Perché il populismo ambientalista attacca Soru?

“Soru traditore! Dopo aver fatto una legge salvacoste insiste per realizzare l’albergo fronte mare di Funtanazza”.

Si può riassumere così la retorica di una rumorosa minoranza ambientalista, che accusa Soru di aver rinnegato una stagione di riforme che in passato avrebbe salvato l’isola dalle speculazioni cementizie.

Nella realtà, i dati indicano che quando venne adottato il PPR, gli investimenti immobiliari dell’isola erano già in calo da anni.

Ma a cosa si deve dunque il successo di questa rumorosa minoranza? Soru era od è in torto? E perché bisogna rendere più flessibile la normativa?

Di Adriano Bomboi.

Al varo del Piano Paesaggistico Regionale nel 2006, l’allora maggioranza Soru dipinse l’isola come un luogo assediato da orde di cementificatori. L’eccesso di seconde case in costa, realizzate per la maggiore in epoca democristiana, stavano e stanno lì a dimostrare a quali disastri ambientali e urbanistici si possa giungere in assenza di una solida normativa di tutela del territorio.

O almeno questo è ciò che ci hanno sempre raccontato.

Nella realtà, la curva degli investimenti in costruzioni nell’isola era in netto calo da anni. Dai 5.000 milioni di euro del 2002 si passa ai circa 3.000 del 2013. Un calo progressivo e costante, che precede il PPR e prosegue col PPR, considerando anche la fase di crisi internazionale del 2008.
Pensate, l’edilizia residenziale nel 2002 ammontava ad investimenti per 1.800 mln, mentre quella privata non residenziale ammontava a 1.300 mln. Nel 2006 crollò ad appena 1.000 (nel 2017, stando al Rapporto Cresme Ricerche Spa 2018, crollerà a 600 milioni di euro).

La stessa Legambiente riconoscerà che le coste della Sardegna sono rimaste sostanzialmente intonse, perché su 1500 km di litorale ne risulteranno modificati appena il 27% (Zanchini, Manigrasso, 2017).

Nel frattempo sono cambiati anche gli stili architettonici, sia quelli residenziali che, soprattutto, quelli destinati alle infrastrutture ricettive. I resort, sempre più ecosostenibili, hanno gradualmente sostituito la vecchia concezione dell’albergo a palazzina (che oggi riguarda la fascia medio-bassa di offerta al pubblico).

Insomma, l’idea che l’isola fosse, e sia, preda di speculazioni, non trova riscontri nella realtà, ed esiste solamente nell’ideologia di precise compagini politiche, più o meno presenti nell’attuale politica regionale, che continuano a diffondere luoghi comuni capaci di rallentare lo sviluppo dell’industria ricettiva sarda.

Perché?

Perché, benché nessuno metta comunque in discussione l’utilità di una normativa di tutela ambientale, non si possono non notare i danni causati da una rigida interpretazione dello spirito con cui tutelare le coste.

Vi sono diversi effetti: uno dei più evidenti non riguarda solamente il disastro occupazionale del settore edile, ma “la pioggia sul bagnato”. Ossia, l’industria ricettiva si è cristallizzata nei poli turistici antecedenti al varo del PPR. Pensiamo alla Gallura ad esempio, che continua ad essere il vettore principale del turismo sardo.
Ben pochi purtroppo i Comuni che hanno potuto sviluppare investimenti successivi al 2006. Per la maggiore, ciò è avvenuto solamente presso quelle comunità locali che hanno adottato tardi i PUC (come Budoni), susseguenti al varo del PPR.
Per ulteriori dati e considerazioni al riguardo rimando al mio ultimo libro (“Problemi economico-finanziari della Sardegna”, Condaghes 2019).

Al netto di questo ragionamento bisogna dunque porsi diverse domande in rapporto all’attualità di questi giorni: Soru è un traditore di quegli ideali che lui stesso aveva promosso?
L’albergo di Funtanazza si deve fare o no?
La normativa andrebbe cambiata?
E perché è sopravvissuta per così tanti anni, nonostante l’isola abbia perso competitività?

L’analisi di questi ed altri quesiti andrebbe approfondita con un trattato ad hoc, ma è già possibile avanzare alcune semplici considerazioni.

A differenza della sciatteria della minoranza ambientalista che lo accusa di tradimento, senza leggere i dati, possiamo affermare che Soru è solamente vittima della propria narrazione. Per due ordini di motivi: 1) in linea con la vecchia giunta Palomba, nel 2006 approfondì e cavalcò un ambientalismo radicale che non aveva riscontro nell’andamento economico di quegli anni, in cui la bolla immobiliare si era già dissolta; 2) il caso Funtanazza, che peraltro pare essersi risolto positivamente per il suo investimento, evidenzia, dati i ritardi, tutta la necessità di rendere più flessibile una normativa inutilmente rigida. Soprattutto alla luce degli agguerriti concorrenti della Sardegna, che in tutto il Mediterraneo occidentale e orientale stanno avanzando milionari investimenti ricettivi, senza distruggere l’ambiente.

È falso infatti che il turismo si sposti in una località per la sola attrattività ambientale, si sposta unicamente se tale attrattività può essere usufruita mediante strutture ricettive di qualità, in grado di intercettarne i flussi (anche sugli studi in materia rimando al mio ultimo libro citato in precedenza).

In termini più semplici: l’ambiente da solo non fa il turismo, ma solo nicchie dello stesso.
La Sardegna ha bisogno di lavorare e non di disperdere il proprio potenziale, arroccandosi sulla superficialità dell’ambientalismo radicale.

In conclusione, d’altra parte, bisognerebbe domandarsi le ragioni del successo di quest’ultimo. Le quali probabilmente derivano dalla condizione assistenziale in cui versa la Sardegna: un territorio con il 59,9% di spesa pubblica sul PIL, che preferisce il posto fisso, magari sponsorizzato da qualche politico, e che dunque interpreta il turismo più come un fastidio che come un vantaggio.
Disgraziatamente, oggi migliaia di famiglie sarde non hanno più tempo da perdere dietro a questi rentiers.

Ben venga il nuovo Soru e altri investitori locali ed internazionali.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    2 Commenti

    • Il populismo (ambientalista e non) attacca Renato Soru perrché Renato Soru. meglio noto come colui il quale minzionava controvento, non ebbe in sorte il biglietto di sola andatav per il soggiorno in pensione completa nelle patrie galere, a differenza di quel galantuomo di Doddore Meloni, in quanto solo all’urinatore controvento poté riconoscersi l’errore contabile preterintenzionale e non già l’intezione di frodare il fisco.

      Senza dimenticare che la Giustizia tributaria è amministrata con regole processuali semplificate chee rendono più veloci i giudizi, ma sono incompatibili con l’attuazione del diritto di difesa mancando ai contribuenti – ma anche ai Giudici – la possibilità di avvalersi delle prove in uso negli altri processi, tra le quali ad esempio la prova testimoniale;

      In sostanza, un processo sbilanciato a favore della parte pubblica, che può utilizzare prove privilegiate e formidabili presunzioni normative, in grado di sbaragliare qualsiasi difesa e di impedire anche al Giudice la ricostruzione della realtà: quindi è un processo che non si svolge alla pari, perché i contribuenti non dispongono le stesse armi delle parti pubbliche.

      Ovviaamente ci si riferisce ai casi di portatori sani di partita I.V.A., in Sardegna e non: gente che lavora, altro che “spingipulsanti privi di cravatta ma dotati di aureola di partito di sinistra-centro o amici degli amici da piazzare alla direzione di enti di trasporto pubblico locale”.

      Poi ci sarebbe da considerare anche il caso di tal Marcello Scomazzon del quale, sfortunatamente per le più giovani generazioni, la rete Internet non serba non ha memoria…

    • Soru potrebbe paradossalmente ritenersi fortunato se il suo problema fosse il populismo ambientalista. Putroppo per lui, e per coloro i quali devono sopportare i suoi accoliti alla testa di enti pubblici, il problema di Soru si potrebbe riassumere il quella perla di saggezza popolare isolana in base alla quale si ha una sola ed irripetibile possibilità di turlupinare un certo tipo di quadrupede sardo. Soru la sua chance l’ha già avuta ed utilizzata. Incidentalmente, il Minzionatore Controvento che riteneva esser Santo ma mancava di Paravento ha, tra le altre cose:

      - sindacato, in campagna elettorale, sulla denominazione dei panini in libera vendita presso i punti di ristoro dell’Aeroporto di Cagliari-Elmas;

      - giocato (e continua a farlo) in Borsa senza mai avere distribuito dividendi;

      - giocato a f…ere il Fisco italiano in terra di Sua Maestà la Regina Elisabetta II;

      - visto riconoscuita a sé stesso ed a nessun’altro dopo di lui, né in Sardegna, né Oltremare, la grazia ultraterrena dell’errore contabile non punito dalla giustizia tributaria, che era e resta amministrata con metodi di stretta osservanza torquemadiana sempre e solo nei confronti dei portatori sani di partita I.V.A. classificati come titolari d’impresa individuale, piccola o media, siano essi sardi o d’oltremare, uomini o donne, con o senza laurea;

      - stablito il record isolano, italiano ed intracomunitario di assenteismo all’Europarlamento, ovviamente a spese di contribuenti che mai riavranno indietro pani, dinai et ogus po prangi;

      Se e quando dovesse passare a miglior vita, non basteranno quattro inferni e tre purgatori per contenere la boria e la memoria della sua insipienza e dell’avere dato l’assenso al trasporto e smaltimento in Sardegna di rifuiti campani.

      Se su questo blog ci si preoccupa di chi gli oppone del “populismo ambientale”, significa che taluni mancano di contezza del fatto che la Terra della Seconda Opportunità concessa d’ufficio anche a chi abbia avuto occasione di soggiornare in galera sia quella attualmente governata da The Donald. L’Urinatore Controvento non ha mai visto il sole a scacchi, neppure in sogno, quindi quale diamine di fiducia o simpatia a priori gli si dovrebbe concedere in Terra di Grazianeddu Mesina e Marcello Scomazzon?

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