Tre ordini di obiezione alla proposta di legge Ciccolini

In tanti abbiamo scherzato sulla proposta di legge per attirare pensionati nell’isola. Ma se ragionassimo seriamente sul tema dovremmo approfondire gli studi in ordine a tre argomenti: quello economico (quali sono i parametri economici e infrastrutturali del nostro territorio, e quelli delle località estere prese ad esempio?); a seguire quello giuridico (l’impianto della proposta è compatibile col diritto italiano? Nella fattispecie: il meccanismo fiscale proposto è realmente perseguibile?); infine quello politico (qual è il peso dell’isola nel Parlamento italiano?).

Vediamo in breve questi argomenti – Di Adriano Bomboi.

Premessa: iniziamo col dire che questo spazio non è pregiudizialmente ostile allo sviluppo di segmenti ricettivi specifici, tra cui quello destinato a persone in cerca di un posto in cui passare la vecchiaia. Ciò significa che questa idea è di carattere integrativo. Cosa significa? Che attirare pensionati, soprattutto considerando le realtà estere, è solo un’iniziativa che integra un più ampio sistema economico dotato di scambi e servizi specializzati anche per altre fasce di utenza.
In altri termini, chi pensa che “attirare pensionati” sia una misura che da sola basti ad evitare lo spopolamento, oppure a ravvivare l’economia di un intero territorio, non ha una chiara idea delle dinamiche e dei processi che attengono allo sviluppo di una comunità.

In secondo luogo, cosa non meno importante, bisogna comprendere la reale concretezza della proposta. Lo scorso novembre, l’ideatore Ciccolini (PD), sindaco di Bitti, ha affermato sulla stampa che Svizzera e Italia “hanno simile imposizione fiscale”. Questa fantasia, contraddetta dai dati, da sola è sufficiente a non farci perdere tempo in approfondite analisi.
Vediamo quindi in breve le principali osservazioni da effettuare.

Ci sono tre ordini di valutazione.

L’ordine economico: come si valuta la possibilità di estendere la ricettività ad una fascia di persone in età pensionabile? Comparando solo il livello di detrazione fiscale delle pensioni?

Sbagliato.

Si valuta osservando prima di tutto il total tax rate e secondariamente il corporate tax del territorio destinato alla ricezione (ossia il peso globale dell’imposizione fiscale sulle imprese e quello che grava solo sugli utili delle stesse). Perché il territorio deve essere in grado di supportare tutti quei servizi commerciali all’estero ricercati da tale fascia di utenza: centri benessere, piscine, campi da golf, cliniche private, servizi informativi (es. sportelli linguistici), trasporti (treni, taxi, noleggio auto, etc.), financo discoteche, ristoranti e tanto altro. L’osservazione dei dati e la nostra conseguente capacità infrastrutturale, rispetto a casi come quello portoghese, ma anche svizzero, mostra un contesto impietoso.

Il Portogallo ha un total tax rate del 41% ed un prelievo sugli utili del 21%. L’Italia invece sfiora il 65% e preleva il 31,4% sugli utili alle imprese.

E la Svizzera? Total tax rate al 28,8% e corporate tax che varia a seconda dei Cantoni, essendo un vero Paese federale, tra il 20 e il 32,7%.

Questi pochi dati sono sufficienti per capire l’assoluta distanza che separa la competitività dei nostri concorrenti internazionali dalla nostra, alquanto scarsa. E bastano quindi per squalificare in partenza una proposta del tutto velleitaria.

Fa sorridere dunque che “banchieri”, o meglio, politici prestati alle banche, abbiano espresso soddisfazione per la proposta Ciccolini. Magari immaginando l’apertura di sportelli destinati alle pensioni di benestanti stranieri, che in realtà non verranno mai numerosi nelle nostre località, prive dei servizi di cui sopra (grazie ad un sistema fiscale tanto ostile alle imprese).

Ma poniamo anche il caso di aver “risolto” questi problemi di non poco conto, e di essere riusciti ad attirare investimenti esterni ed interni per avviare quei servizi oggi assenti, la proposta Ciccolini assumerebbe più concretezza? Per saperlo bisogna rivolgersi al diritto italiano.

L’ordine giuridico: Ciccolini, sulla base dello Statuto autonomo regionale, propone di restituire i 7/10′ del gettito Irpef sulle pensioni, il che produrrebbe un risparmio per i pensionati esteri tra il 35% e il 9%.
Apparentemente non ci sarebbe nulla da recriminare, se non fosse che la Sardegna non si trova in Svizzera, e non ha il potere di creare sperequazioni contributive in un sistema costituzionale che invece da noi è impostato tanto sulla progressività quanto sull’eguaglianza. Cosa significa?
Che il nostro regionalismo, essendo differenziato ma non asimmetrico come quello svizzero, non consente di ridurre il prelievo fiscale a particolari categorie di pensionati. Nel sistema giuridico italiano ciò potrebbe avvenire solo per problemi legati alla progressività, ossia di basso reddito, tramite agevolazioni, o per particolari congiunture che hanno leso i diritti degli stessi. Ad esempio, qualora un terremoto distruggesse tutti i beni delle persone di una precisa località (dunque non solo pensionati).
Ma come si classificano anziani ricchi dotati di residenza?

Insomma, la proposta Ciccolini in Italia è suscettibile di incostituzionalità, perché creerebbe sperequazioni tra i contribuenti, a prescindere dalla cittadinanza, creando pensionati di serie A (gli stranieri) e di serie B (i sardi).

Tuttavia, poniamo anche il caso di aver “risolto” questi problemi di non poco conto, la proposta Ciccolini assumerebbe maggiore concretezza? Per saperlo bisogna rivolgersi “all’ultimo grado di giudizio”, quello politico. Ossia il legislatore, colui che cambia e vota le leggi.

L’ordine politico: si può riassumere in tre domande. 1) Qual è il peso della truppa politica che a Roma dovrebbe supportare l’iniziativa?; 2) pensiamo che altre Regioni politicamente più importanti, in un sistema non federale come quello italiano, potrebbero non avanzare proposte identiche?; 3) il partito di Ciccolini non è forse quello che sta equiparando la mole di case vuote a delle strutture ricettive come scusa con cui evitare la costruzione di nuovi alberghi?

Non ci sono dubbi, sono domande retoriche. Quantomeno la vecchia proposta dei Riformatori Sardi, che già proposero una misura analoga, come partito avevano una visione della realtà di gran lunga più pragmatica, perché non ignorava il dislivello e l’assenza di infrastrutture destinate alla gestione di una popolazione anziana.

In conclusione, considerando tutti gli aspetti illustrati, appare ben difficile immaginare una riscossa contro lo spopolamento in base ai contenuti di questa proposta di legge, che pure ignora i giovani.
Se in Consiglio Regionale esistesse una forza indipendentista moderata e liberale, probabilmente voterebbe no. O proporrebbe pesanti modifiche al testo.

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