso modo, nella penisola un italiano “non dovrebbe” studiare l’italiano a scuola, idem un tedesco in Germania o un inglese a Londra. La conseguenza di questa paradossale teoria sarebbe quella di essere ospiti in casa propria, e di non poter esercitare i propri diritti nel timore di arrecare danno a quanti non condividono gli stessi orientamenti linguistici, culturali o religiosi vari. Il vero problema pertanto non è il rischio che paventa Marrocu, ma la concreta discriminazione dei Sardi subita a causa del centralismo italiano, dove dopo decenni di italianizzazione linguistica abbiamo seriamente danneggiato la nostra lingua madre. Ne abbiamo rallentato il processo di standardizzazione, e senza approfondire seriamente lo studio degli idiomi esteri, a partire dalla lingua inglese, con tutto ciò che comporta in termini di mancato sviluppo economico e culturale. E questa è una delle maggiori differenze fra la Sardegna e la Regione Autonoma dell’Alto Adige, dove a differenza nostra hanno compreso l’importanza del plurilinguismo.

Adriano Bomboi.

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