La critica: Sulla Giunta, su Abbanoa, sul Partito Progressista Sardo e sull’Europa

Se il buongiorno si vede dal mattino, dobbiamo ricordarci due punti essenziali con i quali il sovranismo aveva basato la sua campagna elettorale col centrosinistra di Pigliaru: competenza e questione morale. Perché i sovranisti dovevano essere la punta di diamante della nuova amministrazione regionale, ma il principale sostenitore della competenza, il filologo Paolo Maninchedda, è finito all’Assessorato ai Lavori Pubblici pur non avendo alcun titolo in materia. E i RossoMori? Hanno lanciato Elisabetta Falchi all’Agricoltura senza il parere dell’ormai ex segretario Salvatore Melis. Insomma, una spartizione bella e buona, decisa da pochi, su cui grava però un’altra ombra: alcuni sovranisti avrebbero votato a favore dell’elezione del rinviato a giudizio Gianfranco Ganau come presidente del Consiglio Regionale. Ma non è tutto, perché dal nuovo Consiglio Regionale si è imposto il nome di Oppi (indagato per peculato) nel compito di vigilare sulle spese dell’assemblea (qualcuno ci spieghi anche perché i manager regionali hanno stipendi tanto elevati e nessuno se ne occupa). Contiamo almeno su IRS per tenere vivi temi come la riduzione delle tasse e dei poligoni militari.

Eppure tutto questo, non dimentichiamolo, succede con una legislatura che parte con una delle più basse legittimazioni democratiche nella storia dell’Autonomia, grazie ad una legge elettorale dalla vita breve ma che è riuscita ad estromettere dalla Regione il maggior moto culturale emergente nel Popolo Sardo, rappresentato dalle migliaia di cittadini che hanno votato Sardegna Possibile e la coalizione di Mauro Pili (che proprio questi giorni ha presentato un memorandum sulla sovranità). Bene invece Efisio Planetta del Partito Sardo d’Azione, che mesi fa da indagato ha avuto l’onestà intellettuale di farsi da parte per poter chiarire la sua estraneità ai fatti contestatigli. Totalmente condivisibili quindi le critiche di Andrea Pubusa su questa Giunta di professori, che avrà molto da farsi perdonare, sempre che ci riesca, datosi che tutt’ora non ha un chiaro programma di governo.
C’è un aspetto positivo? Si c’è. A differenza delle forze politiche centraliste, i sovranisti hanno una visione complessiva del rapporto fra governo e governati, e in questi termini proprio Paolo Maninchedda, anche se alle prime armi coi Lavori Pubblici, potrebbe dare un buon contributo alla qualità dell’Assessorato, tanto che si è attivato immediatamente per vagliare alcune delle numerose vertenze aperte sul tavolo per snellirne l’evasione. Bene infatti sul caso Anas-131 e sulle iniziative che via via vengono prese in esame. Purtroppo non convince sul caso Abbanoa, denotando una eccessiva disponibilità al compromesso, e di fatto ponendosi in stretta continuità con l’operato delle Giunte precedenti in materia. Preoccupanti infatti le dichiarazioni di Maninchedda: “Questa storia degli 800 milioni di debiti di Abbanoa è un azzardo comunicativo, molto dannoso, che mischia debiti veri con investimenti”. Che significa tra le righe? Che gli investimenti vanno bene, e che quasi un centinaio di milioni di euro di debiti sono tollerabili.
Tollerabili? Siamo in presenza di una classe politica che ha letteralmente spolpato il denaro dei contribuenti e non possiamo considerare fisiologico un simile ammanco solo in prospettiva degli investimenti da compiere. Le dimissioni dell’amministratore Carlo Marconi appaiono quindi una misura simbolica che non intacca le pesanti responsabilità politiche che stanno dietro le quinte di questa vicenda. Abbanoa non funziona solamente per l’assenza di investimenti per il miglioramento delle infrastrutture, ma per la spietata lottizzazione clientelare fatta dai suoi maggiori azionisti, che sono pubblici (fra cui i Comuni di Cagliari e Sassari) e non hanno interesse a razionalizzare la coordinazione del servizio (nel PD c’è persino chi ha auspicato un ritorno al passato, con l’obiettivo di incrementare le clientele). Il servizio pubblico taglia regolarmente l’acqua alle persone più indigenti, invia bollette stellari e non è neppure in grado di offrire una fatturazione regolare alle proprie utenze. E c’è di più: Abbanoa è stata persino in debito coi privati della multinazionale Acciona Agua per i servizi di depurazione (e vediamo chi ha il coraggio di parlare di “interessi e speculazioni private”). Si tratta dell’esito delle gestioni pubbliche in house dei servizi. Probabilmente sarebbe tempo di uscire da questa spirale delinquenziale per valutare con serenità se utilizzare questa legislatura per gettare le basi di una seria ed efficiente privatizzazione del servizio idrico (come già avviene in mezzo mondo ed anche in Sardegna, con gli appalti, però, non pagati forniti ad Acciona). Parte degli impiegati potrebbero essere assorbiti nel nuovo servizio.
Non possiamo tollerare che vengano costantemente utilizzati soldi pubblici per tamponare buchi di bilancio creati dalla politica, dietro lo slogan dell’acqua “pubblica”. Dubitiamo tuttavia che la Giunta Pigliaru e l’assessore Maninchedda siano in grado di opporsi con forza a queste clientele per andare in tale direzione, e tutto si risolverà nella classica conservazione dell’esistente. Ricordiamoci la lezione economica di James M. Buchanan: il politico non compie sempre azioni lungimiranti nel campo della spesa ma solo a breve termine, per non scontentare il proprio elettorato, senza curarsi del debito che potrebbe ammassarsi nel corso del tempo.

Al di là di Abbanoa, i partiti sovranisti come intendono cambiare la Sardegna? Hanno i numeri per farlo? Considerando i pochi temi validi rimasti, come quelli dell’Agenzia delle Entrate, rimane da capire come vogliano sviluppare il proprio potere contrattuale. Al riguardo si parla spesso di realizzare un grande partito della sinistra Sarda, ultimamente riproposto anche da Paolo Maninchedda. L’area dovrebbe estendersi dal PD regionale fino all’IRS di Gavino Sale. E sul piano teorico sarebbe auspicabile la nascita di un grande partito del progressismo Sardo ma, anche, di un grande partito del liberalismo Sardo. Sfortunatamente oggi non esistono valide condizioni per nessuna di queste ipotesi. Il PD locale paga la sua subalternità ideologica ed organizzativa alla segreteria romana, e ben difficilmente i suoi quadri dirigenti aprirebbero la strada ad un organismo federale seriamente distinto dal centro, soprattutto in tempi in cui Renzi cerca di portare avanti una riforma costituzionale tendente a ridurre i poteri degli enti locali (sul tema vedere l’articolo del mese). Tuttavia le componenti del Partito dei Sardi, dei RossoMori, di IRS, e magari anche di SEL, potrebbero convergere verso un progetto unitario, malgrado le idee dei singoli dirigenti di tali movimenti appaiano ancora vaghe e dettate dal contesto politico corrente.
Vi è infine una questione basilare di cui tenere conto: siamo sicuri che la Sardegna abbia bisogno di un partito progressista e non di un progetto politico moderato più ampio? O quantomeno di un partito più libertario e meno ideologizzato a sinistra.
Con una spesa pubblica che si aggira attorno al 60% del PIL la Sardegna è un area che sopravvive anche grazie ad un ampia intelaiatura assistenzialista e sussidiarista, ma non solo: lo Stato Italiano è arrivato alla cifra record del 132,6% del PIL di debito pubblico. Chiunque abbia il coraggio di sostenere che il problema è il “liberismo” o sedicenti complotti della finanza internazionale, dovrà abbandonare il mondo dei sogni e fare i conti con questa macroscopica realtà. Le tasse superano il 60% degli utili delle imprese, la disoccupazione avanza e lo Stato non accenna a tagliare seriamente la spesa, che aumenta progressivamente, nonostante l’austerity venga fatta pagare al ceto medio. Per chi non l’avesse ancora capito, la vera sfida del nostro tempo è quella di ridare fiducia al privato per stimolare gli investimenti e ridurre il parassitismo sociale alimentato da una classe politica lontana. Meno tasse, meno burocrazia e più tutela della cultura Sarda, è questa l’unica ricetta liberale con cui potremmo rilanciare l’isola, accompagnandola ad un graduale sviluppo della sovranità. Dispiace che sul versante della politica europea l’associazione di sinistra “Sardegna sostenibile e sovrana” abbia promosso falsi riferimenti, come la proposta di Tsipras, rilanciando il pensiero di Altiero Spinelli, che forse nell’isola si è letto poco. Non sapete chi era Spinelli? Nell’immediato dopoguerra il suo Manifesto di Ventotene fu uno dei capisaldi ideologici a favore della moneta unica, di una politica estera unica e di un esercito unico europeo. Ecco perché oggi Spinelli viene ricordato da Popolari e Socialisti europei ma viene ignorato dalle maggiori famiglie indipendentiste europee, come quella dell’EFA (che comprende lo Scottish National Party) e dell’ALDE (che contiene il CiU Catalano, e che potrebbe ospitare un Partito Nazionale Sardo). Tipico della sinistra italiana ed europea è infatti la volontà di annullare le differenze culturali del vecchio continente per arrivare alla tecnocrazia del governo universale, della moneta universale e del cittadino universale, e chissà cos’altro. L’indipendentismo combatte questa tendenza centralista per promuovere l’elvetizzazione dell’Europa, cioè la vera Europa dei Popoli. Dove il potere è multipolare, dove Bruxelles non sarà più la sola e lontana istituzione a decidere in vece dei propri membri (prendano nota anche i nostri soloni dell’indipendentismo che parlano senza informarsi). E’ interessante notare che proprio la Francia, al secondo posto dopo Berlino fra le maggiori beneficiare dell’Europa tecnocratica attuale, abbia sviluppato un moto popolare fortemente euroscettico (e che purtroppo si è saldato tra le fila del nazionalismo di Marine Le Pen). Ma siamo sicuri che si tratti di euroscetticismo? Difficile valutare Parigi, mentre in Italia secondo Stefano Magni non esiste una ragionata critica a Bruxelles, ma solo un piagnisteo anti-austerity. Il vero euroscetticismo sarebbe solo quello britannico, dove si chiede più mercato contro la gabbia di regole europee che rallenta i Paesi membri.
Ebbene si, in Sardegna abbiamo ancora tanto di cui discutere.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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