Il vertice NATO del Galles conferma la minaccia terroristica in Europa

Di Roberto Melis.

Nei giorni scorsi si è tenuto in Galles il nuovo vertice della NATO, con un’agenda sui programmi per la sicurezza in una fase cruciale delle maggiori tensioni internazionali. In particolare a causa della situazione esplosiva in Europa orientale e in Medio Oriente: in Ucraina dove la Russia è accusata di aver compiuto l’annessione “illegale” della Crimea; ed in Iraq e Siria, dove avanza il terrorismo dell’ISIS, ma che presto potrebbe essere un fenomeno esteso oltre tali Paesi.

Dal tavolo congiunto sono emerse molteplici linee d’intervento. Per l’Ucraina sono state confermate le sanzioni adottate dall’UE il 31 luglio scorso, e le successive misure restrittive inerenti forniture militari, supporti logistici, finanziari, beni ad uso civile, nonché forniture energetiche. Il pacchetto di misure si trova in stand by, in attesa di valutare gli esiti del cessate il fuoco fra Russia e Ucraina adottato in concomitanza col vertice del Galles.
Sul piano logistico e militare le proposte sono state tracciate essenzialmente da USA e Gran Bretagna, e consistono nel disporre nell’Europa orientale una forza di reazione permanente, composta da forze speciali terrestri, aeree e marittime, che potrebbero essere dispiegate ovunque in tempi molto rapidi. Anche al di là della contingenza russo-ucraina. In tal modo verrebbero contenute le mire imperialistiche dell’amministrazione Putin nel territorio europeo, circostanza seriamente tenuta in considerazione dai Paesi europei. Mentre secondo la logica USA ciò potrebbe controbilanciare l’influenza di Mosca in Europa causata dalle forniture di gas, in particolar modo nel tracciante ucraino.
In questo contesto rimane tuttavia l’assenza di democrazia che ha segnato la crisi fra filo-russi e ucraini, in quanto non c’è stato un democratico referendum per capire l’orientamento delle popolazioni di confine, subordinate alle posizioni di Russia e Ucraina che si sono contese il territorio tramite la violenza.

Più insidiosa invece la minaccia dell’ISIS, per la quale è emersa la necessità di formare una coalizione internazionale per combattere la minaccia jihadista e ridurre il potenziale militare dell’avversario. E’ un aspetto su cui verte anche il consiglio della Lega Araba, inclusi Paesi da cui sarebbero partiti finanziamenti al terrorismo, ma autonomo dall’Alleanza Atlantica, e attivabile solo in caso di attacco dei fondamentalisti agli altri Paesi islamici. Da parte sua l’Arabia Saudita ha già risposto coi fatti, donando un miliardo di dollari all’esercito libanese per la protezione delle frontiere con la Siria. Escluse al momento inedite collaborazioni fra NATO, Damasco e Teheran.

In linea generale, nei programmi occidentali è maturata l’idea di una nuova Alleanza Atlantica, più flessibile rispetto al passato, per poter fronteggiare le minacce di un mondo ormai drasticamente cambiato e che si impegnerà ad intervenire a favore dei ventotto Paesi alleati. Alla base ci sarà il programma di riportare le loro spese della Difesa al 2% del PIL nell’arco di 10 anni. Ma è soprattutto la minaccia terroristica a tenere banco in tutti i Paesi UE, e per la quale la NATO, poco attrezzata sul versante della prevenzione, ha invitato ad innalzare il livello di attenzioni. In Italia a fine agosto sono partite dal Viminale circolari e direttive di allerta inviate a prefetti, questori e forze di polizia. L’allarme è scattato nei giorni successivi alla decapitazione del reporter americano James Foley. E stando a indiscrezioni, si sarebbe già intensificata l’attività di monitoraggio e il rafforzamento dei controlli negli obbiettivi sensibili come porti, aeroporti, sedi diplomatiche/consolari e di interesse socioculturale, economico e religioso, compresi istituti scolastici e turistici. Situazione che diventerebbe particolarmente critica nel giro di pochi mesi.
Da considerare che in seguito alla fornitura di armi dell’Italia ai Curdi dell’Iraq, è cresciuta la convinzione che la minaccia jihadista potrebbe arrivare con un comune passaporto inglese, o comunque dall’area Schengen. O in seconda istanza tramite gli sbarchi di clandestini nelle coste italiane.
L’attenzione è concentrata nella mappatura dei jihadisti europei e dei loro referenti che nei campi di addestramento hanno imparato l’arte della guerra e l’hanno messa in pratica nei conflitti mediorientali.
In Sardegna non dovrebbero esservi ripercussioni rispetto alla necessità di ridurre le servitù militari.

Tutto questo accade mentre agenti e militari italiani programmano uno sciopero generale entro la fine di settembre, con azioni di protesta contro il Governo, motivati dalla conferma del blocco dei salari anche per il 2015.
Contro il “blocco” al rinnovo dei contratti per i lavoratori statali, annunciato dal ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, il comunicato dei sindacati di polizia e del CoCeR in rappresentanza delle forze armate è stato durissimo.

A tale proposito è ancora attuale il nostro articolo di marzo sul mancato riordino delle forze armate (Sa Natzione, 01-03-2014). Occorre un’accurata revisione della spesa, più attenta all’efficienza del servizio offerto al pubblico e meno incentrata sui privilegi delle caste militari. Ancora oggi lo Stato continua a spendere dove non serve, mentre tanti servizi utili rimangono senza una buona copertura organizzativa e finanziaria. A maggior ragione in tempi in cui il terrorismo aumenta la sua pressione dentro i nostri stessi confini.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    2 Commenti

    • Cioé questi signori tramite Qatar, Arabia Saudita e Turchia prima armano i “ribelli” anti Assad, ISIS compreso e ora ci raccontano che sono terroristi? Cioé gli USA supportano l’ISIS in Siria contro Assad ma lo combattono in Irak. Siamo a livelli di schizofrenia. Ma questi credono che tutte le persone siano degli imbecilli? Hanno trasformato la Libia in un paradiso jihadista e ci martellano con il rischio terrorismo aumentato.
      Qualche mese visitava l’ISIS pure McCain in missione “esportiamo democrazia”:
      http://countercurrentnews.com/2014/06/isis-pr-mccain/
      Ora poi la nuova minaccia é la Russia…si, si…Hanno la credibilitá di una banconota da 3 euro.

    • Prima se li allevano poi ci dicono che sono una minaccia.. Questi ci prendono tutti per fessi.
      Chiediamo a Rasmussen che ci faceva McCain con alcuni signori dell’isil/isis/is
      http://popoffquotidiano.it/2014/08/23/il-patto-isil-usa-in-una-foto/

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