Maltempo: l’ex assessore Maninchedda e i soldi degli altri

Maltempo: Maninchedda vorrebbe 100 milioni di euro per interventi da destinare all’assetto idrogeologico, ma nel 2015 ha aperto un mutuo da 700 milioni di euro anche per quello scopo.
Non è tutto, l’ex assessore ai lavori pubblici si è lanciato in una spericolata accusa contro la politica ambientale di Donald Trump, perché al ridicolo non c’è mai fine.
Commentiamo l’increscioso comunicato.

Di Adriano Bomboi.

Correva il 2015 e, pimpante, la giunta Pigliaru annunciava di aver firmato per un mutuo da 700 milioni di euro. Di questi – si leggeva nella nota regionale -, «190 per difesa del suolo e assetto idrogeologico;  157 alla viabilità; mentre 40 andranno al Fondo di rotazione per le opere nei Comuni e, infine, 38 milioni alla realizzazione di altri interventi». E questo perché, proseguiva la nota, «negli Stati Uniti hanno fatto così all’inizio della crisi, noi lo facciamo oggi concretizzando le politiche keynesiane e mettendo in circolo 700 milioni».

Che altro aggiungere? L’imbarazzante nota odierna di Maninchedda, in cui auspica l’impiego di 100 milioni di euro annui per proteggerci dal “clima trumpiano”, ci porta a pensare che forse dovremmo difenderci dai “lungimiranti assessori che sanno guardare lontano”: esattamente come chi cerca di smarcare le proprie responsabilità, scaricandole su fatti e persone che nulla hanno a che vedere con le nostre miserie. Per farla breve, a Maninchedda non imputiamo sicuramente la morte della donna di Assemini, né il crollo avvenuto sulla 195 Cagliari-Capoterra, dovremmo però domandarci se la giunta regionale abbia fatto tutto il possibile per evitare il ripetersi dei danni ad una zona già pesantemente colpita in passato da un’alluvione.

Intendiamoci, le alluvioni uccidevano persone sia in passato che nel presente, e sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, dagli USA al Bangladesh. Puntare l’indice contro l’abusivismo cementizio del passato, o i cambiamenti climatici, seppur presenti, non assolve la grottesca manutenzione pubblica, statale e regionale, che riguarda le nostre infrastrutture. E il loro basso grado di resistenza agli eventi atmosferici.

Insomma, più lavoro sul territorio e meno baggianate ideologiche.

E per la cronaca, negli anni di avvio del “new deal” USA, questi avevano un debito di 27 miliardi di dollari, pari ad appena il 40% nel rapporto col PIL. Parametri ben diversi dalla straccioneria italica di chi vorrebbe indebitare ulteriormente i sardi, senza prima limitare il peso di fisco e burocrazia che possa rilanciare la produttività della nostra economia.
Sempre che ce ne sia mai stata una.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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