Quella ridicola azione disciplinare contro Marco Zurru

“Ma che cazzo dice? Poverina, non conosce la storia di questo Paese […] Questo insistere sulla cura del corpo e il modo in cui si dicono queste cose sono berlusconismo puro. La politica ormai è allo sbraco”.

(Massimo Cacciari ai microfoni de La Zanzara, su Radio24, contro l’intervista sul Corriere della Sera di Alessandra Moretti del PD, in cui l’eurodeputata vantava la propria immagine).

Ho scritto per circa un anno in SardegnaBlogger, condividendo lo spirito pluralista promosso dal progetto di Francesco Giorgioni. E nel corso dell’esperienza ho avuto modo di collaborare con Marco Zurru, sociologo presso l’Università di Cagliari. Non sempre ci siamo trovati d’accordo su tutto, ognuno ha la sua idea di informazione e anche di concepire la politica, ma fortunatamente la democrazia ci consente di poterla esprimere come riteniamo opportuno.

Dal 21 novembre Zurru è oggetto di un’azione disciplinare da parte dell’ateneo di Cagliari. Perché anche a sinistra, alla faccia dell’uguaglianza, il pesce piccolo finisce nelle fauci del più grande, ed a Zurru viene contestata una “colpa gravissima”. Quella di aver denunciato la deriva della politica italiana verso il culto dell’immagine, dove i contenuti si riducono a puro accessorio. Una deriva che è figlia dei nostri tempi, da You Porn alle “nipoti” di Mubarak, e che non risparmia neppure il PD, l’ultimo partito che aveva conservato la supponenza di una sedicente superiorità morale rispetto all’intero arco politico. E così il rettore dell’università di Cagliari, Giovanni Melis, ha avuto la bella pensata di redarguire il docente per aver “osato” criticare Alessandra Moretti, novella icona veneta del PD.
Beh, diciamoci la verità, Zurru avrebbe potuto evitare la frase “perché due colpi (anche quattro, a dire il vero) glieli darebbe chiunque”, certamente di dubbio gusto. Ometterla non avrebbe tolto nulla al pensiero esposto nel suo articolo e non avrebbe prestato il fianco a facili accuse di sessismo, quando in realtà il sessismo fa parte di coloro i quali vorrebbero giustificare lo squallore a cui si è ridotta la classe politica italiana. Tuttavia avrei preferito sentire il signor Melis prendersela contro il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Rita Moriconi del PD, indagata per aver acquistato con soldi pubblici un vibratore e altri giochi erotici (palline e manette, secondo l’ex collaboratore Rosario Genovese). O contro Francesca Barracciu, tutt’ora sotto la lente di ingrandimento a causa delle sue spese automobilistiche a carico dei contribuenti. Mi si dirà che le signore in questione non sono docenti dell’ateneo, alché potrei ricordare che l’ateneo cagliaritano, in spregio all’imparzialità ed al buon nome che il rettore si affanna goffamente a sostenere, utilizzò il portale internet dell’università per propagandare la candidatura di Francesco Pigliaru, già docente del medesimo ateneo, alle elezioni regionali 2014.
Ecco perché la censura di Zurru ricorda vagamente i tratti della censura da caserma contro quei militari che hanno un cervello, rei di aver espresso opinioni divergenti rispetto ai loro superiori, e per questo sanzionabili dall’autorità costituita.

La Sardegna non ha bisogno di nuovi pasdaran, e prima riformeremo questi atenei coloniali, meglio sarà per tutti.

Adriano Bomboi.

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