Gli alleati internazionali abbandonano Renzi?

Aver mandato a casa il governo Berlusconi non è servito a niente; l’indebitamento pubblico è aumentato. La burocrazia continua a gestire leggi demenziali e un’incredibile infinità di orpelli che inibiscono qualsiasi attività produttiva, incrementando la corruzione in tutti i settori pubblici. E sulla spesa pubblica Draghi è stato chiaro: “Non è assumendo gente perché non faccia nulla che si aumenta la crescita”. Cambiare la Costituzione per creare in Italia un’oligarchia con un esecutivo facilmente gestibile non risolverebbe questi problemi – Di G.B. Sanna.

Il mondo abbandona il leader massimo alla guida dell’Italia? Il giovane fanciullo scelto da Napolitano non pare più offrire le adeguate garanzie al mondo che conta. Ne parlano a più riprese i giornali, organi ufficiali della “Sinarchia Globale”.

Dentro la politica del giovane rottamatore non sono state individuate le ricette inizialmente studiate per la crescita. Il Wall Street Journal pensa che l’importante scadenza del referendum costituzionale segnerà la fine del governo renziano, lo stesso pensano il New York Times e il Financial Times. A questi bisogna aggiungere le esternazioni di Soros, che parla per interposta persona. L’aiuto dato da Kerry con la consegna del Global Citizen Award dell’Atlantic Council ha allontanato ancora di più i consensi di una parte della sinistra.

Il pronunciamento di Confindustria e dei banchieri, accompagnata da una grossa campagna di stampa a favore del “si” al referendum, ha alienato la nutrita simpatia dei piccoli e medi imprenditori, degli artigiani, del mondo dei professionisti, dei lavoratori e dei pensionati che sono quelli che avvertono di più la durezza della crisi. Con flebili tagli alla sanità e alle pensioni, ed aumento delle tasse dirette e indirette. I cittadini non credono più ai dati ISTAT che si allontanano dalla realtà del Paese. L’Eurozona cresce, persino la vicina Spagna priva di un governo, l’Italia indietreggia o per dirla proprio con l’ISTAT, non avanza.

Avere mandato a casa il governo Berlusconi non è servito a niente; l’indebitamento pubblico è aumentato, la disoccupazione giovanile non si è ridotta, i vecchi continuano a lavorare perché non possono andare in pensione, ed anche se non censite sono aumentate le spese per beni e servizi di prima necessità. L’Economist ci aveva dipinto come un autobus sul precipizio dicendoci l’amara verità; in Italia spadroneggiano le banche, in pieno dissesto; la burocrazia che gestisce leggi demenziali e un’incredibile infinità di orpelli che inibiscono qualsiasi attività produttiva, incrementando la corruzione in tutti i settori pubblici.

Cambiare la Costituzione per creare in Italia un’oligarchia con un esecutivo facilmente gestibile non risolverebbe questi problemi, anche per l’incapacità del giovin fanciullo che ha attirato sopra di sé le critiche di tanti Italiani. Questo governo ha accumulato un’infinità di errori. I consigli arrivati da oltre oceano non sono serviti alla bisogna, gli aiuti politici neppure. Non sono stati considerati cosa buona gli attacchi all’Europa – con la richiesta di maggiore flessibilità -, né si è saputa gestire la crisi dei migranti, e l’eventuale supporto auspicato dall’Unione Europea all’Italia in tema di conti pubblici non c’è stato, Draghi è stato chiaro: “Non è assumendo gente perché non faccia nulla che si aumenta la crescita”.

Secondo i grandi think tank che a fine autunno richiameranno il nostro premier a Washington, l’unico espediente che si potrebbe intraprendere, in caso di sconfitta al referendum, sarebbe un nuovo governo di grande coalizione, destra e sinistra insieme per arginare i 5 Stelle. Sempre che il giovane Bacco non venga anzitempo costretto dagli eventi a farsi da parte.

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Redazione SANATZIONE.EU

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