L’ombra del peculato sulla Giunta Pigliaru: l’opinione di Muroni

Di Anthony Muroni (direttore del quotidiano L’Unione Sarda).

Il garantismo è un valore, la serenità di coscienza pure.

Gioire delle disgrazie altrui è da miserabili. Strumentalizzarle ancora di più. Deluderò dunque i molti che, alla luce della mia dura e non reversibile polemica pubblica con l’assessore Paolo Maninchedda, credono io possa aver accolto con soddisfazione le novità su un’inchiesta che lo riguarda, tra l’altro per una cifra irrisoria spesa dal gruppo di Progetto Sardegna nel 2005, a lui non imputabile direttamente. Nel senso che, se capisco bene, la magistratura ipotizza al massimo una responsabilità “oggettiva”. Mi pare ben altra cosa rispetto alle grassazioni alle quali l’intreccio della cronaca e della politica ci hanno abituato.
Da lui, politicamente, mi divide tutto: non mi piace la sua declinazione del sovranismo, tutta asfalto e burocrazia, non mi piace la sua gestione territoriale del potere, figlia di una vecchia scuola politica, non mi piacciono la sua aggressività verbale, il suo cinismo nell’azzannare l’avversario, né la continua elaborazione di teorie di complotto. Non mi piace la sua inclinazione a voler eterodirigere gli organi di stampa che si occupano di lui e del dibattito pubblico. Detto tutto questo, conoscendolo da molti anni, tra i suoi difetti non credo proprio ci sia quello della disonestà finalizzata all’arricchimento personale. È per questo che credo che la notizia dell’inchiesta che lo riguarda a proposito dei fondi ai gruppi non debba intaccarne l’azione come assessore. E dunque credo che il presidente Pigliaru abbia fatto bene a respingerne le dimissioni. Ha la fortuna di essere indagato e, nel caso, giudicato da persone serie. Se è innocente, tutto si risolverà.
Ma questa vicenda ci ispira considerazioni più generali: il governatore, all’indomani della vittoria elettorale, aveva detto chiaramente di non volere indagati nella sua Giunta. Un’affermazione un po’ troppo qualunquista, sulla quale – come le persone intelligenti sanno fare – ha cambiato idea nelle ultime settimane.
Anche perché la via giudiziaria al potere non ha mai portato fortuna a nessuno. Il lavoro dei magistrati, che procede su un binario parallelo e indipendente, è stato troppo spesso strumentalizzato da certa politica, anche per colpe non secondarie di noi giornalisti.
La politica deve fare la politica e sviluppare gli anticorpi per mettere al bando i corrotti. E deve continuare a governare la cosa pubblica con serenità di spirito, se accompagnata da tranquillità di coscienza. E gli accertamenti giudiziari non possono arrestarsi – a garanzia di tutti – ma correre in parallelo. Non basta essere capaci, riconosciuti come onesti da una certa quantità di persone, per ottenere speciali salvacondotti o preventive immunità.
Noi osservatori abbiamo il dovere di separare le accuse dalle sentenze, le ipotesi di reato gravissime da quelle che appaiono poco più che bagatellari e peraltro “indirette”, altrimenti si torna alla teoria del caos. E poi serve coerenza, nei giudizi e nei comportamenti: chiedere le dimissioni di presidenti della Regione (anche solo aspiranti), assessori, consiglieri, sottosegretari, europarlamentari, segretari di partito, perché sottoposti a indagini è davvero giusto? Come già detto mesi fa, forse, la soluzione è quella di lasciare la decisione alla coscienza di ognuno. Utilizzando, magari, la clausola di prudenza legata a un vecchio proverbio in voga dalle mie parti: “Non si potet mai narrer chi de gust’abba non nde buffo”.

30-04-15.

- Nota 07-05-15: Maninchedda dispensato dall’interrogatorio per accertare peculato, all’epoca di Progetto Sardegna non era il tesoriere (L’Unione Sarda).

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Redazione SANATZIONE.EU

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    2 Commenti

    • Bell’intervento, puntuale, pulito, equilibrato.

    • Il presente non è un commento a ciò che scrive il giornalista!
      E’ invece una quanto mai meravigliata esternazione per il tenore del primo commento!
      Si dice: “Bell’intervento, puntuale, pulito, equilibrato”.
      Caspita, per conto mio lo scritto del giornalista è di una ordinarietà sconcertante, perfino! Non v’è assolutamente nulla di eclatante! E’ il corretto svolgimento d’un temino che anche un composto liceale, avrebbe potuto svolgere!
      Non vedo voli, non vedo genialità, vedo solo un “puntuale, pulito, equilibrato” tran tran!
      Se siamo arrivati al punto di esternare lodi anche per il ritmo continuo, uniforme e monotono dell’attività scrittoria di un giornalista, vuol dire che abbiamo perso il gusto per un “veramente buon pezzo giornalistico”! E, se è il commento della Signora Fancello, il risultato di tutto ciò, ebbene esso sta ad indicare quanto maltrattati siano i lettori, da gran tempo, essendo ciò esito d’una impostazione nel “redigere”, mancante di eleganza, ed elevatezza morale.
      mikkelj

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