Il sindaco e la burocrazia italiana

Parla Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru: “In questi diciotto mesi, la mia difficoltà maggiore non è stata il reperimento di soldi, non il rapporto con i compaesani, non l’ingresso in una nuova routine di vita, non l’impratichirmi con gli uffici comunali. La difficoltà maggiore è stata, ed è ancora, imparare a interagire con la burocrazia pubblica, della cui esistenza avevo prima solo sentore. Le sue caratteristiche più importanti sono quattro”.

In questi diciotto mesi da sindaco, la mia difficoltà maggiore non è stata il reperimento di soldi, non il rapporto con i compaesani, non l’ingresso in una nuova routine di vita, non l’impratichirmi con gli uffici comunali. La difficoltà maggiore è stata, ed è ancora, imparare a interagire con la burocrazia pubblica, della cui esistenza avevo prima solo sentore. Le sue caratteristiche più importanti sono quattro.

È irresponsabile. Oggi vige obbligo di firma per qualsiasi atto e a qualsiasi decisione deve corrispondere un pezzo di carta siglato da una persona identificabile. Nonostante ciò, la trafila delle pratiche è così lunga e complessa, di ufficio in ufficio, di funzionario in funzionario, e il rimpallo delle competenze è così fitto ed estenuante, da rendere praticamente impossibile capire chi ha fatto cosa. Il dedalo burocratico, in altre parole, genera oscurità, equivoci, fumo, a copertura di chi emette gli atti.

È inefficiente. Quando passa al vaglio della burocrazia, anche la decisione politica più elementare si trasforma in intervento concreto solo dopo mesi di attesa. Se va bene. Pratiche che erano sul mio tavolo il 6 giugno 2016, all’indomani delle elezioni, non sono state ancora portate a compimento, per la necessità inesauribile di pareri, approvazioni, revisioni, timbri, negli uffici sottordinati e sovraordinati, qui in Comune, in Unione dei Comuni, alla Asl, in prefettura, in Regione, per ogni dove, fino a Roma. Anche quando percorre un iter regolare, la pratica giunge a conclusione dopo così tanto tempo da fornire, per forza, l’impressione d’inefficienza della burocrazia.

Cresce su se stessa. In genere, emanata una norma, chi legifera procede per accumulazione, approfondendo e ramificando quella norma, tanto da renderne l’applicazione sempre più complicata. Questa tendenza non ha alcuna giustificazione pratica e va anzi contro l’esigenza, sentita da tutti, di semplificare le procedure. Io però non ho ancora visto un solo caso di semplificazione burocratica. L’obbiettivo del sistema è garantire la propria sopravvivenza, i propri spazi, il proprio lavoro, anzi moltiplicarli: l’oscurità della legge e dei suoi rimandi è tale da richiedere per l’interpretazione l’opera di personale specializzato, a caratura sacerdotale.

È contro il suo “cliente”. La quarta caratteristica discende dalle prime tre. La burocrazia, così come è oggi, non garantisce al cittadino servizi rapidi e un trattamento dignitoso. Anche in presenza di funzionari volenterosi e ben disposti verso l’uomo della strada, la burocrazia genera incertezza, il dubbio di essere stati negletti, insofferenza, diffidenza. Da qui all’avversione, che finisce per coinvolgere pure chi negli uffici pubblici ce la mette tutta, il passo è breve. Peggio ancora è la certezza, manifestata spesso dai cittadini, che per ottenere udienza e soddisfazione sia necessario conoscere le persone giuste. È falso, ma tale dipendenza psicologica si trasforma immancabilmente nella ricerca del favore e dunque in dipendenza politica.

Io e gli amministratori di un paese piccolo come Villanovaforru abbiamo un vantaggio: possiamo accorciare molto la distanza tra burocrazia e cittadini tenendo spalancate le porte del municipio, affiancando costantemente chi arriva, ascoltandolo, assicurandogli che gli uffici sono a sua disposizione. Ed è ciò che facciamo. Ma questo evidentemente non basta a risolvere il problema. Rimane e si aggrava ogni giorno la farraginosità generale: non dipende da noi snellire i procedimenti.

Ho il sospetto che per sciogliere questo viluppo gigantesco servirà agire non sulla burocrazia, ma sullo Stato stesso: la burocrazia non è altro che una delle sue incarnazioni meno gradevoli. E qualsiasi cosa pensi io dello Stato, questa non sarà opera di singoli. Toccherà alla comunità ripensare interamente se stessa e la propria organizzazione.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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