Hizb’Allah non occupa il Parlamento Libanese, l’MPS quello Sardo sì. SNI ed AMPI giocano col fuoco

Cari Amici,

Ad un anno dalla guerra contro Israele, nel 2007, mi trovavo a Beirut. Il movimento politico para-militare sciita di Hizb’Allah contestava il Governo, ma non aveva mai occupato il Parlamento Libanese ad oltranza, si limitò solo a manifestare pacificamente di fronte al Palazzo del Governo, giorno e notte.
Il rispetto della democrazia risiede infatti nel capire che, occupare un aeroporto, una superstrada o fermare un qualsivoglia servizio pubblico, è un atto comprensibile, ma che richiede prima di tutto il rispetto del luogo di massima espressione della sovranità popolare: il Parlamento appunto, e le relative assemblee territoriali che svolgono funzioni simili. Seppur con peso diverso.
Ebbene, proprio Hizb’Allah, che di guerre civili e “resistenze” se ne intende, non solo non ha mai utilizzato un’arma da fuoco nel corso della manifestazione di protesta, ma non ha neppure spaccato un vetro del palazzo sotto al quale migliaia di militanti e semplici cittadini esponevano le loro ragioni, giuste o sbagliate che fossero. Nel Parlamento ci sono entrati solo attraverso il voto.
Nessuno in quell’occasione si mosse: non agenti di Pubblica Sicurezza, né intelligence, ancora meno forze regionalistiche dell’area militarmente presenti come la Siria.
Ho visto anche tante mamme con bambini sui passeggini e tanti palloncini colorati nell’aria.
Non c’erano solo persone benestanti, ma anche persone con aziende a rischio. Altre che avevano perduto la casa.
C’era disperazione, anche rabbia. Ma non odio. C’era un Popolo insomma, non solo una fazione contro un’altra.
Erano consapevoli che la calma e l’assenza di proclami tesi ad aumentare il clima di tensione avrebbe portato loro dei benefici.
Solo nelle dittature la politica trova giustificazione nella violenza (e proprio la teocrazia iraniana ce lo insegna), ma in democrazia la musica è diversa.

La Sardegna è un’altro mondo, ma non per questo culturalmente più evoluto se valutato in specifici contesti.
Da noi esiste ancora una certa sottocultura indipendentista, allevata nel classico post-sessantottismo, che vede ancora nell’assalto al “Palazzo d’inverno” e nella logica dello scontro con “il padrone e le sue forze di occupazione” l’apice del proprio movimentismo politico.
Si tratta di cialtroneria ideologica completamente importata dalla tradizione contestativa della vecchia sinistra italiana.
Ed a noi, cari amici, ci suona veramente strano trovare in alcuni comunicati di Sardigna Natzione e di A Manca pro s’Indipendentzia dei residui di quel mondo. La cosa ci dispiace parecchio, a me in prima persona, perché se oggi siamo tutti qui a parlare di indipendentismo, in parte lo dobbiamo anche al passato di Sardigna Natzione ed alla sua costanza. Anche in tempi in cui era ben più difficile parlare pubblicamente di “autodeterminazione”.
Ma possono dei movimenti politici parlare di pacifismo e poi attribuire responsabilità a senso unico sulla Polizia minimizzando quelle di alcuni manifestanti?
L’indipendentismo Sardo vuole continuare ad imbarbarirsi seguendo gli schemi stantii della defunta sinistra italiana?
Ma non dovrebbe essere il lavoro del nazionalismo moderno quello di parlare a tutte le categorie del Popolo senza fare figli e figliastri?
Oppure: è forse falso che alcuni agenti abbiano ecceduto dai loro compiti allo stesso modo in cui alcuni manifestanti, carichi di alcool, si sono imbarcati in una curiosa ed improvvisa “disperazione” che in precedenza nei bar non avevano?
Vogliamo sul serio nel 2010 dividere ancora il Popolo Sardo in “buoni” e “cattivi”?
Vogliamo classificarlo in “servi” e “patrioti”?
Possibile che un movimento che si è trasformato da “Partidu Sotzialista Indipendentista” in “Sardigna Natzione” non abbia ancora capito queste cose?

Troviamo quindi irresponsabili le giustificazioni date dal movimento SNI sull’occupazione, da parte di alcuni esponenti dell’MPS, del Consiglio Regionale.
Tali giustificazioni, di parte, sono potenzialmente pericolose per le sincere istanze del Movimento Pastori Sardi. Perché tali giustificazioni, non solo consentirebbero realmente a presunti infiltrati di fomentare disordini, ma attirerebbero seriamente nelle manifestazioni quell’anonimo circuito dell’eversione Sarda, che potrebbe utilizzare il trambusto al fine di causare fatti criminosi che danneggerebbero tutti. Giustificando, con la conseguente repressione, lo status quo ed il clima di indigenza a cui la Sardegna, come ben sapete, è stata ridotta.
I santuari della democrazia non si toccano, anche l’occupazione pacifica del Consiglio Regionale è una forma di prepotenza.
Le occupazioni si facciano altrove, ma nei Parlamenti si discute. Non si impedisce a qualcun’altro (eletto) di farlo. E solo il voto può decidere chi deve governare o meno. Non le piazze o i demagoghi.

Ci stupisce infatti che da ambienti di SNI si siano chieste le dimissioni della Giunta Regionale, e, parallelamente, la soluzione consiliare della vertenza.
Non si capisce dunque amici quale politica intendiate promuovere: da un lato delegittimate la maggioranza regionale dal prendere provvedimenti auspicandone le dimissioni, dall’altro avvallate l’occupazione di quegli spazi democratici, da un’altro ancora volete che quella stessa politica risolva delle emergenze. E, ciligina sulla torta, AMPI parla di “forze di occupazione”.
Non c’è da stupirsi pertanto che con questo incoerente e ideologico modo di procedere, sia SNI che AMPI rischino di porsi proprio come i primi alleati dei provocatori che darebbero le giustificazioni a quei funzionari di Polizia per mettervi all’angolo. Benché tutti conoscano il vostro indiscutibile pacifismo.
Come non c’è da stupirsi della dispersione di voti in cui è incorsa SNI, più che AMPI, negli ultimi anni.
Rappresentare un piccolo ma storico movimento dell’indipendentismo Sardo non significa dover campare di rendita, né proporre una politica assolutamente inutile e controproducente in questa particolare situazione. Sardigna Natzione esca dall’ambiguità ideologica e dimostri pluralismo e legittimazione di tutto il Popolo Sardo. Agenti inclusi.

Invitiamo A Manca pro s’Indipendentzia a chiedere conto al Questore di Cagliari, il dott. Salvatore Mulas, del perché egli abbia dichiarato a mezzo stampa del fermo di un appartenente ad AMPI e chi, eventualmente, gli avesse riportato tale notizia in ufficio. E’ necessario valutare se vi siano gli estremi della diffamazione.
Ed invitiamo l’indipendentismo di SNI a non strumentalizzare la disperazione di tante brave persone in difficoltà che non hanno bisogno di un clima di scontro ma solo di un dialogo sereno con le istituzioni. Aspetto che non da tutti i manifestanti è stato possibile ottenere, ma solo da una maggioranza che purtroppo è rimasta vittima di una calca fomentata da pochi facinorosi.
Alla Magistratura il compito di identificare le responsabilità.
Il nostro modello di indipendentismo non è quello fallimentare di “Batasuna” col quale molti di voi solidarizzano. Da queste parti non c’è bisogno di martiri che subiscono l’illegalizzazione. Nei nostri intenti ci sono solo indipendentismi di successo: quelli dove anche gli agenti sono parte del Popolo. Dove possono votare indipendentista e dove non vengono considerati “traditori al servizio del nemico” per aver svolto (anche male), il loro lavoro nella collettività.

Basta con i messaggi sbagliati. Noi siamo dalla parte della Polizia e dei Pastori, come siamo contro quegli agenti e quei pastori che hanno sbagliato.
Pensateci.

Bomboi Adriano – Ass.ne U.R.N. Sardinnya

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    1 Commento

    • A proposito dei Pastori. Deserto umano, animale e di pensiero.

      Prologo

      Lunedì 11 ottobre partiamo da Terralba io ed il mio amico nonchè Presidente del PAR.I.S. Malu Entu e Presidente dell’omonima Repubblica Indipendente, Doddore Meloni. Direzione Desulo.
      Percorriamo la pedemontana del Monte Arci, Tiria, rotonda di Siapiccia, nuova provinciale per Allai (peraltro bellissima). Arriviamo quindi ad Allai. Lo attraversiamo e ci dirigiamo verso Samugheo.
      Prima di entrare in paese incrociamo una moto con un postino che probabilmente fa rientro ad Allai.
      E’ la prima cosa che incrociamo partendo da Terralba. Incredibile.
      Ancora più incredibile è il non aver intravisto neanche l’ombra di bestiame; pecore, vacche, buoi, capre. Niente. Non c’è quindi l’ombra neanche del pastore.
      Superiamo Tonara per inerpicarci verso il rifugio montano in territorio di Desulo, punto di partenza per le escursioni verso Pedras Crebadas (Punta Ampsicora), la vetta più alta della Sardegna con i suoi 1834 m.
      Qui, in mezzo alla strada cominciamo ad incrociare bestiame (capre, pecore, mucche, buoi) incustodito ma comunque segnato. E’ la prima traccia di vita animale da Terralba al rifugio.Un gregge di pecore mangia sulla strada del mangime lasciato da un allevatore. Vediamo bene, mangime sulla strada! Mah.

      Ieri l’ennesima manifestazione dei Pastori a Cagliari.

      Manifestazione che si trasforma presto in guerriglia urbana. Spari di lacrimogeni, sassaiole, lanci di bottiglie, manganellate, pedate nel culo e in ogni parte del corpo.
      Scene squallide di una terra morta, svilita ed avvilita.
      Situazioni ed avvenimenti che la Sardegna non meriterebbe di subire. Ma che subisce. E non da ieri.

      I Pastori Sardi scelsero di accettare l’arma del contributo, soldi che piovevano come manna, macchine fuori strada per controllare e seguire le greggi e, cosa assi strana, ovili ed aziende tenuti/e in condizioni fatiscenti, pecore “accorrate” dentro a recinti realizzati con reti di materasso, ruote di camion e via dicendo.
      Se guardo un gregge di due-trecento pecore riesco puntualmente a contarne almeno la metà azzoppate e malate, con la conseguente poca resa dell’animale stesso. Si spendono soldi in mangimi ed i pascoli rimangono deserti anche quando c’è l’erba.
      I contributi non ci sono più, non ci sono più soldi. La merce di scambio è finita.

      Il voto,

      che per anni il potere politico ha utilizzato per devestare un bene inestimabile come la nostra economia agropastorale.
      Inserita nel contesto nazional italiano, la nostra economia sprofonda e si inabissa senza via di scampo, gestita a malomodo da vittime e carnefici, colpevoli in egual misura.
      Oggi il movimento pastori sardi (mps) chiede l’applicazione della deminimis (100 milioni di euro) circa 15 mila euro ad azienda, dimenticandosi però che in quei 100 milioni c’è anche da considerare una fetta da destinarsi alle aziende agricole. Sarebbe una goccia nel deserto della disperazione.
      Oggi il Movimento Pastori Sardi sta diventando preda del potere politico retto, a nostro parere, in modo disdicevole da un Assessore all’Agricoltura che parla di adeguarsi alla globalizzazione. Ma a chi si rivolge? A gente che non è nenche in grado di curare quattro pecore perchè probabilmente quei tanti contributi l’hanno resa stanca, apatica ed oggi non tanto rassegnata, quanto incazzata perchè i soldi non ci sono più.
      Ma è inutile parlare a costoro di accise, di costo elevato dell’energia, di guardare al passato per rendersi conto che forse è da li che arrivano tutti i nostro mali.

      Perchè sono anche i nostri.

      In una terra libera avremo avuto la possibilità di decidere del nostro futuro, sfruttando le nostre risorse ed occupandoci Noi, in prima persona dei nostri problemi, senza dover andare ad elemosinare cose che ci sarebbero spettate e che per diritto (vedi vertenza entrate) sarebbero potute rimanere all’interno di una Nazione e Repubblica Indipendente Sarda.

      Per concludere, noi del P.A.R.I.S. ci dissociamo da certe prese di posizione di “leaders” indipendentisti che riteniamo confusi, stanchi e in questa occasione tendenzialmente pericolosi.

      Epilogo

      Mentre mi appresto a mangiare una bella fetta di prosciutto crudo Murru (sempre che non sia contrario il nostro assessore all’agricoltura) vi saluto cordialmente

      Fabrizio Desogus
      PAR.I.S. (Partidu Indipendentista Sardu) Malu Entu

      via Piave, 3 – Terraba
      http://www.repubblicadimaluentu.com

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