La CIA apre al pubblico i files sulla Sardegna

La CIA apre al pubblico i suoi archivi, decine i documenti desecretati sulla Sardegna grazie al Freedom of Information Act: dalla seconda guerra mondiale ai presunti rapporti dell’indipendentismo sardo con la vecchia Libia di Gheddafi. E appare persino un deciso interesse dei servizi segreti USA verso la lingua sarda. Vediamo di cosa si tratta – Di Adriano Bomboi.

“La più piccola minoranza al mondo è l’individuo. Chiunque neghi i diritti dell’individuo non può sostenere di essere un difensore delle minoranze.”
Ayn Rand, 1905-1982.

Pochi sanno che a Langley, in Virginia, nella sede della CIA, e negli archivi digitali del Maryland, esistono decine e decine di sardi classificati per nome ed appartenenza politica. Si tratta solamente di una parte del vasto schedario inerente tre tipologie di documenti desecretati dall’intelligence USA relativi alla Sardegna ed oggi aperti al pubblico.
Ma di cosa si tratta esattamente?

L’agenzia americana, sulla base del Freedom of Informaction Act, “Atto per la libertà d’informazione”, emendato ed implementato da Washington nel 1996 al fine di garantire pubblica trasparenza all’operato dei servizi segreti all’estero e di fornire materiale di rilevanza storica, ha digitalizzato circa 13 milioni di documenti (U.S. Department of Justice). Tra questi ve ne sono diversi riguardanti la nostra isola.
La “reading room” offre materiale relativo alla seconda guerra mondiale, consistente nei movimenti delle forze sul campo; poi materiale relativo alla guerra fredda, consistente in un’opera di sorveglianza, ordini e raccomandazioni tanto ai propri servizi, quanto agli alleati internazionali; infine materiale di stampa consistente in una raccolta di periodici e quotidiani inerenti a due precisi argomenti: eversione e terrorismo.

Per “eversione” dobbiamo intendere tutti quei documenti in cui sono stati classificati quei sardi che durante la guerra fredda sono stati parte attiva del Partito Comunista Italiano, all’epoca, seppur democratico, considerato una minaccia al posizionamento geopolitico dell’Italia (nonostante questa, anche con l’appoggio del PCI, avesse aderito alla NATO). E sardi che a vario titolo hanno preso parte a movimenti di sinistra radicale. Per “terrorismo” infatti dobbiamo intendere anche quelle sigle passate al crimine, al banditismo, più o meno organizzato, o alla lotta armata, e a torto ritenute suscettibili di poter influenzare l’elettorato rispetto all’egemonia politica esercitata dalla Democrazia Cristiana. Le fonti più rilevanti citano il M.A.S. (Movimento Armato Sardo), brevemente attivo nei primi anni Ottanta; ed i presunti rapporti dell’indipendentismo sardo con la vecchia Libia di Gheddafi. Si tratta tuttavia di comuni notizie di stampa. E in alcuni casi di report relativi ai traffici ed ai passaggi di terzi sorvegliati nei maggiori scali portuali e aeroportuali sardi verso altre destinazioni del Mediterraneo.

Inutile aggiungere che sotto questo profilo, oltre ad un’importante curiosità che vedremo tra poco, non si trova materiale storicamente rilevante, né particolari novità utili a sviluppare analisi o valutazioni diverse da quelle già ampiamente note.
Del resto un’agenzia spionistica non avrebbe alcun interesse a divulgare documenti ipoteticamente compromettenti, sia per le proprie attività che per quelle dei suoi alleati italiani. Verosimilmente oggi l’attività di sorveglianza si indirizza maggiormente verso le reti del terrorismo islamico.

La curiosità di cui tenere conto riguarda sicuramente un documento interno alla NSA (National Security Agency), ed alle strutture annesse, datato 1985, nel quale veniva raccomandata la formazione di linguisti francesi ed italiani per parlare “i dialetti” corso, sardo e siciliano. Tale documento afferma che dal 1984, dietro impulso di James Brennan, è stato realizzato un database comprendente un comitato di esperti deputati a collaborare sia con i servizi segreti locali che con quelli statunitensi, al fine di coordinare tempestive misure di prevenzione in chiave anti-eversiva. Grazie a questo documento (vedi PDF) deduciamo che sino alla metà degli anni Ottanta si era sottovalutata la lingua sarda come efficace fattore di sorveglianza, e il cui valore è stato scoperto solo a seguito dell’accresciuta operosità di alcuni gruppi sardi nel corso di quel decennio (tra cui il già citato M.A.S.).

A prescindere dalla necessità di sviluppare efficaci sistemi di controllo, viene da domandarsi in base a quale diritto un’istituzione estera abbia potuto registrare, a loro insaputa, i nominativi di tanti sardi, soprattutto democratici e totalmente estranei alle attività illecite di pochi.
Non possiamo tuttavia stupirci di questa continua invasione alla privacy a fronte dello scandalo globale causato dalle rivelazioni di Edward Snowden in merito al programma PRISM, oggi in grado di catalogare le informazioni di qualsiasi individuo in qualsiasi angolo della terra.

Impossibile inoltre stabilire se queste intrusioni possano dare luogo a forme di ingerenza nella politica regionale. E’ certo che questa valutazione rientrerebbe più nell’ordine della sfera politica che in quella della sicurezza: sia per i rapporti di collaborazione tra Italia e USA; sia per la natura dei nostri partiti indipendentisti, pienamente democratici e non ostili agli interessi di nazioni alleate.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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