Abbasanta show: il Partito dei Sardi cerca di uscire dall’isolamento politico

«S’alza un grido, è d’Abbasanta:
All’armi, lo straniero!
Passa l’arabo e lo petroliero!»

Show del Partito dei Sardi ad Abbasanta, il sovranismo made in Sardinia cerca di uscire dall’isolamento politico e organizza una prova di forza per stare a galla. I nemici sarebbero i settentrionali e i qatarioti, e lancia una proposta per inserirsi in una corsa da cui rischia di stare fuori: le primarie.
No amici, non è l’alba di una riscossa. L’obiettivo occulto è recuperare il centrodestra.
Vediamo i vari perché (con due parole ad Anthony Muroni e al sindaco di Bauladu Davide Corriga Sanna).

Di Adriano Bomboi.

Paolo Maninchedda (PDS) non è nato ieri, sa bene che l’unica strada per conquistare una maggioranza alle prossime elezioni regionali passa per due sentieri: 1) il Movimento 5 Stelle; 2) il centrodestra. Escluso il primo, in cui non ha alcuna chance di accesso, rimane il secondo, perché all’interno di quest’ultimo la partita è ancora aperta. Il duo PSD’AZ-Lega catalizzerà nomi di peso da inserire in lista; gli altri, Forza Italia in primis, lavoreranno per costruire un cordone sanitario autonomo dall’influenza leghista attorno ai nomi “storici” rimasti. Tra cui i satelliti di Cicu, Pittalis, Cappellacci, Alessandra Zedda e le nuove leve che se ne contendono le spoglie, vedere Stefano Tunis. Nel caos, rimarrà da capire se si libererà qualche pertugio per i nuovi alleati oggi tagliati fuori, e che hanno bisogno di dimostrare peso e grandi capacità di mobilitazione politica. In questo quadro non esiste alcuno spazio per autentiche primarie “natzionali”, le quali tutt’al più avrebbero l’obiettivo di portare il PDS verso i banchi dell’opposizione, al fine di evitare l’estinzione totale.

La platea pre-elettorale di un 23 settembre qualsiasi ad Abbasanta raccoglie tre tipologie di avventori: a) gli epigoni del Partito dei Sardi nati nel corso dell’ultima legislatura a suon di spesa pubblica; b) sindaci e amministratori vari. Tra cui i confusi in quota centrodestra, desiderosi di capire che diavolo succederà a febbraio 2019, e se potranno racattare ulteriori soldi pubblici con cui placare il fiato sul collo dei propri elettori; c) ingenui di varia estrazione e sinceri indipendentisti.

A sinistra c’è chi si appresta a far fuori il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, troppo giovane e troppo democristiano per i gusti dei padrini storici, che cercheranno di sedurlo per mandarlo verso un sicuro massacro. Starà poi allo stesso Zedda dimostrare la propria statura politica, ed eventualmente farsi da parte per mandare allo sbaraglio l’usato sicuro: Pigliaru. L’unico disposto ad immolarsi per il bene di una coalizione in rovina (tanto a Cagliari quanto a Roma).

In un contesto simile, chi si ritrova col cerino in mano, come il PDS, può solo sparigliare il mazzo di carte, convincendo un qualsiasi player di peso ad accettare la creazione di un listone trasversale, con cui potrebbe rientrare dalla finestra e salvare il salvabile. Da ciò il senso di voler indire delle “primarie di convergenza natzionale”. Ce la farà? È presto per dirlo. Al sottoscritto tuttavia interessa un’altra domanda: è opportuno?

Le ragioni sono varie: sopra questa miseria chiamata “politica sarda” si erge la retorica manicheddiana, un condensato di asinerie economiche che accusano sia il Qatar che la Saras per una serie di vicende occorse all’isola. Qualche esempio? Maninchedda, e non solo lui, non ha ancora capito che a partire dal 28 febbraio 2018 la Sardegna non ha più un proprio vettore aereo. Air Italy, di proprietà araba, ha di fatto cannibalizzato una Meridiana in decomposizione, distrutta da un sovradimensionamento (politico) del personale e da cattive scelte manageriali (su cui Sa Natzione in passato ha abbondantemente scritto). Oggi Air Italy è un vettore italiano che mira ad insidiare Alitalia, tramite un piano industriale che, come ovvio, deve basarsi su uno dei maggiori aeroporti italiani: Milano-Malpensa, su cui infatti ha stabilito il proprio hub. Se l’operazione non dovesse riuscire, tornerà ad occuparsi del segmento regionalista in precedenza occupato ad Olbia da Meridiana. Ciò che a noi sardi deve realmente interessare, in questa fase, riguarda la positiva crescita dell’aeroporto smeraldino, con o senza Meridiana. Avremo ancora una compagnia aerea locale nel momento in cui i sardi comprenderanno quanto il turismo abbia prodotto benefici all’economia gallurese, rendendo maggiormente flessibile il PPR per tutta l’isola, al fine di competere realmente con i concorrenti del Mediterraneo occidentale.
Ma per adesso la partita è persa, e non per colpa di qatarioti e milanesi.
I lombardi infatti non hanno colpe neppure per le scelte della Saras di Sarroch, che ovviamente realizza i propri depositi petrolchimici in continuità coi mercati di vendita dei propri prodotti. Non si comprende per quale motivo avrebbe dovuto investire in un’isola che realizza a malapena un terzo degli utili aziendali. Inoltre Maninchedda pare essersi scordato della sentenza n. 31/2015 della Corte Costituzionale, che spiega come le accise, comprese quelle di produzione, vengono determinate nel momento in cui il prodotto accede al mercato. E dunque, prevalentemente, non in Sardegna.
Ma lo scrivente confida sul fatto che chi ha creato un’Agenzia sarda delle entrate in cui entra ben poco lo sappia.

In altri termini, la confusione di Paolo Maninchedda, che cerca miliardi dove non esistono e lamenta inesistenti complotti italo-arabi, non è che la brutta copia del sovranismo italiano, tendente a scaricare all’esterno responsabilità che riguardano, in primis, i sardi stessi. D’altronde, può essere credibile un politico che parla di “rivolta fiscale” dopo aver accentuato l’indebitamento regionale destinato alla spesa pubblica?

Certo che no.

Ecco perché trovo ingiustificate e ottimistiche le aperture del leader di Sardos Anthony Muroni, e del sindaco indipendentista di Bauladu Davide Corriga Sanna. I quali peraltro dovrebbero ricordarsi che sale piene non equivalgono ad urne piene.
Insomma, quando Maninchedda intenderà occuparsi seriamente di Sardegna, smettendola di giocare al piccolo sovranista democristiano, dia segni di ravvedimento e gli crederemo.

Iscarica custu articulu in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE

Be Sociable, Share!

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.