Carboni: ‘Delibere Regione sulle zona franca sono inefficaci’

Di Mario Carboni.

Le ultime delibere della Giunta Pigliaru relative all’istituto della zona franca hanno calpestato i suoi diritti autonomistici. La speranza in un progetto lungamente desiderato è stata sfregiata, sbeffeggiata e infine negata.
E i sardi che l’hanno voluta, dopo lotte di decenni, presi in giro.

In agenda non c’era la realizzazione dell’antico sogno sardista, e al quale nessuno rinuncia, di una zona franca fiscale e doganale definita dalle coste dell’isola e a disposizione di tutti, ma solamente una tappa intermedia raggiunta con tanti sforzi tramite l’applicazione del decreto legislativo 75/98 che istituì, sulla carta, le zone franche a Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia ed Arbatax.
Con Cagliari, già definita anche se parzialmente da un successivo decreto del 2001, si dovevano perimetrare le altre e dare contenuti indispensabili, inviando al Governo le decisioni per i successivi decreti attuativi.
Si è invece deciso di non delineare e di non definire le aree come prescrive il Codice Doganale Europeo, cioè con le finalità di vere zone franche doganali.
Si è scelto di deliberare delle cosiddette “zone franche non intercluse”, cioè un insieme di depositi doganali, come ad esempio quello di Taranto (in una Regione come la Puglia, che a differenza nostra non prevede punti franchi nello Statuto regionale).

La scelta rappresenta uno smacco allo Statuto sardo e alle potenzialità solo nostre, per allinearsi ad un disegno romano che questa scelta ha fatto per tutti, declassandoci al rango di una Regione a Statuto ordinario e non un’isola, con ben altre ragioni e diritti.
Non hanno così delimitato nulla, come era loro preciso dovere, ma si sono inventati una “delimitazione virtuale” a strisce colorate dipinte per terra.
E non avendo delimitato nulla, nulla dovrebbero inviare al Governo, che questo aveva chiesto col precedente decreto 75/98. Infatti il Governo non ha competenza nell’intervenire sulla realizzazione di zone franche non intercluse, perché non deve attuare nessun Statuto. Ma non serve neppure la Regione, dato che per questa soluzione basta interessare l’Agenzia delle dogane, che come a Taranto è stata sufficiente a tale scopo.

Per attuare il nostro Statuto e quindi per far emanare i successivi singoli decreti previsti per le cinque zone franche sarde rimanenti, oltre alla suddetta ZF cagliaritana già delimitata, in ordine alla 75/98 serve l’operatività della Commissione paritetica per le norme d’attuazione dello Statuto speciale per la Regione Sardegna, all’interno della quale e con successivi passaggi si arriva a concordare i testi che dovrebbero essere emanati dal Governo. Questo percorso sembra essere stato evitato da parte della Giunta ed il motivo è semplice: il contenuto deliberato non riguarda delle vere zone franche bensì – per non giocare con termini similari che potrebbero generare confusione – dei depositi franchi, che sono un’altra cosa rispetto alle zone franche doganali.
C’è anche da osservare che le zone franche non intercluse, a decorrere dal 1° giugno 2016, non saranno più permesse poiché scadrà la proroga prevista dall’ultimo Codice doganale comunitario e quindi sotto questo aspetto non ci saranno rischi, ma è certo che quelle sarde non inizieranno neppure a vagire.
Comunque sia, tutto è possibile, anche che il Codice venga cambiato, ma è tecnicamente e politicamente molto difficile che accada.
Accadrà, nella migliore delle ipotesi, che il passaggio successivo da molti auspicato da zona franca doganale a zona franca fiscale o Free zone non potrà realizzarsi, e quindi l’attirare capitali e conoscenze e imprese dall’esterno, oltre che la capacità di promuovere il protagonismo dell’imprenditoria locale, non si verificherà.

Tali imprese staranno alla larga dalla nostra isola e se ne andranno nelle vere zone franche intercluse che circondano la Sardegna e spuntano in Europa come funghi, mentre noi rimarremo impiccati all’assistenzialismo statalista, cioè vittime dell’inedia e della disoccupazione.

La scelta della Giunta si è concentrata su Olbia e Portovesme-Sant’Antioco, dimenticando le altre.
In queste due zone sono previste zone franche (non) intercluse e quindi, parafrasando Lussu nel suo giudizio sull’Autonomia ottenuta e diversa da quella richiesta, ci si aspettava dalla Giunta non il leone della zona franca integrale, ma almeno il gatto della zona franca doganale interclusa: abbiamo avuto in regalo invece il topo della zona franca non interclusa e per giunta condannato a morte. La sentenza sarà eseguita, come abbiamo visto, dal 1° giugno 2016.

Bisogna rimboccarsi le maniche e continuare nella lotta per la zona franca sarda sino a quando non si otterrà nella sua interezza. Una battaglia che richiederà una vasta unità d’intenti.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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