Vertenza Entrate: la Corte Costituzionale si oppone al Governo. Roma dovrà restituire i soldi ai Sardi

La notizia ha un enorme rilievo politico (ed economico): le tasse pagate per anni allo Stato e che dovevano tornare alla Sardegna in base all’art. 8 del nostro Statuto Autonomo dovranno essere restituite, si parla di circa 10 miliardi di euro, dimezzati durante la scorsa legislatura.
Inoltre, in base all’accordo Soru-Prodi, il Governo aveva scaricato sulle spalle della Regione i costi della Sanità e dei Trasporti ma non aveva mai avviato la restituzione del debito, in quanto, secondo l’esecutivo, la Regione non aveva adottato norme di attuazione per rendere valido l’art. 8.
Con sentenza depositata il 20 aprile 2012, la Corte Costituzionale ha stabilito che l’assenza di norme di attuazione non è un motivo sufficiente per evitare la restituzione del denaro.
L’On. Paolo Maninchedda (PSD’AZ, ex titolare della III° Commissione Regionale Permanente sul Bilancio) ha ricordato i protagonisti di questa vicenda: “L’art. 8 è di Soru; questa attuazione è una vittoria di La Spisa, che seguendo il parere del prof. Onida (già giudice della Consulta, ndr.) è arrivato allo scontro attraverso la norma inserita in Finanziaria e ha sconfitto il governo; è una vittoria del Consiglio che l’ha votata; è una vittoria del Pd che ha sostenuto, dopo una fase ondivaga, la non necessità delle norme d’attuazione (e questo spiega perché la Corte per la prima volta non dia una mano al governo Monti)”.

Appare chiara la decisione politica della Consulta in ambito dottrinario e ci sarebbe da domandarsi se lo Stato abbia deciso di ammorbidire la sua posizione nei confronti della Sardegna a causa delle costanti vessazioni e sperequazioni subite dal territorio. Ma è presto per cantare vittoria, alla sentenza devono seguire i fatti e la classe politica regionale (unitariamente alle amministrazioni locali) deve alzare la voce a favore di una politica dell’Entrata. I soldi devono tornare a casa e gli amministratori devono poter sforare il Patto di Stabilità, è una condizione fondamentale per attivare tutti quegli investimenti necessari a rilanciare il territorio e bloccati dal limite del tetto di spesa a cui l’appartenenza a questa Repubblica ci ha obbligati. I sardisti hanno proposto a tutti gli amministratori di mettere il tricolore a mezz’asta per dare un forte segnale di autorità allo Stato, quello Stato parassitario che fa le pubblicità televisive contro l’evasione fiscale ma aggredisce i cittadini con una pressione fiscale che sfiora il 60%, senza eliminare i privilegi di pochi.
Il momento è propizio anche per spiegare ai Sardi l’utilità di avere una Cassa Sarda per le Entrate che riscuota autonomamente tutti i tributi del territorio senza stornarli a Roma, l’idea vede già in campo IRS da alcuni anni ed in particolar modo il comitato del Fiocco Verde con la raccolta delle firme nelle principali piazze Sarde per il raggiungimento dell’obiettivo (malgrado l’art. 9 dello Statuto Autonomo non preveda espressamente che la Regione possa riscuotere tutti i tributi mediante un suo Istituto).

Ma ecco le motivazioni tecnico-politiche della Corte in merito alla vertenza entrate:

«La prima doglianza si riferisce all’art. 3, comma 1, della legge regionale n. 12 del 2011. Tale disposizione prevede che, ai sensi dell’art. 8 dello Statuto di Autonomia della Regione Sardegna (legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3), modificato dall’art. 1, comma 834, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge finanziaria 2007), «in assenza dell’adeguamento delle relative norme di attuazione [...], gli accertamenti delle compartecipazioni regionali ai tributi erariali sono effettuati anche sulla base degli indicatori disponibili, relativi ai gettiti tributari». Tale previsione, sostiene il ricorrente (ovvero il Governo, ndr.), configurerebbe un’attuazione unilaterale dello statuto in materia tributaria, che inciderebbe sulle attuali disposizioni di attuazione contenute in particolare negli articoli da 32 a 38 del d.P.R. 19 maggio 1949, n. 250 (Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna), senza rispettare le modalità previste dal medesimo statuto all’art. 56, ove si prevede l’intervento di una commissione paritetica.

2.1.- La parte resistente (ovvero la Regione, ndr.), al contrario, sostiene che tale doglianza sarebbe inammissibile, poiché il ricorrente non dimostrerebbe la necessità che il nuovo articolo 8 dello statuto riceva attuazione attraverso il procedimento previsto all’art. 56.

2.2.- L’eccezione d’inammissibilità deve essere accolta, per l’inadeguatezza e la genericità dei motivi di ricorso relativi all’art. 3, comma 1, della legge regionale n. 12 del 2011.

Il ricorrente, infatti, pur evocando gli articoli 4, 5 e 56 dello statuto, omette di argomentare le ragioni per le quali alla Regione non dovrebbe spettare il potere di quantificare l’ammontare delle compartecipazioni ai tributi erariali, al fine di redigere il bilancio di previsione. Né si fa menzione dell’articolo 7 dello statuto che, secondo la difesa regionale, garantisce l’autonomia finanziaria e contabile, nell’esercizio della quale, sempre secondo la difesa, a seguito dell’entrata in vigore del nuovo art. 8 dello statuto, è stata emanata la norma impugnata, per consentire che fosse predisposto il bilancio regionale. Neppure il ricorrente spiega quali norme di attuazione si renderebbero necessarie per dare applicazione al nuovo art. 8 dello statuto, che determina la quota di tributi da trasferire alla Regione in riferimento a ciascuna compartecipazione. Del resto, tra le sentenze evocate dalla parte ricorrente (sentenze n. 213 del 1998, n. 160 del 1985, n. 180 del 1980 e n. 151 del 1972) sono inclusi casi che trattano di situazioni non assimilabili a quella qui in esame, in cui la legislazione statale, e non quella regionale, interveniva unilateralmente in ambiti riservati alle norme di attuazione.
Manca, dunque, da parte del ricorrente una sufficiente motivazione a sostegno dell’asserita necessità che il nuovo art. 8 dello statuto richieda di essere attuato con la procedura di cui all’art. 56».

Grazie per l’attenzione.

Di C. Marco.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    14 Commenti

    • Articolo: Dal Fiocco Verde alla Sovranità Fiscale. Un modello Commonwealth per la Sardegna?

      http://www.sanatzione.eu/2012/02/dal-fiocco-verde-alla-sovranita-fiscale-lidea-un-modello-commonwealth-per-la-sardegna/

      Febbraio 2012.

    • Adriano, quando ti dico che non è cosi che si analizzano le cose, lo dico a ragione. Certo, la colpa è del sistema che non ci passa certo informazioni con cui capire il sistema e ci propinano dati e fatti talmente ingarbugliati che è quasi impossibile capirli. Quasi. In sardo si dice “no pothu anedus ma ge potu didus”. Il gettito a cui si reiferisce la Corte in questa sentenza non è quella relativa alla prima vertenza che, volenti o nolenti, è stata concordata a livello istituzionale e, diciamo a malincuore, è stata risolta con 25 milioni in 20 anni a partire dal 2010 a tasso zero per i mancati versamenti di IVA nei 12 anni di accertamento ( 91-2003) e con 500 milioni all’anno per 10 anni a partire dal 2013 sempre a tasso zero, e sono quei dieci miliardi di cui parli, quindi non sono questi i soldi a cui si riferisce la Corte in questa sentenza. I soldi da restituire sono quelli delle maggiori entrate, che Soru e Prodi concordarono in cambio del carico spesa della sanità e dei trasporti interni, e che ammontavano a circa (devo verificare la cifra esatta) 3,5 miliardi all’anno. Queste maggiori entrate riguradavano irpef, iva, giochi ed altre minime. La maggior ipref riguardava sopratutto il calcolo basato sul generato anzichè sul riscosso ( società che risiedevano fuori Sardegna e che facevano versare li i tributi, ma anche quelle dello stato come i pensionati sardi che versavano i tributi a Latina) e su questo ci sarebbe da dire molto su quei conti, visto che questo è già contenuto nelle direttive tributarie e spettano a tutte le regioni quindi nessuna concessione, ma casomai ci sarebbe da calcolare come per il resto anche il pregresso, ma è un altra storia. Per l’IVA invece si passò ad un calcolo su percentuale da uno che era a casaccio, si decideva ogni anno un tot .. sempre inferiore. Ecco, sopratutto su questo si è generato il fattaccio. lo stato ammise chiaramente attraverso vegas che non riuscendo a calcolare l’effettivo gettito corrispondente non poteva rimetterlo, quindi voleva che fosse la regione a fare le norme di attuazione. ovvio che era il solito trucco per non pagarcele, invece la Corte ha detto che non è cosi. La cifra mancante, dal 2010, è di circa 800 milioni/anno. Ora, ricordo una conversazione che ho avuto con te in cui mi dicevi che ” capirai che se ricorriamo alla Corte Costituzionale da ragione a noi, dve difendere lo stato”. Ebbene, non era cosi. C’è invece che i ricorsi vanno fatti conoscendo bene le storie, i processi istituzionali e le norme di attuazione. Tutte le volte in cui la Sardegna non ha neppure ricevuto una risposta dalla Corte è perchè non ha proceduto nelle maniere e con i sistemi corretti.

    • Ciao Giuliu, ti ringrazio per l’integrazione all’articolo. Ma faccio notare alcune cose:
      1) Per vertenza entrate noi intendiamo l’insieme dei tributi contesi fra Stato e Regione, sia quelli in oggetto di risoluzione o meno. Non a caso si è menzionato proprio l’accordo Soru-Prodi e l’accollamento delle spese per Sanità e Trasporti. Per il lettore si è scelto di semplificare la questione sottoponendogli l’informazione sull’opposizione della Corte Costituzionale alle ragioni del Governo. Considera che la maggior parte dei Sardi non conosce neppure l’esistenza dell’art.8…
      2) Va bene che supervisiono ogni articolo pubblicato, ma come potrai notare dagli articolisti del nostro Portale non sono l’unico autore dei testi. I nostri contenuti generalmente sono concordati al fine di seguire una linea politica coerente con gli indirizzi del nostro gruppo.
      3) Confermo ciò che dissi sulla Corte, per me è e rimane un organo politico con la discrezionalità dell’interpretazione giuridica. Osservando la giurisprudenza emessa dalla Corte su determinate materie, si nota facilmente che da decenni la prevalenza delle ragioni le ha attribuite allo Stato ed al Governo a scapito delle Regioni. Quando succede l’opposto, bisogna anche poter considerare che ci sia qualche influenza politica esterna.
      4) Quando hai articoli o pubblicazioni in materia, mandali pure che li pubblichiamo.

    • Beh, io mi riferisco all’articolo che avete postato, e qui mettete che “La notizia ha un enorme rilievo politico (ed economico): le tasse pagate per anni allo Stato e che dovevano tornare alla Sardegna in base all’art. 8 del nostro Statuto Autonomo dovranno essere restituite, si parla di circa 10 miliardi di euro, dimezzati durante la scorsa legislatura.” Cioè scrivete chiaramente che sono 10 i miliardi da riscuotere dopo la sentenza, se avevate altra intenzione era espressa male.
      Sulla questione delle sentenze della Corte non mi trovi d’accordo, qui non parli di un giudice qualsiasi e della sua giuria, con magistrati che operano, a volte, “interpretando” le leggi ed accettando o meno i precedenti. Qui si parla del massimo organo giuridico, sopra anche al governo, quello che può addirittura bocciare una legge perché ritenuta anti costituzionale. Le sentenze della Corte non sono interpretative ma “coordinate e applicate” sulle basi costituzionali reali, non dedotte. Ovvero, ci sono degli articoli ben precisi, nel limite della precisione umana ( ti invito a leggere il primo articolo della costituzione nella seconda parte e l’incongruenza tra la sovranità e il limite dato a chi ne è sovrano, “quasi” ossimoro, perché il soggetto è l’intero popolo, casomai è una parte di esso, anche di rappresentanza politica, che ha limiti, non il totale), che sono da applicare, non interpretare. Per questo torno a dirti che nello statuto, per quanto strumento monco per noi, sono incluse tutte le norme e ricorrenze per farlo rispettare, e non possono essere interpretati dalla Corte. Il problema che poni è casomai relativo al metodo dei ricorsi basati su articoli sconclusionati e a motivazioni che di fatto lo annullano. Se la Sicilia ricorre contro le accise e lo fa dicendo che vuole incassare anche quelle relative al passaggio del metano nel suo territorio, ovvio che la Corte gli da torto, le accise sono tributi sulla fabbricazione e in Sicilia non viene fabbricato il metano, ma passa soltanto. Altro è il discorso su quelle derivanti dalla “fabbricazione e lavorazione” di prodotti petroliferi, e qui ci sto scrivendo, spero di poterlo fare presto. Sto elaborando un progetto completo, a tutto tondo, con Sedda ed alcuni altri, appena finito lo metteremo a disposizione. Quello che manca in Sardegna è vera coscienza e capacità di comprensione delle dinamiche che le scelte comportano. Vedi la Saremar, non è corretto averla tenuta in house, è contro le norme europee, avrebbero dovuto cedere la gestione all’ARST di cui la proprietà è già della sfirs, e sarebbe pienamente in regola con le norme, cosi avrebbe potuto mettere a disposizione i capitali per le navi per tutta l’estate e salvare almeno questa seconda stagione turistica, oltre al fatto che avrebbe contribuito a dare valore alle azioni che oggi non hanno valore ed avrebbe avuto incassare ingenti cifre dalla vendita del 49% delle azioni. Invece siamo al secondo anno di nulla per questa incapacità congenita. Come ho già scritto, con i soli soldi finanziati per gli autotrasportatori ( sei milioni) avremmo comprato almeno una nave, la Domiziana è stata acquistata da un privato per 2 milioni e completamente ristrutturata in un cantiere turco per tre milioni, quindi 5, uno in meno addirittura. Ma la differenza la farebbe che, mentre con il finanziamento si incasina la situazione degli imprenditori sardi delle merci perché devono anticipare le spese e incasinarsi ancora di più con un sistema fiscale da scervellati, con l’acquisto avrebbero avuto lo sconto diretto e quella stessa nave sarebbe servita anche per tutti gli altri passeggeri. Ma su questo ne parleremo al momento dovuto.

    • Secondo il nostro punto di vista Giuliu, finché ogni singolo centesimo della complessiva vertenza entrate non sarà tornato a casa e nella piena disponibilità delle istituzioni regionali: la vertenza sarà aperta.

      In merito alla Corte, sono d’accordo sulla diagnosi ma non sull’interpretazione che ne dai, né sulla presunta azione “super partes” che essa vorrebbe esercitare. E proprio sul tema della sovranità collettiva di Popolo ti rimando ad un mio articolo pubblicato anche su Sardegna & Libertà nel 2009: http://www.urn-indipendentzia.com/URN/URN%20Sardinnya%20-%20L%27opinione%3b%20Sardi%20e%20Autonomia%20di%20serie%20B.pdf

      Sulla produzione di prodotti petroliferi è cosa nota, nel 2010 ospitammo anche un articolo dell’On. Pisano dei Riformatori Sardi al riguardo: http://www.sanatzione.eu/2010/09/on-pisano-lo-stato-cominci-a-restituire-ai-sardi-cio-che-e-stato-tolto/

      In merito ai Trasporti, siamo contrari ad una serie di cose: A) Che la Regione faccia l’armatore (e il PSD’AZ la pensa come noi); B) Siamo di conseguenza contrari all’istituzione di una compagnia pubblica di bandiera dei trasporti; C) Siamo per l’adozione di una defiscalizzazione mirata delle accise sui carburanti; D) Riteniamo che Tirrenia vada smembrata e che si riveda l’intero sistema dei collegamenti e degli operatori.

    • beh, anche a me andrebbe di dire che me li devi e me li rendi, punto. Ma davanti alla giurisprudenza non è cosi. Soru prese quegli accordi con la maggioranza del consiglio ed ora non puoi tornare indietro se non intentando causa civile allo stato per non aver onorato una parte dell’accordo ( queste ultime vicende in cui si è espressa la Corte) e quindi si annulla completamente tutto, anche il resto e si rivà a nuovo calcolo. Secondo me, fino a quando non sarà risolta la questione del patto di stabilità non si va da nessuna parte, che è un falso problema dal momento in cui la sanzione è ridicola rispetto a quanto potremmo avere e spendere, ma questi giocano ai piccoli chimici. Si avevo letto la tua, ma rimango dell’idea che la Corte, come qualsiasi giudice, può fare quello che vuole, ma se io porto delle motivazioni circostanziate, utilizzo i giusti canali istituzionale e gradi di giudizio , non c’è giudice che possa negarmi un diritto, ne tantomeno la Corte Costituzionale. Un imputato è condannato o assolto in base alla bravura del suo avvocato, a meno che non sia colpevole al 300%, ma anche in quel caso, un bravo avvocato ed anche davanti ad un giudice contrario, riuscirà comunque a ridurti la pena, a volte anche di molto. E’ un sistema basato sulle capacità.
      Ho letto quel rapporto di Pisano, e non l’ho condiviso per i motivi di sopra, ovvero, non era presentato nella maniera corretta ne tramite i giusti canali, e, per dirla tutta, i conti erano sbagliati, posso dimostrartelo quando vuoi.
      A) Io non ho detto che la Regione faccia l’armatore, infatti l’ho scritto. Ho detto che la Regione deve cedere la Saremar, non tenerla in house. Che il psd’az sia d’accordo nel non tenerla è solo la conferma che dicono una cosa ma fanno il contrario, perché, fino a prova contraria, è un sardista l’assessore ai trasporti che sarà responsabile delle sanzioni che molto probabilmente arriveranno dall’EU. Io mi riferivo alla Sfirs, la finanziaria regionale, non alla regione, ed è alla finanziaria regionale che sarebbero entrati soldi freschi e liquidi che avrebbe potuto, in base allo statuto, ridistribuire ai sardi con le modalità contemplate.
      B) B) ti ho risposto sotto, sarebbe pubblica solo nella regolamentazione, ma questo, la motivazione per cui sono per questo genere di “proprietà”, ne parleremo quando finiremo quel documento circostanziato anche dalle dinamiche economiche che genererebbe.
      C) Sulle accise, mirate o mancate, potrai legiferare solo con la sovranità, è uno dei tributi di competenza dello stato. Comunque sappi che le accise sono uno dei tributi su cui uno stato giusto e corretto gestisce e garantisce le sue continue entrate facendo un mix giusto di prelievi, diretti ed indiretti, ma qui entriamo in un discorso complesso. Il problema dei tributi è legato alla coscienza, correttezza, equità e saggezza.
      D) Non mi importa della Tirrenia, che l’Italia ci faccia quello che vuole, non voglio neppure i suoi soldi, voglio i miei. Le rotte me le gestisco da me e mi prendo quelle che voglio e che mi servono. Con l’autonomia portuale ci verranno a chiedere di attraccare nei loro porti, non dovremo neppure chiederlo.

    • Il discorso si è esteso su diversi fronti.

      Si è sul nodo del Patto di Stabilità che abbiamo riportato la posizione dei sardisti nell’articolo, sforare il tetto di spesa di proposito piuttosto che “stare nei ranghi” sarebbe un segnale di autorità (e io direi di “sovranità unilaterale”). Il problema è che la maggior parte degli amministratori locali non la vedrà alla stessa maniera…

      L’intervento dei Riformatori in materia di accise sulla produzione era politico e non tecnico (come purtroppo diversi altri temi), il ché significa che è stato disperso senza avere la giusta spinta che avrebbe potuto condurlo nei canali giusti. Questo è uno di quei casi per cui sostengo sempre che serva la pressione indipendentista (che non c’è, in quanto frammentata in parecchie sigle).

      Sulla Corte non sono d’accordo, non condivido il parallelo con la bravura o meno di un avvocato che si può notare in qualsiasi procedimento giudiziario, come per la Cassazione, la Corte genera dei PRECEDENTI. E i precedenti giuridici, come saprai, spesso si appoggiano a esperienze pregresse/cavilli/variazioni semantiche/ecc. Ciò significa che esiste il margine della discrezionalità. Ovvero un margine che può avere origine politica. Ricordo spesso in materia un vecchio congresso sardista in cui si propose di trasformare la Corte Costituzionale in un organo federale, con giudici eletti dalle Regioni. La proposta sarebbe ancora attuale.

      Sui Trasporti posso solo ripetere il concetto: a noi vengono i brividi solo a immaginare partecipazioni pubbliche (quindi attraverso la SFIRS) in questa materia. L’A.R.S.T. non andrebbe coinvolta.
      Nella cultura politica e istituzionale italiana, dove c’è la partecipazione pubblica, c’è quasi automaticamente la clientela e il disservizio. Da anni ormai attraverso il nostro spazio come U.R.N. Sardinnya riteniamo che anche l’indipendentismo debba rivedere il suo orizzonte culturale nella visione dei servizi pubblici, orientando la sua azione più sulle regole, sulle sanzioni e sulla concorrenza piuttosto che sulla partecipazione pubblica.

      Il rischio a cui sta andando incontro Solinas lo sta lamentando il PD Sardo da mesi.

      Sulle accise..ovviamente è un problema di sovranità. Ma è anche lo scopo degli indipendentisti (che non governano)…

    • Io non mi riferisco ai piccoli enti, mi riferisco proprio alla Regione. E’ la Regione che deve infrangere definitivamente un patto fatto di nulla e basato sul nulla. I conti su cui poggia il patto è, mi pare, del 2005, precedente l’accertamento delle maggiori entrate. Quindi, ora sopratutto che la Corte ha accertato anche questo ennesimo passaggio va rivisto e se il governo italiano non lo fa è in torto marcio. Voglio vedere quale corte europea ha il coraggio di sanzionarmi se io ho tutti quei soldi e abbatto il debito o investo in servizi o, in genere, in sviluppo. Poi ripeto, infrangere quel tetto si subisce una sanzione ridicola rispetto alla cifra che si incasserà e al benessere che ne deriverà ai sardi. Ma soprattutto si parla di un patto basato su impegni parziali, non “totali”. Noi oggi, rispetto al periodo in cui fu fatto il calcolo, abbiamo la totalità della spesa pubblica in sanità e trasporti interni, perciò il tetto, che prima non lo comprendeva, è di fatto nullo, non esiste un limite per una spesa pubblica totalmente a carico.
      Sanno bene cosa elabora e propone l’indipendentismo in materia, ho scritto spesso di questo e loro lo sanno bene, credimi, per quale motivo non interagiscono con chi ha una visione corretta invece di litigare nei banchi del governo sardo? Non c’entra nulla l’unità degli indipendentisti, le proposte ci sono, manca l’umiltà da parte loro, chiamino. Poi, lasciamo perdere, ci sono professori di diritto tributario che danno ragione alla correttezza sull’agenzia sarda delle riscossioni e economisti che sono d’accordo sul fatto che i meccanismi che andrebbe a generare sarebbero certamente ed ovviamente positivi per noi. Invece mi trovo ancora a spiegare questi passaggi proprio a certe, ne sono rimasti pochi per la verità, parti indipendentiste che ancora vogliono modificare proprio quella parte dello statuto che ce lo consente. Come scrivi tu, ci sono i precedenti in tal senso e sono importantissimi nel sistema giuridico italiano, uno di quelli è addirittura datato ’65. Ma noi ci riteniamo sempre sfigati, a noi no, non ci spetta?
      Sulle sentenze della Corte ti ho già risposto, una delle motivazioni sta proprio nei precedenti, e ci sono tutti, in tutti i casi, basta sapersi dotare delle giuste motivazioni, compresi gli sviluppi nel settore tributario attuale. L’abuso di diritto fa al caso nostro, e ricorre proprio in quello delle accise ;) . Ci sono diverse cose che toccheremo in questo periodo, ci serve solo un po di tempo, compreso il discorso legato alle società che non fanno altro che fatture di carico e scarico dei prodotti petroliferi, sono depositi fiscali situati in pochi km e che non hanno alcuna funzione se non quella del passaggio e conseguente aumento di prezzo e che, di fatto, escludono operatori sardi che sono costretti a prendere la merce esternamente e depositarle li e metterli in commercio fuori perché non fanno parte di quel sistema, la conseguenza è che impoveriscono ancora di più le casse Regionali. Ma anche questo andrà affrontato. Per questo la proposta precedente sulle accise non è corretta, la Corte non la prenderebbe in esame, proprio perché sbagliata nella forma e nella sostanza.
      I servizi pubblici non funzionano, hai ragione, sono impregnati di clientelismo e disservizio, ma non è “il bene del servizio” che non va bene, è l’utilizzo che se ne fa, il malaffare. Quindi si elimini ciò che non va, non il servizio. Prendiamo ad esempio il servizio di trasporto esterno e prendiamo quello su mare che rappresenta quello principale dal momento in cui è quello totale, che permette qualsiasi genere di trasporto, cose e persone. Nessun privato, da solo, metterà il suo capitale a disposizione per creare un “sistema” congeniale alla nostra necessità. A noi serve un sistema che generi servizio, che sia di “ponte”, non che generi profitto, non in questo caso. Profitto, in questo caso, significa costo eccessivo e la cosa mal lega con il commercio “totale” di cui necessitiamo per le merci, turismo, svago e sociale. A noi serve un servizio che renda conveniente venire in Sardegna, che renda conveniente commerciare e comunicare. Questo potrà farlo solo una società come quella, che non è, ripeto, pubblica, ma gestito privatamente da una spa e finanziata, da parte pubblica, dalla sfirs, il resto devono farlo gli operatori dei vari settori che avrebbero la loro compagnia, a prezzi convenienti e che controllerebbero le storture. Fino a quando saremo ostaggio di qualsiasi operatore privato al quale demandiamo una nostra necessità ( e ricordiamoci che è una necessitò non una scelta), avremo sempre un sistema non congeniale alle nostre aspettative e bisogni. Se vuoi che una cosa non accada fai in modo che non possa accadere. Quindi crea un sistema che impedisca le storture, si può fare, si deve fare. Ma anche qui parliamo di un discorso molto ampio che fino a quando non verrà esposto completamente non è facile da interiorizzare, siamo drogati da un sistema marcio, dobbiamo tagliarlo questo marcio, è quello l’ obiettivo che dobbiamo avere, non tagliare un servizio essenziale. La concorrenza sarà sempre garantita, solo che ci sarà un operatore che, grazie alla sua funzione principale è un calmiere delle tariffe quasi naturale, gli altri dovranno adattarsi.
      Che il PD si lamenti non mi stupisce, fatto sta che quando erano li non hanno fatto nulla, quindi ora attaccano l’opposizione politica, non li considero in questa fase. So che chi governa ora non sta facendo nulla in tal senso, anzi, quel poco lo sta vendendo, come l’aver, per il secondo anno consecutivo, dato in gestione ad una società palermitana il servizio a bordo di catering della Saremar, assurdo. Come assurdo è il lamento continuo, anche di questi giorni, da parte sardista sul personale di bordo della Tirrenia, che ha pochissimi sardi a bordo. Bene, e perché mai allora per il secondo anno consecutivo a bordo della Saremar succede lo stesso? Te lo dico io. In Sardegna non si rilasciano libretti di navigazione! Quei libretti sono i documenti essenziali per lavorare a bordo delle navi, ma la capitaneria di Cagliari non è attrezzata per i corsi, bisogna organizzarla. Allora ti chiedo, visto che il problema è quello della non disponibilità e mancanza di cultura di quel lavoro che è una nostra risorsa, per quale motivo, lasciamo il primo anno, non si è organizzato un corso regionale a Cagliari per tutte/i quelle/i ragazze/i ce vogliono intraprendere quella occupazione? Ora ci si lamenta della Tirrenia? No, i colpevoli sono sempre loro stessi. Ci sarebbe molto da scrivere su ciò che questi non fanno, con la loro inefficienza sono la colpa di tutti i mali che viviamo giornalmente. Poco tempo fa Sedda andò da Solinas e portò un progetto con cui cercare almeno in parte di mettere una pezza sul problema che sta vedendo in ginocchio uno dei pochi settori produttivi sardi: il turismo. Come nulla fosse, nonostante riconoscesse la bontà, andò avanti con il nulla.
      Qui non servono dialoghi con i sordi, serve che i sardi diano ascolto a chi pensa, lavora e progetta per il bene comune, non di partito o di comodo.
      PS
      Il percorso, per quanto lo vogliamo accelerare, ha dei passaggi obbligatori, e quello principale prevede un periodo di gestione autonomista, per il momento le accise le stiamo perdendo quando invece potremo, almeno in questa fase, prendercele, e parliamo di almeno un miliardo e mezzo/anno. Quando saremo indipendenti potremo fare quello che dici sulle accise, non ci verrebbero comunque riconosciute in base alle norme europee che prevedono che le accise siano applicate e riscosse nel proprio territorio e la Sardegna, incasserebbe quanto già incassa oggi.

    • PS 2
      gli indipendentisti non governano, giusto, ma la colpa è degli indipendentisti che dicono e progettano soluzioni o dei sardi che si adagiano sul clientelismo e sulle promesse impossibili come i 200 mila posti di lavoro in due anni? Oppure di quello che non crede nella possibilità che i sardi siano capaci di essere come ogni altra donna o uomo della terra? E meno male che siamo a noi i sognatori. Smettetela di criticare e basta, provate ad ascoltarci, forse qualcosa di buono ne verrà fuori ;)

    • E’ un discorso lungo, cercherò di essere breve.
      Bada Giuliu, che come il “precedente giuridico” ha stabilito una cosa, allo stesso modo potrebbe stabilirne un’altra, decontestualizzando il contenuto di una data materia in base all’epoca di applicazione. E’ una tecnica per non sconfessare quanto già detto in precedenza ma che di fatto serve a creare due pesi e due misure. Io non sarei così ottimista nell’appellarsi sempre al precedente (che è comunque giusto e va fatto), ma è la tipica mentalità “autonomista” che proprio voi di ProgReS contestate, cioè il ritenere che prima o poi, comunque, il diritto verrà riconosciuto se passa nei canali giusti. Nella realtà non è detto che vada così al 100%. Politicamente sto dicendo che il percorso è giusto, ma che non c’è da attendersi un risultato proporzionalmente equo.

      Sul nodo di stabilità, sostanzialmente se si viola un Patto dovrebbe avvenire sia da parte regionale che dei suoi enti periferici, perché proprio così si arriverebbe a quelle positive ricadute nel territorio. Giusto alcuni giorni fa avevo un discorso in materia con un responsabile del comune in cui vivo con riferimento ai limiti che si ritrovano alcuni operatori economici. Non dovremmo scindere i due aspetti (e politicamente per Roma non sarebbe poco).

      L’intervento che avete proposto sui Trasporti noi lo vediamo solo come una misura tampone, nel senso che può essere utile solo per la contingenza ma non qualificherebbe una complessiva politica dei Trasporti per il futuro (che può avvenire solo con una vera sovranità, che ora non c’è). Non è necessario che debba esserci una compagnia con la finalità di calmierare i prezzi, dipende da tante variabili, e alcune non quantificabili a condizioni correnti. Faccio un esempio breve: come si può ragionare sui flussi quando non si è ragionato a monte neppure su defiscalizzazioni e su destagionalizzazione? E’ chiaro che il volume di traffico rimarrebbe potenzialmente invariato senza considerare quei due aspetti (che inciderebbero sia sul piano merci che su quello turistico). Guarda le Canarie ad esempio.

      Poi che tutto sia gestito male oggi è chiaro, ma la competenza è quella che è, e con quello che c’è sulla piazza bisogna fare i conti. Siciliani e campani continueranno ad arrivare per quello e per altri settori. Ogni tanto c’è gente che mi dice: “ma la Regione su questo poteva fare così, su quest’altro colà”…e io rispondo: “e vi stupite ancora?”

      E quì arrivo al succo del discorso, che almeno per noi non cambia e che facciamo da anni: l’indipendentismo potrebbe anche avere i programmi migliori del pianeta e tirare la giacchetta tutti i giorni a chi ha incarichi amministrativi per dare suggerimenti, ma nella pratica questi suggerimenti o non verranno adottati, o riceveranno solo parziale ascolto, oppure ancora verranno usati solo propagandisticamente in chiave elettorale. Questo succede per il semplice fatto di non avere una seggiola da cui fare pressioni per far passare certi concetti. Quando si governa, inevitabilmente, non c’è solo l’incompetenza con cui confrontarsi, ma anche l’assegnazione di determinate cariche, il confronto con i partner e le loro decisioni (e non è detto che i partner politici comprendano o ascoltino quei suggerimenti). Spesso quindi il risultato finale di un’azione politica è inferiore alle aspettative sotto tutti i punti di vista. Ma l’indipendentismo questo stenta a comprenderlo proprio perché da anni, con le sue futili frammentazioni, fa di tutto per non governare…
      Lo dico spesso agli altri nostri membri che vorrebbero ammorbidire la linea di U Erre Enne: a che serve che il ProgReS (per parlare del vs movimento) sostenga una cassa sarda delle entrate quando la sua restante linea politica promuove scissioni? L’efficacia di quanto proposto è inversamente proporzionale al peso che si ha per farla passare.

    • Adriano, mettiamo alcuni punti per chiarire 1) la questione dell’agenzia sarda delle riscossioni è del fiocco verde, associazione civile e che comprende tante anime, comprese non indipendentiste ma che riconoscono quel percorso importante per la nostra economia, e sono semplici cittadini, semplici avvocati, imprenditori. Poi c’è anche che Progres abbia e stia sostenendo l’iniziativa attivamente, e questo va a suo vantaggio non a svantaggio. 2) Stai dialogando con me non con progres, io non sono in esecutivo ne in direzione nazionale, ne io ne Sedda visto che stiamo parlando quasi a tre.
      Quindi, la soluzione che abbiamo proposto passa dal breve, al medio e al lungo periodo. Ovvio che il più importante oggi sia quello immediato, non si può perdere neppure un solo secondo, ogni minuto sono turisti che decidono altre mete meno care. Ma non c’è neppure da aspettare il prossimo anno per decidere, si deve fare oggi e definitivamente, basta opzioni tampone, dobbiamo costruire solide fondamenta per la futura casa da edificarci sopra. Mi spiegherò meglio più in la cosa intendo per società che funziona da calmiere, dal momento in cui ho avuto la sensazione che non ci siamo capiti. La nostra storia è piena di riferimenti su cosa non dobbiamo più fare, e cioè aspettare che siano privati a servirci, non lo è mai stato ne mai lo sarà. Chi impegna capitali ha diritto ad un giusto profitto e quello mal cozza con la necessità, facile immaginare che capre a cavoli nella stessa barca non arriveranno mai insieme alla sponda opposta. A noi serve una compagnia che abbia sia il privato che il pubblico come fornitore del servizio, ma gestito privatamente, da una società come l’arst spa, con tutto il sistema economico che genererebbe a favore dei sardi. Insomma, se non rendiamo conveniente venire a trovarci, nonostante le particolarità che possiamo offrire, il settore turistico è destinato ad essere riservata ad una nicchia, quella che assume stranieri solo perché le norme europee lo consentono e nessun benessere ai sardi, neppure il posticino stagionale! Se noi ci forniamo di un trasporto che non sia direttamente creato per generare profitto ma lo consente in maniera esponenziale grazie al basso costo, ne usufruirebbe tutto il sistema sociale ed economico: grandi numeri turistiche, destagionalizzazione (chi vieterebbe a chiunque di recarsi in Sardegna in occasione dei vari ponti festivi anziché recarsi in Calabria, Umbria, Toscana ecc se il costo è pari o inferiore su strada?), mobilità per i sardi e trasporto merci conveniente. Tutto questo è possibile solo con quella scelta, e le motivazioni economiche sui numeri dei trasporti li scriveremo a breve e non rimarrà assolutamente invariato, come sempre è il sistema che cambierà il flusso e la quantità di utilizzo.
      Le proposte sono ben conosciute e possono essere valutate, è una scusa quella di non aver seggiole, non servono seggiole se si parla di benessere al proprio popolo. Mi diari che tutti questi continuano a voler essere primi attori e non ascoltano. Giarda, non voglio fare nomi, ma a molti di coloro che citi sempre ho mandato appunti e osservazioni anche sugli scivoloni che prendono continuamente, a volte rispondono e ammettono,a ltre, spesso, manco rispondono, eppure do sempre dati certi su ciò che scrivo.
      Si deve cambiare Adriano, cambiare la coscienza di chi sta al governo, non nomi politici di carriera ma gente che possiede la capacità, la voglia. Il coraggio. Non servono partiti, ma persone in grado di fare.

    • PS
      sei stato tu per primo a parlare dell’importanza dei precedenti nel sistema giuridico italiano, io ho solo confermato, ora midici che non lo è poi cosi tanto? ;)

    • Anch’io Giuliu mandavo appunti e considerazioni a Tizio, Caio e Sempronio. Ti dirò, mi sono stufato e non cerco più nessuno. Infatti spesso non arrivava neppure risposta. Come U.R.N. Sardinnya per adesso ci limitiamo ad esporre le cose nel nostro spazio. Ripeto: per adesso, poi si valuterà se adottare altri strumenti di pressione dialettica e politica.

      Sulla vostra proposta non ho ulteriori elementi per commentarla, quando ne pubblicherete i dettagli valuteremo.

      Sulla Corte e sui precedenti confermo, tra le righe hai sostenuto che non c’era un margine politico nelle decisioni, io ho sostenuto che esiste (e questo esiste proprio e anche nei precedenti).

      Sull’influenza e sul peso effettivo dell’indipendentismo la pensiamo in maniera diversa.

    • [...] della Sardegna è reso più bruciante dal debito dello Stato con la Regione Sardegna a causa della vertenza entrate, un debito di miliardi di euro non ancora saldato. E non uno solo dei 2,3 miliardi prospettati [...]

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