Vargiu: Partecipate sarde. Tutti i numeri dello scandalo. Non solo IGEA

La bufera che travolge in questi giorni l’IGEA sottolinea, qualora ce ne fosse bisogno, quanto sia stata importante e vincente la battaglia condotta dai Riformatori che ha consentito domenica scorsa, nei lavori della Commissione Affari Costituzionali della Camera, l’approvazione dell’emendamento che introduce il principio della trasparenza della Pubblica Amministrazione all’interno della riforma della Costituzione.
Adesso si tratta di tradurre in legge anche lo smantellamento del sistema delle “società partecipate” che, per sua stessa natura, crea una zona opaca di influenza pervasiva della politica che rischia di essere continua fonte di illegittimità e di illegalità.

I numeri non lasciano equivoci: solo le partecipate regionali costano ai sardi oltre 300 milioni di euro l’anno!
In particolare, le cifre di IGEA allarmavano già nella relazione della Corte dei Conti del luglio dell’anno scorso: la società perdeva 10.434000 euro nel 2011, 2.614000 euro nel 2012 e 11.523.000 euro nel 2013, ciò nonostante era in grado di assumere 29 nuove unità di personale a tempo determinato nel 2012 e una nel 2013.
Ma ciò che è forse più strano, nel 2012 riusciva ad assegnare ben 44 studi e consulenze esterne, per l’importo di 299.949 euro, che si riducevano (davvero di poco!) a “sole” 23 consulenze per 92.684 euro nel 2013.
Né erano utili ad IGEA gli interventi di spending review successivi ai referendum del 2012: gli amministratori scendevano da 3 a 1, ma gli emolumenti non si riducevano affatto ad un terzo: calavano invece appena da 66300 euro (2012) a 52.000 euro (2013). Per contro addirittura aumentavano gli emolumenti dei revisori dei conti che sono cresciuti dai 62.130 euro del 2012 ai ben 70.815 euro del 2013.
Ma IGEA è solo un tassello del sistema delle partecipate regionali: a scorrere i dati disponibili le “anomalie” sono davvero tante. C’è SIPAS spa che è in liquidazione dal 2000 (quattordici anni!). Non ha più neppure un dipendente, ma riesce a mantenere un amministratore (30.987 euro/anno) e tre revisori dei conti, la cui spesa addirittura cresce dai 19.558 euro del 2012 ai 27.605 del 2013.
Tra gli enti dai numeri curiosi spicca il caso della Fluorite Silius: in liquidazione dal 2009 (soli 5 anni!) riesce a fare il miracolo di aumentare di quasi il 20% il costo del proprio personale dal 2012 al 2013. I 94 dipendenti in servizio costano 3.092.000 euro nel 2012, ma il loro costo lievita a 3.712.000 nel successivo 2013.

Interessante anche il caso di Sardegna.it che, pur avendo nei suoi organici quasi 150 persone (che costano circa sette milioni di euro) e pur essendo una delle poche partecipate che fa nuove assunzioni (26 nuovi assunti tra il 2012 e il 2013) è costretta a spendere in attività esterne di studio e consulenza ben 479.827 euro nel 2012 e 481.254 euro nel 2013.
Prima di concludere un piccolo rompicapo: è quello proposto dalla partecipata al 100% “Fondazione Sardegna Film” che, nel 2012, risulta priva di dipendenti, ma spende 23.184 euro per remunerarli.

In definitiva, le sole dieci società partecipate in liquidazione sono costate alle casse regionali 5.504.000 euro nel 2013: i commissari liquidatori sono costati 293.413 euro e i loro 24 revisori dei conti sono costati complessivamente circa 186.000 euro. Considerato che ci sono società in liquidazione dal 2000 (Intex e Sipas), dal 2004 (Sigma Invest) e cosi via, gli amministratori di queste società sembrano tra i pochi sardi ad avere risolto il problema dell’occupazione a tempo indeterminato.
Bene faceva dunque la Corte dei Conti nel luglio 2014 ad invocare maggior trasparenza e circolazione dei dati, ma soprattutto l’accelerazione delle pratiche di dismissione delle società partecipate e la eliminazione dei consigli di amministrazione che creano pericoloso sottobosco politico.
Una richiesta analoga a quella che hanno fatto i sardi, in modo plebiscitario con i referendum del maggio 2012!

Sen. Pierpaolo Vargiu – Riformatori Sardi.

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Redazione SANATZIONE.EU

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