Rossomori: Ma Lussu non se n’era andato?

Rossomori - URN Sardinnya“Ricorda tutte quelle generazioni famose,
Hanno lasciato i corpi ad ingrassare i lupi,
Hanno lasciato le case ad ingrassare le volpi,
Sono fuggiti in paesi lontani, hanno trovato riparo
In caverne, buche e crepacci”
William B. Yeats – 1934

“Tzeraccos” è uno dei termini con cui questa sigla sardista ha debuttato nel panorama politico Sardo all’alba delle regionali 2009. L’attacco era tutto per il PSD’AZ, “reo” di un’alleanza con il centrodestra italiano. A livello storico-sociale, sappiamo che la tendenza di “vendersi” verso l’usurpatore esterno di turno non è altro che un retaggio derivante dal nostro passato feudale e da quello (più recente) monarchico:
Il Sardo era un suddito, condizione che ha continuato a ripercuotersi anche in epoca repubblicana moderna secondo svariati comportamenti.
Abbiamo così diversi cittadini che, non trovando la forza per presentare autonomamente le proprie istanze, le devono far filtrare da soggetti politici di derivazione esterna (nel nostro caso i grandi partiti italiani), rinunciando così in anticipo alla proposizione di propri partiti e movimenti che invece, in altre realtà territoriali, rappresentano il nazionalismo politico del loro rispettivo territorio.
Paradossalmente, le stesse persone che accusavano il PSD’AZ di essersi venduto al miglior offerente, si sono dunque staccate dal Partito Sardo d’Azione (denotando così anche quale fosse il loro vero interesse verso tale partito) per fondare immediatamente i Rossomori. Una sigla satellite del PD, un partito centralista.
Il tutto viene contrassegnato da una propaganda conflittuale (come se in Sardegna non avessimo bisogno d’altro) tesa a presentare un sedicente recupero dei valori sardisti promossi in passato da Emilio Lussu.
Emilio Lussu? Personaggio da stimare, ma…
Per chi non lo sapesse o fosse informato male: Lussu, da non indipendentista, lasciò il Partito Sardo d’Azione al suo destino per poi confluire nel socialismo italiano. Tutto ciò inoltre avvenne ben prima che il PSD’AZ si aprisse all’indipendentismo (Porto Torres 1980) superando la fase “autonomista” che in realtà, fu sempre contrassegnata da un netto appiattimento verso il centralismo e non spostò mai di un millimetro l’assetto istituzionale della Sardegna: Anche più tardi, a svolta avvenuta, sotto la presidenza di Mario Melis, sostenuto dal PCI.
Ci si dimentica poi che il PSD’AZ in passato si alleò anche con la DC. “La memoria non si inganna” è uno degli slogan principali del movimento allineato al centralismo del PD, ma a noi pare di avere buoni ricordi del passato.
In buona sostanza, i Rossomori nel 2009 nascono col piede sbagliato nonché replicando vecchi vizi tutt’altro che superati: Inventando di sana pianta un glorioso quanto inesistente passato in cui il mito prescelto (Lussu) abbandonò il sardismo (da egli stesso sostenuto alla nascita nel ’900) e tracciando un sedicente percorso all’insegna del “pragmatismo” (o presunto tale). Un percorso colluso con il peggior centralismo italiano di sinistra che storicamente, è sempre stato ostile a qualsiasi sviluppo autonomo e politico dell’identità Sarda. A parte le chiacchiere ovviamente.
I Rossomori si pongono come baluardo progressista a “difesa” della Sardegna dalle derive di certa destra sociale e di quel centrodestra che paragonano al vecchio Partito Nazionale Fascista:
Certo, come Sardi, non vediamo di buon occhio nè PD e nè PDL, ma da quì a fare paralleli tra il presente ed il regime del passato ci vuole coraggio.
Ci domandiamo inoltre che senso abbia nelle moderne liberaldemocrazie bipolari contrapporre al moderatismo sociale una formula socialista d’altri tempi.
L’esito del voto ed i pochi rappresentanti politici dei Rossomori hanno dimostrato quanto il giudizio dei Sardi sia stato severo nei confronti del movimento guidato da Claudia Zuncheddu.
Tale sigla oggi si configura esclusivamente come spalla “sardista” di un partito centralista di sinistra (il PD), il quale, avendo perduto il PSD’AZ, ha dovuto colmare il vuoto di questo bacino elettorale inventando di sana pianta un nuovo mini-partito. Operazione che è stata utile anche presso diverse amministrazioni locali della Sardegna per poter tenere nel centrosinistra dei consiglieri sardisti che altrimenti, data l’alleanza del PSD’AZ con il centrodestra, avrebbero lasciato la piccola cerchia del potere consolidata con vecchie maggioranze di governo.
Nei Rossomori tra l’altro oggi troviamo anche ex membri del PD, signori che a loro tempo erano così ansiosi di protagonismo al punto da lasciare il PSD’AZ ben prima che questi sviluppasse un accordo programmatico con il PDL. Gli stessi personaggi che accusano il PSD’AZ di essere solo a caccia di poltrone…Forse costoro invece hanno fatto a meno delle poltrone nel Consiglio Regionale e nei Comuni?
Con ipocrisie e falsità non si costruiscono seri progetti politici.
I Rossomori hanno trasformato in nemici i loro fratelli. Si occupino piuttosto della Sardegna che non arriva a fine mese e meno di congressi ideologici da salotto con oggetto “il futuro della sinistra nell’isola”…
Il coordinatore dei Rossomori Gesuino Muledda, dalle righe di Rossomori.eu (il 12 ottobre c.a.), metteva in croce il PSD’AZ a causa dell’alleato “Berlusconiano” condito da escort, lodo Alfano ed altre amenità:
Ecco a dove porta il “Sardo-Leninismo” (definizione coniata dallo scrittore Gianfranco Pintore), esso porta alcuni soggetti ad occuparsi con foga di tematiche e giochi di potere esterni all’isola, mentre i problemi territoriali passano in secondo piano e si inaspriscono le divisioni interne che a tutto serviranno, meno che a risolvere le vertenze.
Non succede solo ai Rossomori, pensate ad esempio all’Italia dei Valori, con un Giommaria Uggias eletto all’Europarlamento, nel momento in cui la commissaria UE all’agricoltura M. Fischer Boel è venuta in visita al comparto in Sardegna…dell’Europarlamentare nessuna traccia:
Forse era alle prese con le “storie erotiche” del Cavaliere…
Noi ci auguriamo che i Rossomori mettano da parte certa sciocca propaganda pubblica al fine di contribuire con tutte le sigle affini (al di là di anti-storiche etichettature ideologiche), e quindi anche con il Partito Sardo d’Azione, alla costituzione del progresso umano e materiale della nostra isola da una robusta posizione di governo:
Possibilmente a debita distanza da alcune manovre politiche tipiche del centralismo italiano.

Grazie per l’attenzione.

Di Melis R. e B. Adriano.

U.R.N. Sardinnya ONLINE

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