Tea Party: Il Veneto lancia lo sciopero fiscale

Chi ricorda il Boston Tea Party? Nel 1773 fu l’episodio che simbolicamente aprì la fortunata rivoluzione d’indipendenza americana contro il Regno di Gran Bretagna. Per protestare contro la tassazione commerciale di Re Giorgio III°, i “sons of liberty” di Boston scaricarono circa 45 tonnellate di tè nelle acque del porto. Recentemente questo movimento ha trovato nuova vita sotto alle amministrazioni USA di Bush e Obama, quando nel 2009, per protestare contro il salvataggio della banche con denaro pubblico ed altri interventi statalisti, dei cittadini hanno fondato un Tea Party (oltre il richiamo all’episodio del tè, TEA è un acronimo che significa Taxed Enough Already, “già abbastanza tassati”).

Anche in Italia nel 2010 è nato un movimento omonimo, ispirato agli stessi principi di contrasto al fiscalismo di Stato, e in particolare il Tea Party Veneto si è reso partecipe di una iniziativa che farà certamente discutere, perché ha lanciato una campagna di disobbedienza fiscale che prevede il mancato versamento del modello F24, utilizzato per il pagamento della maggioranza delle imposte, delle tasse e dei contributi.
Fino ad oggi ci sono state 766 adesioni all’iniziativa, quindi 239 imprese di servizi, 87 imprese artigiane, 362 esercizi commerciali e 78 industrie metalmeccaniche, che non pagheranno per manifestare la propria incapacità di contribuzione.
A conti fatti, si stima che 7.800.000 euro non entreranno nelle casse del fisco, mentre Carlo Sandrin, coordinatore del Tea Party Veneto, vorrebbe assestare un duro colpo allo Stato, vincolando un importo di 60.000.000 di euro nel corso del 2014, nella sola Regione.
L’obbiettivo principale del Tea party, presente in oltre 15 regioni italiane, è quello di costringere lo Stato Italiano a fare tagli di emergenza alla spesa pubblica, per dedicarsi alla soppressione degli enti inutili e per rendere difficoltoso il pagamento degli stipendi, delle pensioni d’oro dei politici e dei dipendenti pubblici. Un ceto dirigente che come unica soluzione alla crisi propone costantemente l’aumento delle tasse, senza pensare alle conseguenze in termini di produttività e contribuendo attivamente allo sperpero delle risorse.
Da quanto rileva Confartigianato, il prossimo anno l’impatto dell’IMU sugli immobili strumentali delle aziende, unito a quello della Trise sui rifiuti e i servizi indivisibili, si attesterà a 12,8 miliardi di euro, con un incremento del 9,6% rispetto al 2013 e del 51,4% rispetto al 2011.
Nel 2014, sarà di 7,3 miliardi di euro, la somma per l’IMU che le imprese dovranno pagare, il 50,4% in più rispetto al 2011, mentre per la Trise il costo a carico degli imprenditori sarà pari a 5,5 miliardi, cioè il 52,8% in più rispetto al 2011.
In questi ultimi due anni, l’aumento medio delle tasse sugli immobili delle imprese è stato del 14,8%, mentre si è evidenziato l’andamento negativo dei risultati aziendali provocati dalla crisi: tra il 2010 e il 2013, infatti, il fatturato delle imprese manifatturiere è diminuito dello 0,5%, quello delle imprese di costruzioni è sceso del 9,4%, e per le aziende del commercio è calato dell’1,2%.
Il caso Sardo presenterebbe indubbiamente dei dati estremamente allarmanti, purtroppo le nostre confusionarie opposizioni politiche accusano lo Stato tacciandolo di “neoliberismo”, scordandosi che la battaglia al fisco è una classica tematica liberale e libertaria.
Sull’iniziativa del Tea party ha fatto il punto Nicolò Petrali, ricordando la straordinaria convergenza del tessuto imprenditoriale veneto nella disponibilità a portare avanti una battaglia per la legittima difesa dall’erario, da non considerarsi utopica o velleitaria, e che da oltre vent’anni incute timori nella politica locale. Lo stesso Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, mise in guardia Roma, poiché la sua classe dirigente non ha mai compreso il clima di ostilità diffusa ad un modello di tassazione che impedisce lo sviluppo del nordest italiano e, in generale, di tutta la Repubblica.

Non mancheremo di seguire l’evolversi della vicenda.

Roberto Melis.

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