Elezioni Politiche 2013: Ma chi tutelerà gli interessi della Sardegna?

Michele Cossa dei Riformatori Sardi su Monti nel luglio 2012: “Il Governo continua a spremere i Sardi” (La Nuova, 07-07-12); Michele Cossa dei Riformatori Sardi su Monti nel gennaio 2013: “Monti è la vera novità della politica” (La Nuova, 03-01-13).

Ricordate quando l’agenzia di rating Fitch declassò lo Stato Italiano? A ciò seguì il declassamento di vari enti locali, inclusa la Regione Autonoma della Sardegna. E ricordate la motivazione politico-economica che diede l’agenzia? Che solo l’Autonomia finanziaria della Regione avrebbe potuto evitare un abbassamento del rating, che infatti fu più generoso nei confronti delle Province Autonome di Trento e Bolzano e, nel resto d’Europa, in tutte quelle Autonomie che avevano fatto valere una propria fiscalità autonoma rispetto a quella dello Stato di appartenenza munito di un consistente debito pubblico, come in Spagna (Sa Natzione, 01-03-12).
Oggi, quanti dei candidati Sardi al Parlamento italiano, di destra, centro e sinistra, sono coscienti di questo e di altri problemi? L’Agenzia Sarda delle Entrate fa parte dei loro programmi? La confusione regna sovrana, nel PD, partito che ha sostenuto i tagli di Monti per oltre un anno, si pensa che solo mettendo a posto i conti dello Stato “poi si metteranno a posto” anche quelli della Regione; nel PDL, il gruppo Unidos di Mauro Pili, nonostante il meritorio ma solitario impegno di opposizione al Governo Monti, continua ad ignorare la specificità culturale dell’isola puntando solo sull’insularità e rimanendo organico al PDL romano, lo stesso partito i cui parlamentari hanno sostenuto Monti e che risulta corresponsabile del mancato avvio del metanodotto della Sardegna in quanto concorrente commerciale dei gruppi ENI ed ENEL (da noi il metano costa oltre il 78% in più della media UE – La Nuova, 01-12-12). Improvvisato invece il programma dell’M5S Sardegna di Beppe Grillo. E Monti? Che possiamo dire sul principale artefice dei tagli alla Sardegna, nonostante lo Stato ci sia debitore per miliardi di euro sulla vertenza entrate? A fronte di un PDL in declino e con le seggiole già occupate dai suoi più celebri volti isolani, il partito dei Riformatori Sardi ha scelto proprio il centro democristiano guidato da Monti come strumento con cui intercettare quella percentuale di moderati Sardi vicina al tema del “rigore” e della responsabilità (o presunta tale). Ma c’è una pessima notizia che dobbiamo dare, sia ai liberali Sardi e persino alle altre liste di ispirazione socialista che accusano il Governo uscente di “neo-liberismo”. Ebbene, un Governo che – con la scusa della lotta all’evasione fiscale – è arrivato ad imporre l’utilizzo del conto bancario e senza banconote per ogni transazione sopra i mille euro, non può essere tacciato di “neo-liberismo”, pare piuttosto una manovra da “Unione Sovietica”. Roba da far impallidire i principi di Bruno Leoni e di tutta la “Scuola Austriaca”. Puro statalismo che controlla l’individuo, l’economia ed ogni centimetro della libera circolazione del capitale, ma che protegge le grandi corporazioni politico-finanziarie, le quali, proprio nel “Governo tecnico” sostenuto per un anno da tutti gli schieramenti politici, trova la perfetta sintesi per contenere un debito pubblico il cui conto viene fatto pagare solo al ceto medio ed alle fasce più deboli della popolazione, mentre nulla è stato fatto sul tema delle grandi liberalizzazioni. Perché questa è l’Italia, un Paese dove una parente dell’amministratore delegato dell’ENI fa parte della Consob (l’organismo di controllo della Borsa), cioè un Paese dove i controllati sono i controllori, dove non esiste vera concorrenza e dove la politica è lo strumento per la conservazione di questo doppio ruolo che non giova né al mercato, né, di conseguenza, agli interessi dei consumatori e dei cittadini in senso lato. Ma poi chi ha creato il debito pubblico italiano? Non certo la cancelliera tedesca Merkel, ma l’uso spregiudicato del welfare con cui per decenni le classi dirigenti italiane – centrali e periferiche – hanno perpetuato il loro potere, incrementando la burocrazia della macchina pubblica, il clientelismo e l’assistenzialismo. Pertanto, quali forze politiche dovrebbero tutelare lo sviluppo economico e culturale della Sardegna per mettere al riparo i ceti più disagiati? Ne converrete che non è più possibile dare credibilità ad una truppa parlamentare Sarda confusionaria e distratta rispetto agli interessi del territorio, piegati al mito secondo il quale i conti dello Stato vengono prima di quelli della nostra Autonomia (già Attilio Deffenu nel 1910 criticava questa impostazione della deputazione Sarda a Roma). Il livello culturale non sembra aver fatto progressi, e la voracità con cui la classe politica locale ha amministrato l’inattuata Autonomia Sarda, con i suoi sprechi ed il suo forsennato clientelismo, sono la più tetra espressione di un ceto politico mediocre e senza scrupoli rispetto alla necessità di applicare ma anche di potenziare l’Autonomia stessa (vedere al riguardo l’articolo de “Il Sole 24 Ore” sulle spese regionali).

A questo punto ci sono alcune considerazioni da fare, che riguardano la linea del Partito Sardo d’Azione, del PD e delle restanti forze politiche isolane. Il sardista Maninchedda sostiene giustamente che i neo-parlamentari Sardi non dovranno più recarsi a Roma a scatola chiusa ma concordare preventivamente la natura del loro operato in rappresentanza della Sardegna. Il paradosso è che il PSD’AZ, partito più antico dello Stato italiano e teoricamente con “più esperienza”, si trova pressoché isolato sia in maggioranza che all’opposizione, a dimostrazione di una gestione poco virtuosa della strategia da portare avanti anche nei confronti del PD (partito che, seppur qualitativamente basso, ha le maggiori chances di ottenere buoni risultati alle Politiche del febbraio 2013). L’aspetto curioso è che, nonostante proprio il PD sia il nuovo baluardo del nazionalismo italiano, un movimento autonomista come lo SVP è riuscito a siglare un accordo al fine di dare una rappresentanza parlamentare alle proprie minoranze linguistiche (e dunque anche agli interessi economici del territorio), la Sardegna, PSD’AZ o meno, non è riuscita a fare altrettanto. Magari anche poiché distratta rispetto alla volontà di far valere il suo status di minoranza linguistica e nazionale (a proposito: Alto Adige e Friuli hanno siglato accordi triennali con la RAI per la messa in onda di una programmazione bilingue). Piuttosto, il PD ha cercato di paracadutare persino candidati esterni. Rimane dunque valida anche la proposta di Fortza Paris (e del M.E.RI.S.) per la creazione di una “Lista Sardegna”, che proprio nella specificità identitaria dell’isola avrebbe potuto giocare la sua presenza nel quadro parlamentare. Ma la frammentazione di intenti e di protagonismo delle varie sigle politiche non consente ad oggi di concretizzare questo tipo di proposta, lasciandoci ancora una volta in balia di deputati che si occuperanno di tutto, meno che della Sardegna. Quindi no ad improbabili liste improvvisate e fuori tempo massimo che starebbero allettando vari indipendentisti. Non si può fare testimonianza ad un mese dalle elezioni.

Monti, fasullo innovatore del bipolarismo, diventerà la stampella del PD? Che consenso svilupperà in Senato rispetto alla Camera? Nonostante il bipolarismo italiano inizi a manifestare delle crepe, l’attuale legge elettorale non consente né una valida rappresentanza delle minoranze nazionali della Repubblica, né la governabilità che proprio il bipolarismo presupponeva di conquistare, a dimostrazione dell’immaturità politica generale dell’Italia. E in questa terra di mezzo, stavolta non ci resta che consigliarvi di votare il “partito dell’astensione”, in attesa di riordinare le forze.

Di Adriano Bomboi & Marco Corda.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    • [...] alla nostra economia ed al nostro diritto ad una equa programmazione sociale. E’ vero, noi crediamo poco in questa competizione elettorale, arrivando persino a considerare l’astensione come un [...]

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