PSDAZ: quelli che ‘Lussu si starà rivoltando nella tomba’

PSD’AZ? L’intesa con la Lega di Salvini, per quanto legittima ma comprensibilmente avversata da tanti, essendosi trasformata in una destra radicale italiana, ha riportato a galla un grande mito del sardismo: “Lussu si starà rivoltando nella tomba”.
In realtà questi negli anni ’20 trattò la fusione del sardismo nel fascismo. Lussu non raggiunse un’intesa e in seguito concretizzò la posizione antifascista che lo consegnò alla storia. Nel secondo dopoguerra tuttavia rinnegò anche il Partito Sardo d’Azione, aderendo al socialismo italiano.

Mario Carboni, collaboratore di Mario Melis negli anni d’oro del sardismo, ci parla di questa controversia:

In tanti ignorano gli atti del Partito Sardo d’Azione, anche i più scomodi, a causa di storici vicini al PCI, che nel corso del Novecento hanno contribuito ad esaltare Emilio Lussu come esempio di politico sardista, anche quando questi in realtà aveva abbandonato il sardismo per dedicarsi al socialismo italiano.
Questa linea, la mano sinistra della storia, serviva ad attaccare il Partito Sardo d’Azione in precise contingenze politiche, a vantaggio della sinistra italiana.

Ancora oggi le sinistre di tutte le casate quando non sono d’accordo col PSD’AZ scrivono: “Lussu si starà rivoltando nella tomba!”

Invece Lussu nella sua lunga vita politica ebbe luci ed ombre, da contestualizzare nelle fasi storiche in cui si determinarono. E noi sardisti lo facciamo considerando che Lussu è stato e rimane un patrimonio sardista, nel bene e nel male. E male ce ne ha fatto tanto.

Lussu fu il negoziatore principale della trattativa con il Partito Nazionale Fascista, su mandato del Direttorio, con amplissimi poteri.

Ad esempio, leggendo il suo discorso al Consiglio Provinciale del 23 gennaio 1923, fu immediatamente chiaro l’orientamento intrapreso col Generale Gandolfo (all’epoca prefetto fascista di Cagliari). Disse Lussu alla platea:

“S.E. Gandolfo ha annunciato la fusione tra il Fascismo e il PSd’A. Il fatto non è ancora compiuto, il certo è che che coloro che entreranno nel fascismo vi porteranno la loro intelligenza, la loro passione per la difesa della Sardegna e, soprattutto, la loro anima sarda” – fischi ed urla che interrompono l’oratore -. E ancora:

“Il PSd’A è composto da ex combattenti” – urla e fischi – “deve rientrare in un partito che soddisferà i bisogni dell’isola e si affaccia alla ribalta del Governo per combattere le corruttele” – ancora fischi ed urla -, “sì, le corruttele contro le quali combatte anche il fascismo”.

Il sardista Francesco Fancello, che si trovava a Roma ma era stato tenuto all’oscuro sui contenuti delle trattative, scrisse al prof. Pili il 4 febbraio 1923:

“E ora perché continuare nella china in fondo alla quale c’è la vergogna? Non c’è uno che possa dire a Lussu di ritirarsi da un’opera che rappresenta il suo suicidio politico?”

Nello stesso giorno, anche il co-fondatore del PSD’AZ Camillo Bellieni, da Napoli, scrisse a Pili:

“Lussu ha aggiunto il ridicolo con il suo discorso di risposta a Gandolfo in cui ha parlato dell’avvenimento storico, lui che aveva fatto il fascistofobo a Roma, schierandosi a fianco dei repubblicani.”

Oggi, questi ed altri documenti storici, vanno letti e analizzati nel contesto dei tempi, sono stati pubblicati anche nel libro di Luigi Nieddu (Dal combattentismo al fascismo in Sardegna,  ed. Vangelista, 1979).

Come leggere quei fatti? Lussu portò sino in fondo le trattative e le concluse, Gandolfo diede la notizia in anticipo negando però le aspettative di Lussu di essere posto a capo del “sardofascismo”.

Sotto il fuoco incrociato di Bellieni e Fancello, ed una parte dei sardisti, deluso, si ritirò e sparì per mesi ad Armungia.

Poi si riprese ma il danno era fatto ed una parte del PSD’AZ si fuse con il fascismo, dando vita al cosiddetto “sardofascismo”. Il resto è storia.

Riprese la lotta antifascista, poi le elezioni, ci fu la persecuzione, ci fu il tentato omicidio, la galera, il confino, la fuga e la fondazione di Giustizia e Libertà a Parigi, etc.

Per cui, sul piano simbolico, pur rimanendo un grande sardista, Lussu, forse per bramosia di voler essere leader indiscusso di quella fase storica, o per pura smania di grandezza, fu attore per ben tre volte del tentativo di cancellazione del Partito Sardo d’Azione. Lo fece strumentalizzando la sua grande autorevolezza e l’affetto generale che gli veniva riconosciuto. Dapprima con le trattative per il “sardofascismo”; la seconda quando provò a far confluire il PSD’AZ nell’estinto Partito d’Azione italiano, e la terza quando cercò di far assorbire il sardismo nel PSI di Nenni e del Fronte popolare. Infine abbandonò il Partidu Sardu, smise di essere sardista e cessò di essere un protagonista per la Sardegna, rimanendo comunque un mito, considerato un moderno eroe sardo (Lussu fu sempre in prima fila nella battaglia per la libertà, ad esempio anche contro le leggi razziali del 1938).
Ragion per cui noi sardisti lo conserviamo criticamente ma con affetto nel nostro Pantheon politico.

- Per un’interpretazione critica dell’azione di Lussu, vedere anche il cap. 8°, “Appunti sull’autonomia”, del libro L’indipendentismo sardo. Le ragioni, la storia, i protagonisti, di Adriano Bomboi (Condaghes, Cagliari 2014).

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    2 Commenti

    • Non capisco perchè voi sardisti volete continuare in quella “cancellazione” di voi stessi, che addebitate a Lussu. Perchè l’alleanza con Salvini sarebbe solo un suicidio politico ed identitario, visto che l’estremista di destra Salvini non è certo il (” il Lussu che fu sempre in prima fila nella battaglia per la libertà, ad esempio anche contro le leggi razziali del 1938). Sono basito e profondamente deluso. Sarebbe comunque una vergogna per tutti i sardi e per la vostra storia personale di partito.
      Giovanni carroni

    • Lussu si rivolta (o meglio lo rivoltano) sempre nella tomba ogni volta che il Partito Sardo compie scelte di politica vera fuori dalle chiacchere. Quando non fa un tubo o si occupa di piccolo cabotaggio Lussu dorme (lo fanno dormire) pacifico.
      Gli stessi rivoltatori di tombe non si lamentarono quando io feci nel 1996 l’accordo elettotale con l’Ulivo di Prodi (non me ne sono pentito).
      E’ un purismo strabico quello del quale è vittima il Partito Sardo; e ciò raramente da parte dei sardisti che lo vorrebbero sostenere (anche in maniera critica), bensì sempre da parte di soggetti che in ogni caso lo attaccherebbero e non lo voterebbero mai.

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