Altri tempi: Replica a Giorgioni, che si sente italiano

Il giornalista Francesco Giorgioni ha affermato di sentirsi italiano, di riconoscersi nei valori della Costituzione, e si è chiesto se abbia un senso la volontà degli indipendentisti di rendere autonome le varie comunità della Repubblica, persino i singoli Comuni. Ecco la mia risposta [...] ad Arzachena e Bortigiadas non mancano auto della Polizia stipendiate, in percentuale, anche dai veneti – Di Adriano Bomboi.

Prima di parlare del presente non dobbiamo perdere di vista l’epoca in cui l’umanità ha compiuto notevoli passi avanti, sia in campo scientifico, che economico, artistico e culturale in generale: il Rinascimento. In questo periodo storico la concorrenza tra piccoli Stati indipendenti, spesso solo delle città, interconnesse dai commerci, ha conosciuto uno splendore senza precedenti. Le radici di questo successo derivarono da varie ragioni: la più importante riguardò il policentrismo amministrativo (non c’era un governo unico che pianificava per conto di tutti le esigenze di economie diverse tra loro), pensiamo all’antica civiltà comunale. O pensiamo all’antica Lega Anseatica costituita da varie città dell’Europa nord-orientale. L’ordine spontaneo di queste realtà si affermò perché ogni città era libera di amministrarsi in base ai propri interessi, senza che un governo lontano dicesse loro cosa fosse giusto o sbagliato. Questo ragionamento fu seguito anche dalle Province Unite (gli attuali Paesi Bassi, quando gli olandesi si resero indipendenti dalla Spagna); e dai principati tedeschi (quando, grazie alla riforma protestante, si resero autonomi dall’influenza della Chiesa, con i suoi satelliti).

Ciò premesso, veniamo al presente, ma senza iniziare dall’Italia, partiamo da uno degli Stati più piccoli del vecchio continente: il Liechtenstein. Questo principato ha costituzionalizzato il diritto di secessione. E’ un principio rivoluzionario, perché consente persino ai Comuni, tramite referendum, il diritto di rendersi indipendenti. Tali Comuni potrebbero poi affiliarsi per servizi diversi, magari in chiave di pubblica sicurezza.
In un mondo in cui tutti pensano al gigantismo amministrativo, come Cina o USA, la cosa può apparire bizzarra. Ma funziona, d’altronde, tra le prime venti economie del mondo vi sono anche Paesi piccoli, esattamente come la Svizzera, che hanno 4 fondamentali vantaggi:

1) Governi piccoli praticano una piccola imposizione fiscale, attirando così più investimenti economici, e ciò accade per i motivi che seguono;
2) Governi piccoli non sperperano i soldi pubblici in avventure clientelari o militari, perché i cittadini a cui devono rispondere dell’uso dei loro soldi non abitano a migliaia di chilometri di distanza (ciò alimenta i principi di responsabilità, partecipazione e trasparenza, rendendo impossibile fare scaricabarile su terzi, o sul “destino avverso”, per le proprie scelte);
3) Governi piccoli conoscono le esigenze culturali ed economiche del territorio amministrato. Non imporrebbero mai una lingua, una storia od una cultura diversa da quella espressa dai propri concittadini;
4) Governi piccoli, per i tre motivi appena visti, sviluppano il vantaggio della “concorrenza istituzionale”. L’asimmetria fiscale e culturale, come in un libero mercato, sottrae ai concorrenti meno abili le qualità che i maggiori, per loro stessa natura, non saranno mai in grado di sviluppare.

E la Costituzione Italiana? Che cos’è l’Italia? E quali sono i valori veicolati dalla sua carta repubblicana? Vi do una notizia terribile: non esiste alcuna divinità con l’elmo di Scipio! La bandiera a cui siete chiamati a fare un inchino è solamente un pezzo di stoffa colorata. Il valore sacrale di questi simboli è solo frutto del nazionalismo, un’ideologia prevalentemente sorta nell’Ottocento. Il cui valore laico oggi consiste nel dare un senso di coesione alla popolazione amministrata.
Al di là dei simboli dobbiamo però parlare di cose concrete.
Ad esempio, parliamo del Veneto: ogni anno questa Regione produce un residuo fiscale di circa 20 miliardi di euro a favore dello Stato Italiano. Significa che, assieme a Lombardia ed Emilia Romagna, contribuisce, per una discreta percentuale, a far si che persino ad Arzachena e a Bortigiadas ci siano delle auto della Polizia, che in queste auto ci sia del carburante, e che alla loro guida ci siano agenti muniti di equipaggiamento e di uno stipendio.
In cosa consistono dunque i valori della Costituzione? Attualmente nell’obbligare i veneti ad un sostanzioso contributo per mandare avanti anche i nostri paesini.
A casa mia però i valori sono diversi: a me è stato insegnato che la beneficenza ha senso solo se è fatta su base volontaria. Altrimenti non è poi così eticamente diversa dalla rapina, seppur nascosta dalla sacralità di un’ideologia ottocentesca. Ideologia che comporta danni, perché tratta le Regioni meno virtuose alla stregua di minori incapaci di crescere con le proprie forze.
Ecco perché i veneti si stanno battendo per ottenere la loro autonomia da uno Stato fallito: per il diritto di non essere considerati degli egoisti, ma amministratori del proprio destino.

Nessuno si offenda ovviamente. Sentirsi italiani e sardi, così come veneti, cinesi, buddisti o marziani, non è uno scandalo.
Essere indipendentisti oggi non significa solo essere riformisti, significa avere cognizione di causa del contesto e del sistema di “valori” in cui siamo inseriti. Perché solo da questa consapevolezza saremo in grado di concepire le migliori riforme nell’interesse delle nostre comunità, della loro economia e della loro cultura.

Non sto ad elencare i problemi causati dall’Italia alla Sardegna, con la responsabilità di tanti sardi. Gi esempi non mancano. Inoltre, l’ex Provincia di Olbia-Tempio non aveva nulla a che vedere con questa logica di decentramento e di governo del territorio, si trattava dell’ennesimo spazio sorto a favore di politici irresponsabili, che un inascoltato referendum popolare aveva deciso di chiudere per sempre.

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