RAI e Accordi di Milano. La discriminazione del Sardo è solo colpa del ceto politico regionale

Di Mario Carboni.

Perché la RAI tutelerebbe il tedesco, il ladino e prossimamente il friulano e il francese ma non il sardo?
La protesta non informata che sta emergendo alla notizia della Convenzione RAI-Trentino/Alto Adige sembra che sia originata da una supposta e preordinata esclusione della Sardegna e della sua minoranza linguistica dalle attenzioni della RAI.
Se si approfondisse la questione si scoprirebbero cose diverse e che la protesta andrebbe piuttosto indirizzata non propriamente contro la RAI (che merita tante altre proteste sulla discriminazione della lingua sarda e per il suo operato colonizzatore) ma piuttosto contro noi sardi e più precisamente verso i partiti, i parlamentari, il Consiglio regionale e la Giunta regionale e non solo a partire da questa legislatura.
Vediamo di ricapitolare e farlo essendo minimamente informati:

La base di partenza per la Convenzione RAI-Trentino Alto Adige è il titolo V° della Costituzione, che da quando è stato modificato offre possibilità nuove di applicazione del cosiddetto federalismo all’italiana.
L’articolazione del Titolo V° relativo alle Autonomie regionali è criticabile per tanti versi, sopratutto se si è massimalisti o non riformisti, ma offre possibilità di arricchimento dei poteri autonomistici ed elementi di sovranità impensabili in passato, se li si volesse cogliere.
Nel titolo V° è l’art.17 ad elencare minuziosamente le materie in cui lo Stato possiede il potere, la sovranità esercitata con legislazione esclusiva.
Nello stesso articolo, in diversi paragrafi, e sopratutto in quello che in direzione di una prevista possibile devoluzione federalista di suoi poteri alle Regioni, vi si statuisce che “La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni“.
Teoricamente, lo Stato, in forza di quella riforma costituzionale che molti oggi vorrebbero cancellare con un rigurgito di centralismo, potrebbe delegare tutte o parte delle sue materie di competenza esclusiva a una o più Regioni che lo richiedessero attraverso un percorso precisamente definito, ad esempio anche alla Sardegna, dotandole di elementi di sovranità tanto ampi da configurare una loro sovranità statuale locale, senza però superare il divieto di rompere l’unità dello Stato previsto nell’art.5 della Costituzione stessa.
In Sardegna, i partiti, il ceto intellettuale e politico, l’Accademia e tanto meno i più oltranzisti indipendentisti non si sono mai interessati a questa possibilità di acquisizione di elementi di sovranità attraverso un percorso riformistico e a legislazione vigente.
I tanti contrari all’Autonomia (che in Sardegna non mancano), uniti agli autonomisti ed anche ad un tipo di indipendentisti paleocomunisti, disprezzano le formule e la pratica riformista preferendo un massimalismo parolaio che in realtà caratterizza l’immobilismo e la putrefazione dell’Autonomia speciale sarda e la conseguente crisi economica e culturale che si alimenta col genocidio culturale dei sardi e la distruzione della loro lingua ed identità nazionale. SEGUE IN PDF

Redazione SANATZIONE.EU

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    3 Commenti

    • [...] “Quella che è stata giudicata una esclusione ingiusta ed oltraggiosa da parte della RAI della sua sede in Sardegna e delle sue lingue minoritarie in realtà dipende da una annosa autoesclusione del ceto politico sardo, dei consiglieri regionali e sopratutto della Giunta regionale dall’operare in favore della minoranza linguistica sarda e catalana e delle lingue alloglotte, non utilizzando tutti gli strumenti politici a disposizione ed in particolare del Titolo V° della Costituzione come invece hanno fatto le Regioni dell’arco alpino.” http://www.sanatzione.eu/2013/05/rai-e-accordi-di-milano-la-discriminazione-del-sardo-e-solo-colpa-d… [...]

    • Ma avevamo qualche dubbio sul fatto che la responsabilità fosse dell’inettitudine dei nostri “cari” rappresentanti? Tutti si riempiono la bocca di autonomismo, forte autonomismo, qualcuno anche di apertura verso l’indipendentismo ma in realtà non sono neanche capaci di usare gli strumenti che già abbiamo a disposizione con le varie leggi sulla tutela delle minoranze linguistiche. Lancio un appello: COMINCIAMO A RACCOGLIERE FIRME E PROMUOVERE QUALSIASI INIZIATIVA VOLTA A FAR SI CHE LA SARDEGNA RITORNI A ESSERE COLLEGIO A SE’ PER LE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE O CI RITROVEREMO ANCORA UNA VOLTA A NON AVERE RAPPRESENTANZA!!!!!!!
      Da questo momento in poi comincerò a farlo dalle mie pagine facebook e spero che diventiamo davvero un maremoto di firme!
      A si biri cun saludi!
      Gianni Mascia

    • [...] nell’ultimo decennio dalla modifica del Titolo V° della Costituzione Italiana (Vedere anche Sa Natzione, 23-05-13). In Sardegna, le amministrazioni, le scuole, la giustizia e la polizia sono evidentemente [...]

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