Meno tasse, più cultura: Per un nuovo programma elettorale dell’indipendentismo

Volantino dimostrativo – Idea PNS.

“No taxation without representation”, era lo slogan dell’indipendentismo americano che contrastò e vinse la tirannia fiscale della Corona Britannica. Cambiano i luoghi e i tempi, ma non la sostanza del problema: il Popolo Sardo è ostaggio del fiscalismo e dello statalismo italiano. I partiti centralisti, con le loro stupide correnti romane, non hanno il benché minimo interesse a risolvere i problemi della Sardegna, e così, per conservare lo status quo, si limitano ad annunciare riforme che non verranno mai fatte. Negli ultimi vent’anni, la stessa classe politica italiana ha contribuito ad aumentare il numero dei fallimenti di impresa e del numero dei disoccupati, aumentando sprechi, tasse e corruzione. E’ tempo di dire basta. Basta a dei mediocri rappresentanti del popolo che causano nuovi suicidi fra imprenditori e padri di famiglia, mentre continuano a ridicolizzare l’indipendentismo.

L’indipendentismo non può più permettersi il lusso di ricoprire solo il ruolo della testimonianza e deve rappresentare direttamente le esigenze dei nostri concittadini.
Ogni campagna elettorale deve puntare a liberare i Sardi dal vincolo di sudditanza alle nostre istituzioni, e sia che si tratti di elezioni comunali, provinciali, regionali o statali, ogni nazionalista deve contrastare gli attacchi alla proprietà privata ed ai diritti dell’individuo, a partire dalla lingua e dalla conoscenza della cultura e della storia del territorio, unico sistema per investire nel nostro futuro e nella nostra specialità.
Dobbiamo riformare la nostra sovranità per metterci al riparo da tutti gli abusi delle aziende pubbliche e dei gruppi economici spalleggiati dallo Stato che rapinano famiglie e imprese. Ma alcuni temi potranno già essere introdotti con un sano buongoverno della pubblica amministrazione.

Via l’IMU sulla prima casa, zero tasse per chi assume e per chi apre una nuova impresa. Via le accise di Stato sui carburanti, non sono le compagnie private a rapinare le tasche dei contribuenti ma le tasse romane, che moltiplicano il costo finale agli utenti. Via i mafiosi italiani dalle carceri Sarde, via la spazzatura italiana dalle navi in transito nelle nostre coste. Sì alle liberalizzazioni. Sì all’agenzia Sarda delle entrate, si ad una Europa in cui i territori abbiano voce e diritti. Via i carrozzoni clientelari, già puniti dal referendum di mezzo milione di Sardi del 6 maggio scorso, assieme a quelle compagnie pubbliche e dei trasporti falsamente privatizzate e sanzionabili per la loro voracità sui consumatori. Via le imposte su successioni e donazioni, lo Stato non metta le mani sui proventi di intere vite di sudato lavoro. E basta con la pubblica istruzione italiana di Sardegna che non insegna ad investire sul nostro valore aggiunto ma su professioni totalmente avulse dalla nostra realtà socio-economica, riformiamola. Pensate, viviamo in una Repubblica dove, fra maggio e giugno, un viaggio Olbia-Genova in nave costa quanto una crociera nel Mediterraneo con scali a Montecarlo e Barcellona inclusi (rispettivamente 648 e 655 euro). Tutto questo grazie alle condizioni oligopolistiche create dal Governo italiano con la “privatizzazione” di Tirrenia a favore dei soliti noti.

Questi ed altri temi devono entrare nell’agenda politica autonomista e indipendentista per rimanervi. Pochi ma semplici punti di vicinanza alla popolazione, perché non c’è bisogno di scrivere paginoni di intenti programmatici (pensiamo al disastroso cartello di Soberania alle ultime elezioni politiche italiane) e cercare complottismi europeisti quando non abbiamo neppure il governo della nostra comunità. Bisogna comunque dare atto ad alcuni esponenti di Sardigna Natzione, ad AMPI (anch’essa ormai promotrice della nostra idea di Antitrust Sardo), ad alcuni esponenti di ProgReS, di IRS, del PSD’AZ, di Fortza Paris, alla Fondazione “Sardegna Zona Franca” ed ai promotori del Fiocco Verde e a tanti altri, di aver aperto il tema del contrasto alla tirannia fiscale. Ma dobbiamo fare di più, nonché ridurre il numero di sigle politiche. Non possiamo lasciare questi temi nelle mani dei partiti italiani, poiché sono i primi responsabili della rapina legalizzata contro i Sardi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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