Rigassificatori? Meglio un metanodotto con Piombino

Di Mario Carboni.

Ho scritto altre volte su questo argomento ma la decisione da parte della Giunta Pigliaru e della sua maggioranza di puntare su due depositi di Gnl-gas naturale liquefatto in Sardegna, rinunciando al metanodotto Piombino-Porto Torres (previsto nel primo piano di metanizzazione del Mezzogiorno per la Sardegna negli anni ’80 e interamente finanziato dal CIPE), non solo è un errore ma costituisce un delitto di autocolonizzazione pari all’industrializzazione petrolchimica di nefasta memoria.

La Sardegna forse avrà il metano liquefatto ma sarà scollegata, con un atto di autoseparatismo politico prima che economico, dalla rete metanifera italiana ed europea, con riflessi molto negativi ed anche imprevedibili rispetto alle vicende geopolitiche dei Paesi produttori e per i costi più alti che assumeranno una dinamica diversa da quelli della penisola. Non verrà realizzata una rete distributiva sarda ma si avrà una circolazione non sostenibile di centinaia di autocisterne piene di gas liquefatto sulle strade della Sardegna con costi rilevanti ed aggiuntivi e col pericolo reale di gravissimi incidenti. La logica è quella della costruzione di due grandi poli di stoccaggio e rigassificazione a nord e a sud dell’isola, più altri piccoli impianti similari in Ogliastra, Oristanese e Sulcis, creando una ciambella lungo le coste, una cintura di impianti ad altissimo rischio, con intorno aree vaste di sicurezza e di rispetto dove non potranno esserci altre attività e con rilevantissime controindicazioni ecologiche che si ripercuoteranno dai porti alle zone prospicienti, dovute alla necessità di rendere gassoso il Gnl liquefatto. Si tratterà di rigassificare la grande quantità di metano liquido con enormi produzioni di “frigorie”, cioè di freddo che verrà assorbito dall’aria e dalle acque marine con rilevanti e negativi mutamenti ambientali.

Il progetto non è nuovo, circola dagli anni ’80 come alternativo al metanodotto dal continente alla Sardegna e la lobby che lo sosteneva è in gran parte responsabile della mancata metanizzazione dell’isola. Infatti, il progetto, lungi da avere come fine la metanizzazione della Sardegna, ne aveva e continua ad averne uno non dichiarato pubblicamente ma conosciuto negli ambienti politici ed economici ben informati e che consisteva nel costruire a Porto Torres un grandissimo impianto di stoccaggio e rigassificazione, rifiutato in Italia da tutti, il più grande del Mediterraneo, per poi inviare il gas con un metanodotto collegato con la rete metaniera italiana. Bisogna sapere che quando si fanno grandi contratti di importazione di petrolio con Paesi non collegabili con metanodotti, come la Nigeria ad esempio – dove bisogna acquistare una quota aggiuntiva di gas che è trasportabile solo comprimendolo e raffreddandolo sino a renderlo liquido e trasportabile con navi metaniere – non potendolo ricevere laddove non ci sono rigassificatori e quindi non potendolo trasportare, viene bruciato in atmosfera. Il progetto fatto proprio dalla Giunta Pigliaru avrà come epilogo anche una nuova servitù coloniale, la servitù gasiera.

I rigassificatori relativamente sgraditi in Italia si faranno in Sardegna. Uscita dalla porta la servitù gasiera del GALSI, sta entrando dalla finestra la servitù gasiera dei depositi di gas naturale liquido e da rigassificare per interessi esterni ai danni della Sardegna. Il gasdotto tra l’isola e il continente che non si vuol fare per portarci il metano al quale abbiamo diritto si potrà realizzare anche a posteriori, in pochi mesi, ma per servire l’Italia. Prende così corpo il disegno coloniale di una Sardegna vista come “piattaforma energetica”, prevista in precedenti pianificazioni ad uso e consumo di poteri ed interessi esterni favoriti da una borghesia compradora dedita ad acquisire miserabili subappalti dal sistema cooperativo biancorosso, che a loro volta sperano di elemosinare dai grandi gruppi internazionali di impiantistica e commercializzazione dediti a spartirsi la torta, progettando e dettando la linea ai politici, con tanto di percentuali dovute a partiti e galoppini compiacenti e clientelari.

La soluzione migliore rimarrebbe sempre e comunque il tracciato di distribuzione dall’Italia alla Sardegna, come realizzato dalla Spagna per le Baleari e che permetterebbe inoltre di portare il gas metano pure in Corsica, che invece in presenza di un rigassificatore potrebbe rimanerne esclusa.

Secondo la Giunta Pigliaru, per fare avere il metano ai sardi, bisognerà varare navi gasiere che percorreranno migliaia di miglia marine per trasportarlo, per poi costruire in loco depositi e impianti di rigassificazione, attrezzare i porti, nonché comprare ed importare nell’isola centinaia di autobotti refrigerate e assumere autisti, operai, tecnici, pompieri ed impiegati.
Eppure chiediamoci: in base a questa prospettiva non è sorto a nessuno il sospetto che il metano liquefatto – e non invece trasportato da un tubo già pronto per l’uso – costerebbe troppo e sarebbe fuori mercato?
Qualsiasi cosa accada, l’evoluzione di questa vicenda non è difficile da prevedere. Col basso trend attuale dei prezzi del gas e con le nubi all’orizzonte di ulteriori conflitti, anche questa volta la Sardegna rischierà di non avere il metano. Metano oggi alla portata di tutti gli italiani, mentre da noi si intende persino avviare una supercentrale a carbone che invece potremmo alimentare, se servisse veramente, tramite un metanodotto con l’Europa.

Probabilmente solo un governo sardo indipendentista o almeno nazionalista potrebbe far realizzare con denari europei il collegamento Sardegna-Corsica-Continente; dopotutto le tasse pagate anche dai sardi sono servite per connettere alla distribuzione metanifera il resto dei cittadini europei. Ma noi non siamo equiparabili a loro, probabilmente siamo indigeni coloniali, con la sveglia al collo, espropriati delle nostre banche, senza ferrovia elettrificata, senza autostrada, senza continuità territoriale, con fanghi rossi alti come colline e con laghetti di cianuro per aver creduto alla bufala dell’estrazione dell’oro colloidale. Raffiniamo i velenosissimi fumi d’acciaieria di mezzo mondo ed ospitiamo la più alta percentuale di servitù militari italiane, con poligoni in cui si spara ed esplode di tutto, con l’emigrazione alle stelle, dove si scaricano persino centinaia di immigrati che qui non ci vogliono stare, col più alto tasso di abbandono scolastico, senza la nostra lingua e identità, e soprattutto senza dignità di nazione e senza libertà poiché disuniti e mal governati da un ceto politico tanto scarso e servile ai poteri romani come mai visto prima d’ora.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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