Caso Tuvixeddu: Gregorini (Nurnet) replica a Mongiu

Caso Tuvixeddu: “Intervento di Mongiu vergognoso, contribuì ad innescare la battaglia legale tra pubblico e privato, ed oggi chiede al privato di donare l’area archeologica bloccata dal contenzioso”.

Antonello Gregorini (oggi Nurnet) replica a Maria Antonietta Mongiu, ex assessore della giunta Soru, ed evidenzia i nove passaggi fondamentali che hanno portato alla mancata valorizzazione dell’area archeologica di Tuvixeddu e allo scontro Regione-Cualbu.
Ed ecco il ruolo avuto dalla Mongiu.

Conosco bene tutti i termini della vicenda per averli studiati quando ero impegnato civicamente per le sorti della città.
Non è in discussione il fatto che Tuvixeddu debba tornare in mani pubbliche, ma il modo in cui lo Stato e la Regione si confrontano con il privato, cittadino o impresa.

Per uno come me che si è sempre “sfangato” il lavoro, da professionista, precario e mai tutelato, da micro impresa, questo atteggiamento sprezzante della Mongiu, ex parte in causa della vicenda per ragioni e con ruolo politico, è scandaloso. Così come lo è l’atteggiamento di parte della sinistra cagliaritana, di cui idealmente dovrei far parte, ma da cui mi sento lontanissimo.

La ricostruzione che la Mongiu riporta pecca di unilateralità e nasconde tutta una serie di dati e fatti, che qui di seguito elenco, senza pretesa di essere a mia volta esaustivo, data la complessità anche giuridica della vicenda.

1. Dopo anni di contenzioso fra i privati cittadini espropriati e il Comune si perviene a una transazione in forma di Accordo di Programma.

2. In virtù del contratto la parte privata rinuncia alla metà delle cubature che il precedente Piano Urbanistico aveva previsto e cede al pubblico circa 30 dei 40 ettari della proprietà. Si impegna inoltre per la co-progettazione del Parco Archeologico dalle dimensioni di 21 ettari. Tutti, all’epoca, plaudirono l’avvenuto accordo. Tutti.

3. Partono i lavori. Il presidente della Regione dell’epoca, a seguito di una campagna mediatica e “social” portata avanti dalle associazioni ambientaliste, entra in conflitto dialettico con l’impresa, chiude ogni trattativa e incarica il Comitato per il Paesaggio (di cui faceva parte la Mongiu) di studiare le forme per bloccare l’iniziativa.

4. Viene emanato un decreto col quale tutta l’area sino a Is Mirrionis è stata sottoposta a vincolo ed i lavori vengono bloccati. Il Parco Archeologico, pressoché terminato per il 90%, rimane chiuso (come oggi).

5. Il privato, dopo aver cercato, anche pubblicamente, delle forme di accordo ulteriore per la cessione di porzioni delle aree fabbricabili, avendo ottenuto un diniego, chiede il lodo arbitrale.

6. Il lodo è favorevole al privato che sequestra 84 milioni di euro circa dalle casse della Regione.

7. La Regione ricorre e ottiene ragione contro il lodo. Il privato a sua volta ricorre.

8. Sono trascorsi intanto 16 anni, che seguono gli altri del contenzioso sugli espropri. Quaranta ettari di città sono congelati, in una direzione o nell’altra.

9. La rinuncia al dialogo ha provocato tutto ciò.

È la sconfitta della politica e della buona amministrazione.
Oggi la Mongiu, atteggiandosi ad “intellettuale super partes”, ma parte in causa e responsabile, chiede al privato, impresa costituita da varie entità ma identificata nel “mostro” Cualbu, ormai ottantenne, di regalare le aree, tutte, alla comunità.

Invito chiunque di voi a mettersi nei panni dei privati ed, empaticamente, considerare le loro ragioni, anche in termini di diritto e dei principi di tutela della proprietà.
A me tutta questa storia e i comportamenti che ho visto portare avanti in tutti questi anni fanno semplicemente schifo.

Antonello Gregorini.

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Redazione SANATZIONE.EU

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