Il Movimento 5 Stelle e la Sardegna: pregi e difetti fra populismo e competenza

“E poi v’è fra i Sardi delle città l’opposizione e la confusione dei giudizi, l’incertezza che degenera in inerzia e la mancanza di quel senso pratico di attività…”

Paolo Orano (Psicologia della Sardegna, 1896).

C’è qualcosa che non adoro nella politica del “belpaese”: si tratta di quella tendenza, tipica dell’italiano medio, di cercare il “salvatore” nei momenti di difficoltà economica e sociale. Si auspica l’avvento dell’uomo “forte” che risolva in un sol botto tutti i problemi. Questa dinamica è un prodotto dell’ignoranza diffusa e della debolezza di un Paese la cui scarsa competitività è determinata proprio dalla bassa competenza nell’affrontare e risolvere i problemi. Sarà certamente per questo che a Grillo viene spesso imputato lo stesso stile del berlusconismo, o peggio, lo stile comunicativo degli autoritarismi del ’900. Quelli in cui “la psicologia delle folle” di Gustave Le Bon fece scuola, dove non si poteva mettere in discussione il leader e oltre la propria cerchia vi erano solo minacce e complottismi contro cui scagliarsi.

Ma per quanto lecite, quelle contro Grillo non saranno critiche abbastanza ingenerose?
Ve lo dice proprio chi non condivide le arringhe pubbliche del comico genovese. Al Movimento 5 Stelle si imputa confusione, populismo e scarsa competenza nell’affrontare la macchina pubblica. E non il PDL ma proprio il PD oggi è l’epicentro di queste critiche, magari proprio perché defraudato di uno sperato e ampio successo elettorale che invece non c’è stato. Eppure la competenza dei cosiddetti grillini non è né più e né meno diversa da quella degli altri navigati parlamentari. Infatti, eccetto una serie di nomi illustri e preparati, forse la moltitudine di neoparlamentari PD e PDL al momento del suo debutto aveva consolidate basi del Diritto e ampia conoscenza delle regole democratiche? L’Italia è un Paese dove la satira è sempre più credibile della politica stessa, non a caso il successo di trasmissioni come “Striscia la Notizia” o “Le Iene” hanno sempre mostrato il volto reale del Paese. Pensiamo alla ex parlamentare Sarda del PD Amalia Schirru quando venne intervistata da una troupe di Mediaset e dimostrò di non conoscere la differenza fra una moschea ed una sinagoga. O che dire di altri parlamentari che collocavano la rivoluzione francese nello stesso arco temporale della seconda guerra mondiale? C’era forse credibilità nell’assistere all’indecenza di “onorevoli” che in Parlamento sono anche chiamati ad esprimersi su importanti affari di politica estera e non conoscono neppure le basi dei temi di cui spesso si occupano? Ci saranno dei motivi quindi se le cancellerie internazionali trovano curiosa e instabile la politica italiana, dove i governi si varano a quasi un mese dal risultato elettorale e dove magari i clown risultano più attendibili di una politica centralista che dietro la scusa della “responsabilità” si occupa in realtà solo della normale amministrazione. Senza riformare il Paese, e magari occupandosi solo dei propri privilegi, mentre si scarica sul ceto medio il peso ed il costo di uno Stato che solo dal controllo del debito pubblico può evitare la bancarotta.
Certo, persino molti elettori dell’M5S non sono estranei al debito pubblico che la retorica del comico genovese attribuisce a complotti italico-europeisti. Ad esempio, insieme a tanti giovani grillini, ci sono anche ex dipendenti statali andati in pensione in giovane età e che accusano i politici di aver creato da soli il debito… Insomma, dietro i populismi, la realtà è che i politici, nuovi o vecchi che siano, sono sempre lo specchio di un Paese dove non esistono i bianchi contro i neri ma dove tutti hanno la loro buona dose di responsabilità. E che solo governando possono dimostrare le loro effettive capacità nel tradurre in fatti concreti le promesse elettorali.
Ma chi oggi, come il PD, si trova il cerino in mano nella difficile posizione di fare un nuovo Governo per risolvere i problemi complessivi dell’Italia dovrebbe avere il pudore di non accusare l’M5S di irresponsabilità se quest’ultimo evita un appoggio diretto al PD, perché la colpa dell’ingovernabilità non può essere attribuita a chi ha partecipato alle elezioni attraverso le regole correnti, ma appartiene al bipolarismo italiano che non ha riformato la legge elettorale.

Il Movimento 5 Stelle – che in Sardegna ha raccolto a piene mani alcuni temi indipendentisti – ha avuto il pregio di creare un cambio generazionale del Parlamento italiano, rimuovendo alcuni professionisti della politica, assieme a diversi parlamentari (magari collusi col crimine organizzato), e questo è certamente un bene. Al di là della durata della nuova legislatura e della tenuta nel tempo del movimento di Beppe Grillo.

In quanto indipendentisti siamo tuttavia lontani da vari punti dell’M5S, mentre su alcuni si potrebbe convergere se si desse seguito a quelli proposti nella campagna elettorale Sarda. Ma noi in primo luogo siamo contrari alla statalizzazione di determinati servizi al cittadino, che magari finirebbe proprio per danneggiare oltremodo il mercato, per aumentare il carico fiscale e perpetuare quegli spazi di corruttela clientelare che proprio nella gestione pubblica trova la sua massima espressione, sia nella penisola che in Sardegna. E noi siamo convinti che se una buona percentuale del voto Sardo di protesta andato a Grillo sia un voto di avversione al modello Italia, siamo altrettanto convinti che i nostri concittadini vogliano maggiori risposte in campo occupazionale, con meno tasse alle famiglie ed alle imprese. Non siamo invece convinti che, alla prova pratica, l’M5S voglia dare seguito a propositi quali l’abolizione di tutti i Comuni sotto ai 5000 abitanti. Ipotesi che in una piccola realtà come quella Sarda sarebbe un ecatombe, ma, per fortuna, difficilmente attuabile. Finita l’enfasi elettorale infatti auspichiamo dai neoparlamentari Sardi dell’M5S maggiori attenzioni verso l’isola e meno dispersione programmatica nei fatti che riguardano la penisola. Abbiamo bisogno di politici che al posto della TAV in Val di Susa ci parlino della necessità di realizzare la Olbia-Sassari, così come delle altre infrastrutture mancanti. Abbiamo bisogno di parlare in modo serio di tematiche come l’autogoverno fiscale e la zona franca (e non nel pessimo modo propagandistico visto negli ultimi tempi in mezza Sardegna). Abbiamo bisogno di combattere gli oligopoli energetici, creditizi e dei trasporti a danno dell’isola. E soprattutto quindi abbiamo anche bisogno di parlare di riforma dello Statuto Autonomo Sardo, tenendo conto dei diritti civili dei Sardi, a partire dall’effettivo riconoscimento dello status di maggiore minoranza linguistica e culturale della Repubblica. Ai Sardi non servono mode del momento e confusione ma progetti chiari e perseguibili. Di confusione ne abbiamo a sufficienza.

In assenza di queste necessità e senza aperture, sarebbe alquanto difficile poter interloquire sul piano programmatico.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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