Sanna (PSD’AZ): ‘Cari sardisti, io lascio ma ora unità’

Di Giacomo Sanna.

Il trentatreesimo congresso nazionale del Partito Sardo d’Azione che si apre oggi ad Arborea segna la conclusione di un ciclo politico e personale ed è insieme un momento di speranza e di impegno nuovo, non solo per i sardisti ma per i tanti i sardi che hanno a cuore le sorti della nostra Isola.
Per questo ringrazio pubblicamente quanti hanno condiviso con me un percorso, non breve, fatto di passione, impegno e valori e rivolgo pubbliche scuse ai militanti per gli errori commessi nel corso dei miei mandati da segretario e presidente che però mi piace considerare come mancanze proprie dell’agire degli uomini.
Ma ciò che più conta è offrire ai dirigenti e ai militanti che verranno un partito libero e autonomo nelle sue scelte, con il nome e il simbolo che dal 1921 ci appartengono. Non è un dettaglio. Soprattutto se ciò avviene a conclusione di un ventennio che ha visto tutte le forze politiche mutare la denominazione della “ditta” e nascondere bandiere, ideali e identità per assecondare meglio il tempo in cui le coalizioni hanno garantito rappresentanze blindate a leader veri o presunti, incatenando però le idee insieme con la libertà di azione delle diverse forze politiche.
Ritengo che la salvaguardia dell’autonomia di azione del Psd’Az sia la più grande conquista della classe dirigente sardista che è venuta dopo il vento che aveva spinto i Quattro Mori fino alla guida della Regione. Una battaglia vinta che non ha portato in dono medaglie e prebende, perché è stata costruita sulla rinuncia. Una pratica ormai desueta, soprattutto in politica, ma che con orgoglio rivendico quando dinanzi alla prepotenza dei maggiorenti dei partiti italiani abbiamo scelto di salvaguardare l’autonomia del nostro partito dinanzi all’out-out del prendere o lasciare, per avere in cambio un seggio a Roma.

Con la stessa coerenza e con il medesimo spirito abbiamo affrontato il tema delle alleanze per la Regione quando, non senza conseguenze interne, abbiamo scelto una sconfitta dolorosa ma calcolata, piuttosto che perdere vincendo con un presidente che voleva impossessarsi della casa sardista, per portarci poi in dote al partito italiano nato dalla mescola post democristiana e post comunista ma che in Sardegna è il feudo degli ex del garofano.

La stessa fermezza e il medesimo coraggio che abbiamo dimostrato con la rinuncia alla Giunta, quando la maggioranza della passata legislatura ha rallentato nel dare attuazione al patto per la Sardegna che stava alla base dell’alleanza programmatica delle elezioni vinte nel 2009.
La stessa libertà di azione che ci ha consentito di ricostruire rapporti e intese con Ugo Cappellacci nel 2014, dopo che nel centrosinistra l’asse antisardista ha minato un’alternativa credibile e praticabile, sabotando persino la candidatura uscita dalla primarie di Francesca Barracciu.
Ritengo che questi esempi siano una sintesi di ciò che rappresenta l’esercizio pratico di ciò che si intende per libertà di azione e autonomia nelle scelte per il nostro Psd’Az. Non altro. E’ l’esatto contrario di ciò che i nostri detrattori spacciano per opportunismo o peggio, voltagabbanesimo, perché il tutto significa saper rinunciare al riconoscimento personale pur di salvaguardare un’ideale, una storia centenaria e un patrimonio fatto di uomini, donne e valori.
Sono la stessa libertà e la medesima coerenza che mi spingono oggi a chiamarmi fuori da qualsiasi ipotesi di candidatura alla dirigenza del Psd’Az, per favorire una più larga unità nel nostro partito e contribuire così a renderlo più grande e più forte. Una unità di intenti e una condivisione di obiettivi che da troppo tempo manca ai sardisti e della quale tutti avvertiamo un gran bisogno,  se davvero si vuole dare forma e sostanza ad una più esaltante stagione politica nel segno dell’unità degli indipendentisti e cioè, in una parola, del sardismo.

Fortza Paris!

Sassari, 23-10-15.

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Redazione SANATZIONE.EU

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