Dopo 25 anni 3 europarlamentari Sardi. ALDE terza forza europea. Che dire?

Di Adriano Bomboi.

Era dal 1989 che i Sardi non eleggevano direttamente un eurodeputato (fu il sardista Mario Melis), e stavolta, contro ogni pronostico, ne sono arrivati addirittura tre. Come è stato possibile? Grazie alla concentrazione dei candidati Sardi in lista per singolo partito. A differenza del passato, ogni partito italiano in Sardegna non ha espresso diversi candidati ma uno solo, al fine di concentrare le preferenze. Ad esempio alle Europee 2009 il PD regionale candidò Francesca Barracciu e Bruno Dettori, questa volta solo Renato Soru. Stavolta oltre Soru (183.380 voti) vengono eletti anche Giulia Moi (M5S) e Salvatore Cicu (Forza Italia). Tutti soddisfatti? Non proprio, la nuova strategia ha penalizzato ancora una volta la democrazia: i siciliani infatti non hanno rinunciato a candidare più nomi per partito, i Sardi si. Ma un caso come Cicu rasenta il paradosso, in totale ha raggiunto 51.331 voti, di cui solo 38.716 in Sardegna. Giulia Moi 63.218 voti (51.715 in Sardegna). Escluso il caso di Renato Soru, abbiamo un milione e seicentomila Sardi rappresentati da candidati eletti da poche migliaia di elettori. L’astensionismo è il più grande partito della Sardegna, più del 60% dei nostri concittadini ha ritenuto opportuno disertare le urne contro l’intera classe politica. Gli eletti rappresentano dunque meno del 39% di quanti si sono recati alle urne (da considerare infatti anche la mole di voti nulli di protesta).
Diciamoci la verità, persino le segreterie locali dei partiti italiani non si aspettavano un simile risultato. Tutti i maggiori osservatori del voto dell’isola hanno sbagliato i pronostici, non era possibile essere certi del risultato finale. Chi oggi pretende di dare lezioni di politica agli altri si renda conto di camminare sul fragile tetto di un lago ghiacciato. Nella nottata del 25 maggio sia PD che FI  ritenevano che nella migliore delle ipotesi sarebbe arrivata l’elezione di Renato Soru, che noi davamo infatti come il candidato più forte in campo, per quanto apparisse difficoltoso il suo successo. Nel quadro generale, il nostro invito all’astensione, che dunque rappresenta la maggioranza dei Sardi, non è andato sprecato. Cosa ci aspetta adesso nell’immediato futuro? Finita la parentesi di giubilo dei partiti italiani per l’esito delle urne – a cui comunque facciamo gli auguri per gli eletti – rimarrà loro la patata bollente di convivere con un Popolo Sardo ostile a questa classe politica. Vito Biolchini ha offerto tre ragioni di questa disaffezione popolare assolutamente condivisibili: 1) i Sardi hanno disertato le urne a causa del mancato scorporo del collegio Isole con la Sicilia; 2) lo scandalo dei baby-vitalizi ha esasperato ulteriormente l’opinione pubblica locale; 3) l’assenza di una lista indipendentista/sovranista ha chiuso il quadro, perché oggi in Sardegna ha un elettorato potenziale che si porta oltre il 20% dei consensi. Con i partiti italiani in calo e l’indipendentismo in crescita fin dalle ultime elezioni Regionali (oltre 100.000 voti fra Michela Murgia e Mauro Pili), possiamo sperare nel futuro riformismo della Sardegna. La battaglia per il collegio unico UE dei Sardi dovrà andare avanti, il cambio di strategia dei partiti italiani per ottenere degli eletti non giustifica la discriminazione della minoranza linguistica Sarda in Europa, su cui del resto si è già espresso positivamente il Tribunale di Cagliari alla luce del ricorso contro la legge elettorale presentato dall’avv. Felice Besostri sul tema diverse settimane prima delle elezioni.

Ma in Europa cosa è successo? Due fatti degni di nota: il primo è che la Lista Tsipras fallisce i propri obiettivi e in Italia si porta a malapena sopra il 4% dello sbarramento percentuale minimo per l’accesso nell’europarlamento. Questo risultato denota il crollo di credibilità per un programma ambiguo che non mirava a risolvere il problema dello statalismo europeo e non offriva sufficienti garanzie al processo di allargamento interno dell’Unione Europea. Si tratta di un crollo della sinistra radicale che nei maggiori Stati UE, eccetto pochi casi, rimane ancorata ad una visione centralista e timidamente federalista rispetto al diritto dei popoli all’autodeterminazione.
Il secondo è che l’ALDE si conferma la terza forza politica europea, dietro popolari e socialisti, e l’EFA al quarto. Cioè due formazioni, liberale (la prima) e progressista (la seconda), che contengono i maggiori partiti indipendentisti d’Europa, e diventano una forza politicamente determinante per i futuri assetti dell’UE. In Europa infatti ci sono state ottime consultazioni per l’indipendentismo. Per gli indipendentisti Sardi ci sono dunque chiare indicazioni su quale dovrebbe essere il loro prossimo posizionamento politico a Strasburgo. Da parte sua il Belgio (dove non si correva solo per le Europee) ha dato la maggioranza agli indipendentisti fiamminghi dell’N-VA di Bart de Wever, superando ampiamente il 30% dei consensi, ma con l’incognita di non poter creare un nuovo governo federale vista l’agguerrita opposizione socialista e centralista del premier uscente Elio di Rupo (che rappresenta l’area francofona del Belgio). Oltre al buon risultato degli indipendentisti nord Irlandesi dello Sinn Fein (curiosamente alleato con Tsipras), in Scozia e Paesi Baschi si è avuta una buona prestazione di SNP (EFA in Europa) e Bildu. In Catalogna è arrivata invece la sorpresa degli indipendentisti di ERC, che si affermano, ma solo di 2 punti percentuali, sui nazionalisti moderati catalani di CiU al governo di Barcellona (23,67% e 21,86% dei consensi). Brutte notizie piuttosto dall’Italia, perché alla vittoria del centralismo di Matteo Renzi il settentrione italiano ha risposto timidamente e con la sola concessione di fiducia alla Lega Nord di Matteo Salvini, che purtroppo non rappresenta sicuramente un indipendentismo liberale ed inclusivo quale ad esempio quello Veneto. Avremo inoltre occasioni per riflettere e valutare se l’ondata di euroscetticismo che dalla Francia (FN) all’Inghilterra (Ukip) ha ingrossato le proprie fila, costituirà la spinta per una stagione di riforme maggiormente democratiche destinate a destrutturare l’attuale Unione Europea, oppure se il loro populismo si ripiegherà unicamente nella volontà di assecondare il radicalismo di destra e sinistra che rischia di riaccendere pericolosi fenomeni nazionalistici che credevamo ormai estinti. Ecco perché ci sarà bisogno di un indipendentismo liberale se vogliamo salvare il futuro del vecchio continente per arrivare ad una libera federazione di popoli.
Dopotutto la crisi Ucraina sta mostrando al mondo che la definizione dei confini geopolitici dell’Europa con la Federazione Russa sono un fenomeno ancora in corso, le nostre attenzioni dovranno essere rivolte alla nuova frontiera del processo di allargamento interno dell’Europa. Annotatevi questa definizione, perché ne sentiremo parlare spesso nei prossimi tempi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    3 Commenti

    • Adriano, rimango sempre sorpresa dalla tua capacità di analisi. La lettura del voto fatta dai quotidiani locali non possiede ne l’oggettività ne la profondità di questo articolo. Con l’escursione nel voto europeo poi, ci rammenti che siamo obbligati a confrontarci con altre realtà simili alla nostra e che spesso l’indipendentismo rischia l’isolazionismo. Che dirti: complimenti!

    • D’accordo in parte il M5S ha messo in lista due candidati.
      D’accordo sul fatto che Soru, ma anche Cicu erano candidati atipici, il primo molto noto a livello nazionale il secondo nato a Palermo e fedelissimo di Silvio Berlusconi da sempre.
      Piuttosto a me pare che la legge attuale non sia più la stessa degli ultimi 25 anni.
      Mi sembra che ora i seggi nelle singole circoscrizioni vengono assegnati effettivamente in base agli aventi diritto al voto e non in base al numero dei votanti.
      Nella scorsa legislatura 2 seggi in linea teorica della nostra ciroscrizione andarono al centro-nord, ed anche stavolta data la scarsissima affluenza forse ne avremmo perso adirittura 3.
      In conclusione con la vecchia legge a parte Soru arrivato primo, Cicu e Moi saltavano perchè arrivati secondi.

    • Concordo, una serie di fattori hanno permesso il raggiungimento di questo esito, l’atipicità dei candidati (in passato sarebbe stato impossibile sperare in candidati PD locali più forti di quelli omologhi siciliani dello stesso partito), e l’evoluzione della legge elettorale, ma anche il mutamento di strategia (probabilmente Soru non avrebbe mai corso in presenza di un altro candidato Sardo, ecco perché rimane la variabile fondamentale).

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