La Protezione Incivile

Finita l’emergenza neve riemerge il più classico dei problemi: una selva burocratica accompagnata da politici e funzionari che giocano a scaricabarile l’uno sull’altro. Nel frattempo i cittadini pagano il fisco di uno Stato assente di fronte ad emergenze e calamità varie – Di G.B. Sanna.

Ho assistito, essendovi coinvolto, a qualche disgrazia in Sardegna e in Italia. Ovunque non ho potuto fare a meno di notare la similarità delle problematiche che si sono manifestate.

Nel centro Italia conosco i luoghi colpiti dal terremoto e dalle emergenze legate all’inverno. Marche, Lazio, Umbria e lo splendido Abruzzo. Tra i vari, Accumoli, Penne, Polignano, Montemonaco, paesi e frazioni dispersi nella roccia; case, fattorie, aziende e alberghi. Neve, tanta neve, da settembre a marzo. Vi sono agricoltori, pastori, albergatori, abituati alla neve, che nascono e muoiono con la neve.
Come noto, un albergo è diventato una trappola. Padri, figli e lavoratori vi hanno trovato la morte. Altri non hanno avuto altra speranza che urlare in cerca di aiuto. Uomini attaccati ai cellulari, con la prima richiesta di soccorso inoltrata alle nove del mattino a fronte di soccorritori assenti. Ben 18 ore di assenza con nessuna risposta dal sistema. E ancora urla nel silenzio. Spazzaneve, turbine, elicotteri e motoslitte assenti, mezzi non operativi o ritardatari, qualcosa non funziona. Soprattutto la scelta di lasciare in sosta i mezzi di soccorso dove non servono.

In Sardegna conosco i Comuni dell’Ogliastra, della Barbagia e della Gallura oggi attraversati dallo sdegno. I sindaci di Fonni, Desulo, Buddusò e ancora di altri paesi si sentono abbandonati al proprio destino. Dove sono gli spazzaneve, le turbine, i gatti delle nevi, gli elicotteri? Ancora mezzi fermi dove non servono.
E la Protezione Civile? Dove sono l’ANAS, la Guardia Forestale, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, la Polizia, l’Esercito, i Barracelli, i volontari? Pastori dispersi, stazzi e bestiame abbandonati. I mezzi che liberano le strade sono quelli dei privati, i volontari sono i paesani, ma non bastano.

Ci sono responsabilità oggettive? Esiste ancora una catena di comando? E soprattutto, perché si è rivelata priva di efficacia? Forse si tratta di retorica: Roma non conosce l’ubicazione di Accumoli, Penne, Polignano, Montemonaco. Del resto neppure Cagliari ha chiare idee su Fonni, Desulo, Buddusò, né sull’Ogliastra e la Barbagia in generale. Chi è preposto alla gestione del rischio si è mostrato impreparato.

Eppure la neve era stata prevista con una settimana di anticipo. I terremoti invece non si possono prevedere, il dopo si. Anche le alluvioni si possono prevedere. Le grandi calamità invece, prevedibili o meno, si devono saper affrontare.

Il responsabile della Protezione Civile ha ripreso i sindaci sardi che si sono mostrati impreparati. Ma nell’Italia dello scaricabarile non era sufficiente: l’assessore regionale Donatella Spano ha ulteriormente rimproverato i sindaci, rei di non aver predisposto la Pianificazione Comunale di Protezione Civile e di Emergenza, in osservanza dell’Allegato alla Delibera di Giunta Regionale n° 20/10 del 12 Aprile 2016. Scartoffie misteriose agli occhi dei contribuenti, a cui viene sottratto denaro che non servirà a risolvere alcun problema. Ma il quadro normativo di riferimento è alquanto esteso. Vedere: L.996/70, L. 225/92, D.Lgs 300/99, L.C. 3/01, L. 100/12; modifiche alla L. 59/12, DL 93/13, L. 56/14. A queste leggi si devono sommare milioni di decreti ministeriali e interministeriali, circolari, leggi regionali, disposizioni, etc. La Presidenza del Consiglio è padrona assoluta della sua incapacità. Intorno alla Protezione Civile girano da sempre troppi quattrini pubblici. Il personale non arriva per concorso, si è cooptati. Le imprese non sono selezionate da regolari bandi, sono cooptate, sono cooptati tecnici e professionisti. Talvolta si tratta di loschi figuri che vivono al di là dei controlli amministrativi, con appalti fuori gara e verifiche ex post della Corte dei Conti. Talune imprese, cooperative e società, magari vicine alla politica, stanno ad aspettare la loro fortuna nelle disgrazie. I sindaci sono i primi ad intervenire ma non possiedono mezzi e uomini sufficienti. Sopra le loro teste orbitano Province commissariate e senza mezzi, Prefetti senza mezzi, sindaci delle Città Metropolitane, Assessorati regionali, funzionari regionali della Protezione Civile, governatori, nonché oscuri responsabili della Unità di Soccorso.

Il panorama è nebuloso, la burocrazia è confusionaria: il primo cittadino si rivolge al prefetto, il prefetto chiede l’aiuto dei singoli corpi operativi e mentre i sindaci suonano le campane inizia il giro turbolento delle chiamate e non sempre delle risposte.

A Fonni si è potuta riscontrare la dedizione al paese del sindaco Daniela Falconi, idem per le altre comunità dell’isola coinvolte dalle imponenti nevicate.

Chiediamoci anche perché nell’Italia del debito pubblico fuori controllo la Protezione Civile non si serva immediatamente dell’Esercito. L’Esercito è l’unica istituzione non civile che possiede i mezzi e le competenze per affrontare determinate calamità naturali, ma spesso viene scelto solo come ultima opzione. Magari perché i suoi quadri gerarchici saprebbero aggirare meglio quelli degli enti civili, con la loro politicizzata e incompetente catena di comando.

Fuori da queste desolanti considerazioni rimangono le comunità che non hanno mai smesso di credere nei valori della solidarietà e dell’impegno, lasciandoci in dono il pianto, la fatica, il sorriso e la gioia di chi è riuscito a salvare delle vite.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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