Lettera a Maurizio Crozza sulla satira al referendum indipendentista Veneto

Caro Crozza,

Apprezzo il suo lavoro nel mondo dello spettacolo e la ritengo uno dei pochi personaggi televisivi rimasti in grado di offrire una satira a tutto tondo sulla nostra classe politica. Ma non ho apprezzato il suo intervento sul referendum indipendentista del Veneto, gli stereotipi da lei esposti trasudavano indifferenza sul diritto di un Popolo ad emanciparsi dal suo Stato di appartenenza. Come se l’iniziativa avviata da Plebiscito.eu sia riconducibile alle velleità di pochi sempliciotti, magari viziati, in costante petulanza contro lo Stato centrale. Pur considerando anche quei Veneti che si sentono pienamente italiani e non hanno ritenuto di dover partecipare alla consultazione referendaria, saprà bene che l’identità nazionale è prima di tutto un sentimento che non nasce sicuramente dal timbro di un passaporto ma dalla storia, dalla cultura, dalla lingua e dalle esigenze economiche che investono una comunità nel suo territorio. Pensi che nel cuore dell’Europa, il piccolo Principato del Liechtenstein lo ha capito così bene al punto che la sua Costituzione prevede il diritto di secessione. Al contrario, la nostra “Costituzione più bella del mondo” (stando alle parole di un suo collega) nega lo stesso diritto. E sa a cosa è dovuta la negazione di questo diritto? Ad un nazionalismo ottocentesco che ci ha imposto l’idea della grandezza (ma come ci insegnano gli svizzeri, la grandezza non è sinonimo di efficienza); e la sacralità dell’immobilismo (quella per cui diamo per scontato che la Repubblica Italiana conserverà i medesimi confini geografici nei secoli a venire). Ebbene, dietro il feticcio tricolore si agitano problemi ben più gravi: la fine di tante imprese, il suicidio di tanti imprenditori, una nuova emigrazione di massa ed una classe politica che a Roma trova i finanziamenti per tutto ma non per alleggerire il carico fiscale che grava sul lavoro. Né, si figuri, per trovare 90 milioni di euro agli alluvionati Sardi (mentre lo Stato ha un debito di miliardi di euro con la Regione Sardegna). Ancor meno questa classe politica è capace di garantire un valido riconoscimento legale alle varie minoranze linguistiche che vivono nella Repubblica (declassate come risibile folklorismo locale).
Piuttosto, vorrei segnalarle la frase più sempliciotta in voga fra i critici dell’iniziativa referendaria Veneta, è una frase che si ripeteva anche ai leghisti prima che rovinassero la loro proposta con alcune esternazioni di stampo razziale, e che è stata ripetuta anche quando Bossi e compagnia bella non sono riusciti ad avviare alcuna riforma federale nonostante abbiano governato con una delle più vaste maggioranze parlamentari della Repubblica:

“Ma non dovremmo lottare tutti assieme? Solo così si salva l’Italia!”

Che significa “tutti assieme”? Popoli con peculiarità economico-culturali differenti? Pensare che Veneto e Sicilia possano avere i medesimi interessi equivale a pensare che Germania ed Inghilterra portino avanti medesime politiche culturali, economiche e monetarie: sarebbe un disastro per entrambi. Non a caso l’Italia ha smesso di essere eccellenza nel mondo proprio nel momento in cui, dall’unità in poi, ha iniziato a sopprimere le sue alterità territoriali in nome di una obsoleta astrazione patriottica, a vantaggio di pochi. Una Sardegna o un Veneto indipendente avrebbero voce a Bruxelles, mentre oggi non contiamo neppure la metà della piccola Repubblica di Malta, che esprime diversi eurodeputati.
Bene quindi Gianluca Busato per aver avviato una iniziativa politica di peso, perché malgrado il referendum partecipato da due milioni di Veneti non abbia valore legale nell’ordinamento italiano, potrà assumere un valore proprio sul piano politico e in quello culturale, nonostante la miopia centralista che investe tutta la grande stampa del Paese e i numerosi “intellettuali” che la popolano. Anche se ultimamente i comici tirano più dei politici.
Difficile dire se la Sardegna seguirà analogo percorso, mi auguro che i nostri indipendentisti si occupino più di fatti e meno di slogan, a partire dalle riforme. Perché l’unico invito che oggi possiamo fare agli amici indipendentisti Veneti ed a quelli Sardi non è solo quello effettuare un referendum ma di sviluppare i numeri per governare, come già accade in altre parti d’Europa e del mondo. E sono certo che si riuscirà nell’impresa.

Cordiali saluti,

Adriano Bomboi,

Direttore del portale indipendentista SaNatzione.eu

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    2 Commenti

    • Un grazie dalla terra veneta.
      Questo articolo rende onore a tutti gli amanti della Libertà
      e consolida la vera uninone dei Popoli e NON quella di uno Stato centralista, predone, parassita, corrotto e baro che non rispetta nemmeno quelle Leggi che esso stesso dovrebbero rappresentare.

      Stefano
      un veneto con la fascia da polentone

      WSM

    • invece secondo lei Crozza doveva magnificare una farsa simile? Ma non scherziamo! E’ stato anche troppo signore, perchè chi prende in giro le persone deve essere come minimo sbeffeggiato per quanto ha fatto.
      Per quanto vi riguarda poi, da sardo, posso solo dire che sarò sempre un fiero avversario di voi nazionalisti. Sardegna italiana per sempre!

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