Garantisti si, ma il Consiglio Regionale è pieno di indagati. Riflettiamo

Di Adriano Bomboi.

Giovanni Satta (UDS) è solo l’ultimo neoconsigliere regionale eletto in rappresentanza del popolo sardo a trovarsi nella lista della dozzina di indagati ed imputati in attesa di giudizio.

I reati sono i più vari, si parte dal peculato, passando per l’abuso d’ufficio, sino al traffico di droga. Il fenomeno è trasversale, coinvolge praticamente tutti i partiti italiani e alcuni sardisti.

La cosa tuttavia non deve stupirci. In una realtà assistenziale come quella sarda, dove il settore pubblico invade pesantemente l’economia (oltre il 65% della “ricchezza” deriva da questa presenza), l’assenza di trasparenza è il corollario essenziale di un fisco e di una burocrazia in cui la discrezionalità del favore non conosce confine tra l’etica del bene e del male. Ed ecco perché la corruzione della pubblica amministrazione rappresenta una delle sfide maggiori che la politica, quella sana a riformista, dovrà affrontare.

Come ci ricorda anche lo storico Luigi Marco Bassani (tra i maggiori esperti di federalismo), il fenomeno degli abusi si presenta ogni qualvolta la spesa pubblica diventa il grimaldello dell’intermediazione tra la politica e la cittadinanza, subordinando l’economia alla droga dei sussidi, dei favori, dei ricatti, degli scambi di convenienza e della pianificazione.
Viceversa, laddove è minore l’intervento pubblico in economia, minori appaiono gli episodi di corruzione a danno della collettività (salvo alcuni esempi scandinavi).

Sul piano giuridico invece non ci sono dubbi, chi è indagato è innocente fino all’ultimo grado di giudizio. Di conseguenza anche il sig. Satta, a cui è stata annullata la misura di custodia cautelare, potrebbe (e dico potrebbe) prestare giuramento e prendere parte al Consiglio Regionale.
Da tempo sappiamo che una magistratura in parte politicizzata e corporativa ha il potere di mettere alla gogna chiunque, anche cittadini innocenti, per alimentare la bestia del giustizialismo. Si tratta di una delle varie forme del populismo italiano, dove ai principi di libertà ed al mito dell’eguaglianza si antepone la soluzione della forca, persino nel momento in cui un condannato abbia estinto la pena comminatagli dal nostro sistema giudiziario.
Tutto ciò naturalmente non basta a rimuovere il problema morale di un così alto numero di indagati politici, per i quali parlare di “errore giudiziario” diventa un eufemismo.

Paradossale, in particolare, il caso di Roberto Deriu (PD), finito anch’egli sotto la lente della magistratura ed oggi in prima fila nel chiedere una riunione col proprio partito per discutere della questione morale. Il buon gusto vorrebbe che Deriu, in un Paese in cui controllati e controllori si confondono i ruoli, non prendesse parte a decisioni consiliari che dovrebbero riguardare sé stesso prima che altri destinatari di avvisi di garanzia.
Una possibile soluzione a questo rebus potrebbe consigliare a tutti gli indagati di fare un passo indietro in attesa che la Giustizia faccia il suo corso. Ben più grave sarebbe, ad esempio, se alcuni in attesa del verdetto decidessero – sempre ipoteticamente – di posticipare il giuramento di Giovanni Satta, perché a quel punto si tratterebbe di ipocrisia bella e buona. O tutti o nessuno. O Satta giura, o dovrebbero uscire anche gli altri. Ovviamente lor signori ci diranno che non abbiamo afferrato il senso della riunione, nei cui contenuti sicuramente non si parlerà di chissà cos’altro. Forse, come sostiene anche Andrea Murru, delle legittime pretese del neoeletto? Nel diritto italiano non esistono indagati di serie B.

Per altro verso sarebbe opportuno vagliare la proposta di nuova legge elettorale regionale recentemente esposta (da Roberto Deriu), che ad una prima analisi presenta alcuni elementi d’interesse ed altri su cui riflettere. Lo schema è quello proporzionale con largo premio di maggioranza. Una classica soluzione “democristiana” che potrebbe accontentare tutti (indipendentisti compresi), alla luce dei circa 120.000 voti tenuti fuori dal Consiglio Regionale a causa dell’iniqua legge vigente adottata per le elezioni del 2014. Da studiare tuttavia le modalità con cui tale legge dovrebbe incastonarsi con la riforma renziana in itinere a Roma e su cui sarà necessario soffermarsi.

Chissà se con quei 120.000 voti avremmo avuto meno indagati. Viste le premesse illiberali in cui naviga la nostra economia, io non ci avrei messo la mano sul fuoco. Meglio riservarsi l’ottimismo per il beneficio del dubbio.

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    2 Commenti

    • Indignazione o battaglia politica?

      Ringrazio Adriano per avermi citato nel suo pezzo in ordine alla vicenda del giuramento (rinviato a domani) del prossimo consigliere Satta. Non tutto ciò che viene scritto mi trova d’accordo ed aggiungo che oggi si è tentato, in Consiglio regionale, di far passare l’idea che ci si può permettere di essere garantisti a fasi alterne. Personalmente, e l’ho sempre sostenuto, vanno distinti i due ambiti (quello giudiziario e quello dell’opportunità politica); ambiti, questi, che oggi hanno visto sollevare indignazioni che a tratti hanno rasentato il ridicolo. Giustamente, Bomboi, ci ricorda i tanti indagati ed anche rinviati a giudizio presenti in consiglio regionale e nessuno di noi ricorda barricaderos pronti ad indire riunioni o a richiamare la “questione morale”. Mi sono perciò permesso di definire un simile atteggiamento ipocrita.
      Aggiungo, in conclusione, che potrebbe anche aversi una lettura ulteriore circa la malcelata volontà di “impedire” l’ingresso di Satta in Consiglio regionale. Devo confessare di aver maturato questo pensiero vedendo l’espressione indignata di Ganau nel momento in cui annunciava il rinvio della seduta a domani. In parole povere potrebbe esserci stato un tentativo di impedire che nell’aula vi fosse un rafforzamento del territorio di Sassari (da cui Satta proviene) anche in virtù del subentro, a Peru, di un altr* esponente del medesimo territorio. Uno spostamento, quindi, di un asse o, un bilanciamento, che potrebbe mettere nell’angolo Nuoro, che conta meno elementi.
      Non saprei, ma vi lascio a questa ulteriore riflessione.

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