Meloni, l’indipendentista che emulava le gesta di Bobby Sands

L’amarezza del mondo indipendentista in Sardegna dopo la scomparsa del leader di Malu Entu: un commento di Adriano Bomboi per Globalist, a cura di Veronica Matta.

Sdegno, dolore, vergogna, sensi di colpa sono questi gli stati d’animo che prevalgono nel mondo indipendentista in Sardegna tra politici e intellettuali che ricordano la brutta morte cui è andato incontro Doddore Meloni, una costante nel dibattito sardo, non una variabile. Come un pezzo di granito si pensava fosse infinito, e invece scopriamo che anche l’acqua scava il granito. “E’ morto male”. Questa è l’idea. Doddore si è fatto martire per la causa indipendentista, meglio sarebbe dire per la sua Idea d’indipendenza. In Italia si può morire nel XXI° secolo in carcere per delle idee?

“E’ successo, l’indipendentista Doddore Meloni è morto in stato di detenzione. E poco conta la natura dei reati fiscali che lo hanno riguardato, lo sciopero della fame ha avuto la meglio su un corpo di 74 anni.
Nel XXI° secolo, in un Paese del G8, si continua a morire in carcere per delle idee.
Perché Meloni, non scordiamolo, in carcere ci è entrato con le proprie gambe e con una bandiera tra le mani.

Lo scorso 5 maggio sono stato il primo a chiedere che interrompesse i suoi propositi affinché potesse condurre la sua battaglia politica in altri termini.
I motivi della richiesta erano molto semplici: può un uomo anziano mettere a rischio la sua stessa vita per una causa che fuori dalle mura del carcere ha poco credito?
Può un uomo anziano voler emulare le gesta di Bobby Sands in una struttura carceraria in cui gli stessi carcerieri non hanno idea di chi fosse Bobby Sands?
Può una struttura penitenziaria effettuare una perizia psichiatrica su un detenuto senza comprenderne le idee?”

Così Adriano Bomboi, fondatore del portale SaNatzione.eu, intellettuale e scrittore dell’indipendentismo in Sardegna, commenta la morte di Doddore Meloni puntanto il dito su uno Stato che si dice civile. E prosegue:

“Nel corso delle ultime settimane Meloni ha ricevuto la solidarietà di tante persone, ma credo che in pochi pensassimo all’esito infausto a cui è andato incontro. Perché da uno Stato civile ci si aspetta che qualche medico, prima che sia troppo tardi, applichi una flebo al braccio del paziente. Oppure che, data l’età del carcerato e l’esiguità sostanziale dei reati commessi, venga affidato alla custodia domiciliare. Ma niente di tutto questo è avvenuto.
Le dimore e le strade d’Italia continuano ad essere attraversate da criminali di ogni sorta, e questo ci fa pensare che Meloni sia stato perseguitato più per le sue idee politiche – a prescindere dal loro seguito – che per i motivi che lo hanno condotto in carcere.

In un Paese civile, i responsabili di questa tragedia dovrebbero essere chiamati a rispondere penalmente dello stato di abbandono in cui l’indipendentista, da fiero combattente quale è sempre stato, ha portato avanti le sue idee.

Dell’uomo Meloni ci rimarrà la straordinaria verve nel sostenere un ideale di libertà e la costante passione nella volontà di rinnovarla”.

- Online anche su Globalist.

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