Flop primarie del PD Sardo: solo 75.000 presenze. Il partito parli di Autonomia e meno di Roma

Nonostante la grande copertura mediatica offerta dalla stampa tradizionale e dall’impegno di svariati esponenti del PD regionale, la politica di un partito centralista, corresponsabile dell’attuale stato di crisi, non ha convinto un milione e seicentomila Sardi, che in massa hanno disertato le urne, lasciando solo a circa 75.000 elettori (poco più la cifra degli elettori sardisti) le sorti sulla decisione di candidati romani distanti dagli specifici interessi della Sardegna e della sua Autonomia. Autonomia da mesi sotto attacco da parte del Governo Monti, con l’inaudita complicità parlamentare di svariati esponenti locali: pensiamo al taglio della sede giudiziaria della Gallura; alla mancata deroga del Patto di Stabilità a favore degli enti locali (offerta tuttavia alla Sicilia); alla rimozione dell’isola dalla misura delle zone franche urbane (da non confondere con i punti franchi contemplati dall’art. 12 della R.A.S.), ai tagli a vario titolo, nonché alla mancata restituzione del gettito fiscale maturato con la vertenza entrate. Il tutto mentre prosegue l’opera di discriminazione storica, linguistica e culturale della Sardegna da ogni consesso pubblico.
Sono le ragioni della differenza fra la mediocre e inattuata Autonomia Sarda e la potente Autonomia del piccolo Trentino-Alto Adige/Sudtirol, dove, al contrario dello scenario politico Sardo bardato di tricolore, la classe dirigente si occupa degli interessi territoriali e ben poco dei talk show italiani inerenti personaggi che nulla hanno da offrire alla risoluzione delle specifiche tematiche che interessano i singoli territori.

Il PD regionale, incluso il PDL, dovrebbero pertanto orientare maggiormente la loro agenda politica a favore degli elettori da cui hanno ricevuto la delega piuttosto che occupare il tempo in sterili e improduttivi dibattiti tesi a non inquadrare la Sardegna come un vero e proprio sistema destinato a svilupparsi solo in presenza di una accorta politica autonomista. O nei prossimi anni il voto strutturato non sarà più sufficiente a trascinare le candidature di politici in tutta evidenza non idonei a comprendere i programmi dell’autonomismo e dell’indipendentismo Sardo, vera porta di accesso allo sviluppo socio-economico ed all’integrazione europea.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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