Un referendum sull’indipendenza della Sardegna come in Scozia? E le riforme chi le fa?
Per il 2014 la Scozia prevede un referendum sull’indipendenza dal Regno Unito. E’ l’esito di un processo durato decenni e incardinato su 4 aspetti fondamentali:
1) La Scozia è una nazione formalmente riconosciuta dalle istituzioni britanniche ed il Popolo è pienamente consapevole della propria identità.
2) Nel corso del tempo i nazionalisti scozzesi hanno lavorato per razionalizzare la loro offerta politica e renderla credibile e radicata al punto da conquistare il governo del proprio Paese, l’SNP oggi è probabilmente la punta di diamante di un moderno liberal-progressismo che non può permettersi di perdere il proprio consenso in frammentazioni e posizioni ideologiche faziose e fuorvianti.
3) Gli scozzesi hanno lavorato al potenziamento della propria Autonomia attraverso una devolution che dagli anni ’90 ad oggi ha consentito al Paese di strappare quote di sovranità a Londra. Non ultime le istituzioni legislative di Edimburgo.
4) I nazionalisti scozzesi sono consapevoli del potenziale politico determinato dalla presenza del petrolio nel loro territorio e dal perseguimento di una linea energetica e fiscale destinata ad automatizzarsi pienamente dal Regno Unito.
E in Sardegna? Il piccolo movimento politico PAR.I.S. ha proposto di raccogliere le firme per istituire un referendum sull’indipendenza, circostanza che farà rallegrare la miriade di indipendentisti che nel web, prima che nelle amministrazioni del nostro territorio, trovano libero consenso. La Costituzione Italiana dal canto suo afferma l’indivisibilità della Repubblica e pertanto l’incostituzionalità della proposta sarebbe scontata in partenza, benché alcuni trattati internazionali (e il precedente del Kosovo) riconoscano a qualsiasi Popolo il diritto di autodeterminarsi rispetto allo Stato di appartenenza.
Allora quali sono le considerazioni da fare rispetto a questa iniziativa?
Ad esempio, la prima potremmo riassumerla nella domanda: ma i Sardi sono interessati?
La seconda: la Sardegna è nelle condizioni per supportare una manovra del genere?
La terza: qual è la posizione dei movimenti indipendentisti in materia di riforme come ad esempio l’ipotesi di avvio di una Costituente già annunciata dai sardisti?
La quarta: in base a quali parametri alcuni indipendentisti ritengono utile oggi fare un referendum simile quando il loro stesso consenso non trova riscontri nelle comuni sedi elettorali?
Come al solito, mentre il resto del nazionalismo europeo macina successi, in Sardegna siamo particolarmente abili nell’occuparci di retorica piuttosto che di pratica.
Prima di mettere il carro davanti ai buoi sarebbe opportuno ragionare nei seguenti termini:
1) Spazzare via la catasta di piccoli partiti indipendentisti (prevalentemente portatori di programmi faziosi sul piano ideologico e pressoché identici nel merito dei contenuti).
2) Istituire un massimo di due partiti nazionalisti Sardi, adottando delle primarie al fine di arrivare ad una nuova classe dirigente capace di esporre contenuti e non slogan.
3) Avviare una campagna politica per le riforme, o comunque fare pressioni affinché la Sardegna conquisti quei poteri legislativi e fiscali che nel tempo consentano al Popolo di credere in se stesso e nelle proprie capacità (che le riforme hanno lo scopo di far nascere, consolidare e divulgare).
4) Un referendum sull’indipendenza: sarà cura dei Sardi stessi nel prossimo futuro decidere se, come e quando riterranno opportuno entrare in Europa da protagonisti piuttosto che dalla porta di servizio offerta da Roma.
5) Si noti bene: né oggi né mai l’indipendentismo potrà permettersi di usare la crisi economica come specchietto per le allodole con cui giustificare un referendum sull’autodeterminazione (che invece può solo basarsi sulla consapevolezza, sul progetto e sul patto politico della propria società).
Noi vogliamo augurarci che l’indipendentismo attuale esca dall’epoca delle utopie, si renda conto del contesto in cui vive imparando a conoscere i propri concittadini ed eviti l’ennesimo colpo di immagine che si profila all’orizzonte per tutta la galassia del nazionalismo Sardo.
Grazie.
Di Corda M. & Bomboi A.
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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi
Considerazioni condivisibili. Questi del PARIS rischiano solo di fare danni.
Se avessero un po’ più di intelligenza politica dovrebbero fare a meno di proporre soluzioni che al momento risulterebbero controproducenti. Questi vanno in guerra con armi giocattolo e ci credono sul serio.
Per carità!
Ah ah ah… Te invece caro BENTU, visto che hai l’intelligenza politica e che sei più erudito di noi, spiegaci la tua strategia indipendentista, siam disposti a seguirti, però avanti, spiegaci cosa vuoi fare! daiii!
Brunu
Il problema è che giocare pure sull’incostituzionalità rischia di diventare un vicolo cieco, il PAR.I.S. e nessun movimento indipendentista oggi ha le risorse e le convergenze internazionali per sostenere una causa del genere.
Brunu, tu anziché sbeffeggiarmi prova a usare un pochino la testa. Riflettici un attimo e dimmi se questo referendun ha una minima possibilità di successo. Se ci credi veramente ti invito cordialmente e in amicizia a cercarti un altra attività per passare il tempo, a meno che tu non sia un guastafeste travestito da indipendentista, perchè è questo il sospetto che viene a giudicare da tanto dilettantismo.
Mi fa un pò sorridere la proposta di istituire al massimo due partiti indipendentisti. Come può essere fatto se non con un provvedimento autoritario? Questa sarebbe una riforma democratica?
Può essere fatto se i leader indipendentisti avessero a cuore la Sardegna piuttosto che il loro altarino. A parte qualche sporadica iniziativa, non si capisce se e chi abbia proposto riforme istituzionali. I galli nel pollaio sono troppi.
In Scozia prima hanno fatto il referendum del 1997 con cui hanno ottenuto il “Parlamento Scozzese” e tanto altro (sembrerà banale ma anche la nazionale di calcio – che già avevano ha un suo peso), ma sopratutto lo status di “Nazione” per legge nel 1998.
Forse prima dovremmo pensare ed imitare il referendum scozzese del 1997 e poi dopo diversi decenni, quando averemmo ben assimilato lo status di “Nazione Sarda” si vedrà.
Nel lasso di tempo che ci separa da questo improbabile referendum, molto difficilmente i Sardi riusciranno a maturare una coscienza natzionalista, indipendentista. E mettiamo pure il caso che i Sardi votassero con il cuore, a favore dell’indipendenza della Sardegna, senza un partito natzionalista in stile SNP, che proponga delle riforme adeguate, che partecipi alla vita attiva dei Sardi e ne preservi i diritti. Che fine farebbe questa vittoria ai referendum? Passerebbe nel dimenticatoio, e quindi tenderebbe a rafforzare i soliti partiti centralisti, pronti come sempre, ad esercitare tutto il loro potere clientelare su un popolo povero, rassegnato e in piena crisi di identità.
Visto e considerato Bomboi che pontifichi dietro la tastierina e ci illumini le menti ho deciso di risponderti anche se questa mia non avrai il coraggio di pubblicarla!! Il referendum o per lo meno il quesito posto dal Par.i.s. Malu Entu, se tu avessi avuto il tempo di leggerlo e di rifletterci, si basa sul diritto all’autodeterminazione dei popoli sancito dalla Carta di San Francisco e approvato anche dall’Italia. Tu dici che la crisi viene usata come specchietto per le allodole… scusami ma tutti i sardi sono delle allodole??? Se noi sardi siamo allodole , tu sei un corvo.. pronto a spolpare i cadaveri sulla strada.Ma avrai ora di volare tanto la nostra pelle non l’avrai , caro Bomboi!! E se non pubblichi cio’ che ti ho scritto me ne frego altamente, almeno leggerai che sei un’emerita testa di corvo
1) Alessandra, in Sardegna abbiamo il vizio di giudicare troppo le persone e poco i contenuti. Prendo atto che tu ti occupi del primo e poco del secondo, ricordati che in questo spazio ci si confronta senza fare cagnara.
2) Nell’articolo c’è scritto: “La Costituzione Italiana dal canto suo afferma l’indivisibilità della Repubblica e pertanto l’incostituzionalità della proposta sarebbe scontata in partenza, benché alcuni trattati internazionali (e il precedente del Kosovo) riconoscano a qualsiasi Popolo il diritto di autodeterminarsi rispetto allo Stato di appartenenza”.
Ricordo inoltre che ogni Stato all’interno della sua legislazione ha trattati che fanno a cazzotti con la realtà. Ad esempio la Costituzione vieta l’impegno militare all’estero ma nei fatti non è così.
3) Esprimere un opinione non è un crimine, né un modo per attaccare le opinioni altrui, è democrazia.
4) La frase sulle “allodole” non riguarda la strategia politica del PAR.I.S. in se con riferimento ai Sardi ma tutto l’indipendentismo, perché riteniamo che una simile iniziativa vada fatta dopo che eventuali riforme, nel tempo, abbiamo convinto della propria identità e della propria consapevolezza buona parte del Popolo Sardo.
[...] di Meloni ha invece adottato l’iniziativa unilaterale di presentare la raccolta firme per un referendum sull’indipendenza dell’isola senza preventivo accordo tra le parti ma soprattutto senza valutare [...]
Scusate ma in tutto questo cosa potrebbe cambiare? Lo schema utilizzato è sempre il solito:- Potere a pochi e controllato “due partiti”. Senza contare che sembra quasi si voglia creare una seconda Italia gestita da sardi…
Ma provar per una volta a cambiare il modo di pensare, rinchiudersi con quelle idee oramai antiche e poco sensate.
Perchè non provar realmente a cambiare le cose, unendo i punti di forza delle politiche generali “non italiane ma mondiali” ed eliminando quelli deboli?
Capisco che tutti voi vogliate la stessa cosa, il problema è che si passa più tempo a mettersi d’accordo piuttosto che sedersi un’attimo sulla sedia e proporre qualcosa d’innovativo realmente funzionale. Abbiamo già constatato che il sistema attuale è marcio… Ma non in Italia, bensì in tutto il mondo… Idee son tante, certe complesse ma chi dice “utopiche” lo fa solo per la classica pigrizia nel prender seriamente posizione.
Bisogna entrar “tutti… non pochi…” nell’idea di dover collaborare e sacrificare un pò delle nostre energie per poter creare un futuro migliore… Scusatemi ma davvero non capisco cosa possa cambiare se si vuole ricreare un sistema politico identico a quello italiano ma indipendente… Così da aver dei ladri corrotti in casa? Non sarà forse ora di metterci in testa che non si può continuare così? Per evitare solite battute “allora dici che fare…” io so esattamente quello che dovrebbe esser fatto ma un’uomo su un milione e mezzo non può cambiare questo marciume, bisogna collaborare… Solo che si sa… Ci sarà sempre qualcuno che vuol l’auto più grande, la casa più grande, la moglie più gnocca etc… Per poi ritrovarsi punto a capo…
[...] promoter della raccolta firme per indire questo tipo di referendum in Sardegna (che noi tuttavia consideriamo prematuro), si è sempre interessato alla tutela linguistica, ma nel suo complesso il nazionalismo Sardo è [...]
[...] consultivo sull’autodeterminazione: come noto ai nostri lettori abituali, riteniamo intempestivo un referendum sull’indipendenza nel 2012 e pensiamo che questa possa arrivare solo a seguito [...]
[...] in quanto, per quest’ultima ipotesi, su cui tutti concordiamo, come già affermato nel gennaio 2012, pensiamo che il politico indipendentista dovrebbe uscire dall’ottica dirigista e comprendere [...]