Da Osposidda alla South Carolina: quando lo Stato difende solo sé stesso

Di Adriano Bomboi.

In queste ore, in questi giorni, gli USA sono attraversati da un problema che la filosofia politica affronta da secoli: lo Stato, nato, secondo Hobbes, per sollevare l’uomo dal caos della natura, è realmente in grado di tutelare i moderni cittadini? O questi possono diventare vittime dello Stato stesso? La realtà finisce indubbiamente a validare la letteratura di area liberale e libertaria.

In South Carolina un uomo di colore è stato ucciso da un agente di Polizia. La notizia ha fatto il giro del mondo per una semplice ragione: un passante aveva ripreso la scena dell’omicidio di un uomo disarmato grazie ad una straordinaria invenzione del capitalismo, il telefonino. Senza quel video, la versione ufficiale della Polizia avrebbe archiviato il caso come legittima difesa di un agente sottoposto ad una minaccia incombente da parte del “criminale”, o meglio, della vittima.
Nel 1985, i telefoni cellulari, privi di tecnologia video, erano appannaggio di pochi ricchi, mentre oggi il libero mercato ha esteso questa facoltà a moltitudini di individui comuni. Quindi purtroppo non abbiamo alcun video sulla battaglia di Osposidda combattuta fra agenti e sequestratori sardi, e non sappiamo cosa sia successo a Niccolò Floris, l’ultimo dei rapitori uccisi dagli agenti.

L’antefatto da considerare, se non si è sociologi o analisti d’intelligence improvvisati, riguarda la scelta dei sequestratori di Tonino Caggiari, che liberarono vivo l’ostaggio per evitare conseguenze militari e legali che di lì a breve avrebbero potuto riguardarli. Lo Stato tuttavia scelse la soluzione militare più radicale rispetto a quella legale, applicando la massima di Virgilio: “Parcere subiectis et debellare superbos”, cioè risparmiare i sottoposti e colpire i superbi, che nella dinamica dell’operazione si tradusse in una forma di repressione che coinvolse agenti e banditi in un conflitto a fuoco durato ore, mentre il sequestrato, nel frattempo, era già al sicuro.

La conseguenza di questa scelta dimostrò che la barbarie non riguardava esclusivamente chi si era macchiato di un rapimento, ma anche chi eccedeva nell’uso della forza pur di affermare il proprio monopolio della forza nel territorio. Infatti i sequestri che seguirono dopo il 1985 convinceranno lo Stato stesso che la repressione non fu una scelta tattica opportuna, perché la pressione dell’opinione pubblica, a differenza delle “battute di caccia” dell’Ottocento, indusse i vertici delle istituzioni ad imbarazzanti giustificazioni per sopire le polemiche seguite ad Osposidda. In particolare sulla parata dei cadaveri dei banditi, perché se è vero che non sappiamo se Floris si arrese prima di essere ucciso comunque, è invece certo che i vertici della Questura di Nuoro (e non solo), avrebbero potuto evitare la fragorosa parata dei briganti uccisi per le strade della Barbagia, anche se suggerita da olianesi: dei cinque morti totali, quattro banditi furono caricati su un camion come bestiame da macelleria; il quinto, l’agente, su un’ambulanza discretamente inviata all’ospedale di Nuoro. Una delle scelte più vili e infami che oggi non si augurano neppure ai più spietati delinquenti.

Attualmente i diversi corpi di Polizia della federazione USA si stanno adoperando per munire di videocamere personali – non più solo i veicoli degli agenti – ma i poliziotti stessi. In tal modo verrebbe mitigata, ma non del tutto annientata, la tendenza all’abuso della forza da parte di agenti disonesti. Non meno criminali delle vittime che hanno incrociato la loro presenza.

Queste circostanze riportano alla mente due celebri saggi di Alexis de Tocqueville sulla natura dello Stato. In uno di questi, analizzando l’evoluzione delle istituzioni francesi dopo la rivoluzione, l’autore si rese conto che il passaggio del governo da un sovrano assoluto al potere costituente del popolo non aveva risolto il dilemma dell’abuso di potere delle autorità, intrinsecamente illiberali. Non a caso il terrore giacobino finirà per ghigliottinare tutti coloro che venivano ritenuti “nemici” (o presunti tali) del popolo. In un altro saggio, si rese conto che uno dei sistemi per affievolire l’abuso di forza da parte della mediocrità collettiva era quello di sostenere un modello policentrico del potere, cioè disarticolando la gerarchia istituzionale centrale, avvicinandola al cittadino (all’epoca si riferiva al federalismo americano).

In Italia anche il cinema non è rimasto a guardare, basti ricordare la pellicola di Dino Risi del 1971 (“In nome del Popolo Italiano”), con Gassman e Tognazzi, dove il potere giudiziario sceglie di condannare comunque un fanfarone (ma innocente) per puro pregiudizio dell’organo inquirente.

Oggi rimane ancora molto lavoro da fare. E sicuramente, la sempliciotta difesa d’ufficio dello Stato Italiano offerta da Marco Zurru, in relazione agli eventi di Osposidda, non ci aiuta né a riflettere con coscienza sul problema dei sequestri avvenuti in Sardegna, né ad aspettarci dallo Stato soluzioni più efficienti e meno aggressive per un malessere sociale di cui spesso ne è il fautore principale.

Ps. Consigli di viaggio al sociologo cagliaritano: evitare dibattiti accademici nella comunità nera del South Carolina.

Iscarica custu articulu in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE

Be Sociable, Share!

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.