Scandalo Sanità: il Partito dei Sardi e la necessità della trasparenza

Arresti eccellenti nel Partito dei Sardi.

Con chi e perché essere garantisti?

In primis coi sardi che hanno studiato per vincere un concorso nella sanità, ma sono stati sorpassati da chi magari non aveva titolo per farlo. Secondariamente con gli arrestati, perché potranno sostenere la loro estraneità ai fatti.
E infine col procuratore, ingiustamente accusato di aver spettacolarizzato una vicenda alquanto seria.

Di Adriano Bomboi.

Il Nobel James M. Buchanan, padre della Public Choice, ci insegnò che la politica tende ad utilizzare la spesa pubblica, non tanto per il bene comune, quanto per massimizzare finalità personalistiche. Tra cui prestigio, ricchezza e dunque potere.
Nella cultura politica italiana è sempre stato un problema di dimensioni macroscopiche, che non ha risparmiato neppure i partiti minori, i quali, per farsi strada, non si sono fatti scrupolo di intraprendere le più spregiudicate operazioni lecite e illecite volte a occupare il potere. Ovviamente a spese dei cittadini.
La complessa vicenda di “tangentopoli” e le numerose vicende giudiziarie seguite a quella stagione continuano a dimostrare la persistenza del fenomeno.

Che il Partito dei Sardi abbia fatto parte di questa cultura è tutto da dimostrare, ma sicuramente abbiamo il dovere di essere solidali con gli ultimi.

Chi sono gli ultimi?

Sono quei giovani a cui umili genitori hanno dedicato tante risorse per farli studiare, con la speranza di vincere un onesto concorso pubblico che li avrebbe portati ad ottenere un lavoro. Un lavoro che richiede competenza e responsabilità al servizio della collettività.

Queste persone oggi non hanno un nome, sono le inconsapevoli comparse di pratiche illecite alquanto diffuse nell’Italia contemporanea, che vedono bruciare anni di sacrifici a vantaggio del malvivente di turno. Il quale, accordatosi con un altro malvivente in cambio di un favore, ottiene una posizione professionale che non gli compete.

I danni ricadono sull’intera società: sulla qualità del servizio offerto ai cittadini e sui costi economici che devono sopportare. Sino al diffuso senso di ingiustizia, assenza di meritocrazia e di trasparenza, che finisce per permeare la morale delle comunità in cui avvengono questi fatti.

Eppure, tutto ciò non deve portarci a dimenticare che se l’Italia si trova al 53° posto nel mondo, nell’indice internazionale della corruzione, lo si deve non solo alla politica che permea la burocrazia ma anche la giustizia.

E questo evidenzia la titanica difficoltà, come evidenziò Ludwig Von Mises, di separare la politica dalla ghiotta ingerenza istituzionale in ogni sua sfaccettatura. Soprattutto negli ambiti in cui circolano maggiori risorse pubbliche, che in Sardegna corrispondono a sanità e lavori pubblici.

Il coinvolgimento del Partito dei Sardi in queste vicende appare beffardo e paradossale allo stesso tempo, alla luce della richiesta di trasparenza pretesa dal suo fondatore, Maninchedda, in merito alla laurea del governatore Solinas (PSD’AZ), ottenuta presso l’Università di Sassari. E del “codice etico” varato dal Partito dei Sardi all’atto della sua fondazione. Pensiamo ai passaggi in cui il codice prescrive di «evitare, per fini e/o scopi personali, l’utilizzo delle risorse messe a disposizione in ragione dell’incarico; rifiutare, non sollecitare, incoraggiare o accettare doni o benefici di qualunque natura, che non siano d’uso o di cortesia, da parte di persone o soggetti con cui si sia in relazione a causa della funzione istituzionale svolta; a non favorire il conferimento di incarichi a propri familiari o a persone con cui si abbiano rapporti professionali; a conformare la propria condotta al dovere istituzionale di servire la Comunità con diligenza e trasparenza, nel rispetto dei principi del buon andamento e imparzialità dell’Amministrazione e impegnarsi a svolgere il proprio mandato evitando situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all’immagine della Pubblica Amministrazione».

La speranza è dunque che gli arrestati, come, tra i vari, l’ex consigliere regionale Cherchi e il sindaco di Macomer Succu, non abbiamo ceduto al fascino di queste pratiche e non vengano messi alla gogna, o colpevolizzati, sino all’ultimo grado di giudizio.

Ma la nostra solidarietà deve andare anche ai titolari dell’inchiesta, ingiustamente accusati dal fondatore del Partito dei Sardi (che peraltro ha già formalmente lasciato il PdS dopo la sconfitta alle scorse Regionali), di aver voluto spettacolarizzare la vicenda. Perché gli arresti non riguardano personalità estranee alla scena pubblica.
I cittadini hanno il diritto di essere informati sui capi di imputazione che riguardano i vertici di una formazione politica che ha figure professionali ed amministrative di rilevanza pubblica.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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