Perché Paolo Fresu non ha sbagliato ad accettare l’invito di Israele

Alcune settimane fa il musicista Paolo Fresu è rimasto coinvolto in una brutta polemica. Diversi sostenitori locali della causa palestinese lo hanno invitato a declinare la sua partecipazione all’Israel Festival di giugno, conclusosi pochi giorni fa. Ma sapete qual è l’aspetto più bizzarro? Che questo invito è stato sostenuto anche da coloro che simpatizzano con la causa LGBT per il riconoscimento delle coppie di fatto.
Cosa c’è di strano?
Che nei territori palestinesi i diritti LGBT non esistono. Le autorità palestinesi non tollerano l’omosessualità e numerosi palestinesi, considerati “anormali” (sia dalle autorità religiose e sia, purtroppo, anche da molte autorità civili), sono costretti a rifugiarsi in Israele, unico Stato mediorientale che non discrimina le differenze di genere. Pensate che in diversi Paesi arabi non esiste neppure il matrimonio civile. Ad esempio numerosi cittadini libanesi sono spesso costretti a recarsi a Cipro per coronare il loro amore interconfessionale, come fra uomini cristiano-maroniti e donne sciite. L’ipocrisia sessuale, prima che l’orientamento di fede, rappresenta uno dei grandi nodi irrisolti della società araba: perché se formalmente diverse costituzioni di Paesi islamici hanno un taglio “liberale”, riconoscendo persino la libertà sessuale, nei fatti questa è moralmente proibita, e fattualmente sanzionata. Come ha recentemente illustrato il documentario “The invisible men”, del regista Yariv Mozer, vivere la propria sessualità per molti arabi significa subire sevizie, scendere nella clandestinità, e fuggire – paradossalmente – proprio verso lo Stato che abusa della sua forza per piegare la resistenza palestinese che reclama la propria indipendenza da Tel Aviv.
Esistono vari tipi di apartheid. Chi ha attaccato Paolo Fresu dunque non conosce lo spirito della musica, ancor meno il jazz, che è quello di unire i popoli e di dare un messaggio di pace. Ma probabilmente non conosce neppure la complessità del Medio Oriente, che spesso viene unicamente interpretato secondo i luoghi comuni di una provinciale sinistra italiana. Quella che si affanna di apparire moralmente irreprensibile. Ve lo dice un etero che non ha mai partecipato ad un gay pride, e che riconosce tanto i diritti dei palestinesi quanto il diritto di Israele all’esistenza.

Volete una vera causa per cui battervi? In Iran una ragazzina di 21 anni, Razieh Ebrahimi, è stata condannata a morte. La sua colpa, o forse la sua legittima difesa, è quella di aver ucciso il marito durante l’ennesima lite. A 14 anni venne costretta dalla sua famiglia a sposarsi con un uomo violento. E non esiste Stato al mondo che abbia il diritto di porre fine alla vita di chi ha subito tanta brutalità.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    3 Commenti

    • Questo commento è ridicolo. Infatti, la critica a Fresu non è originata dal fatto che sostenga i Palestinesi in tutto e per tutto, ma dal fatto che sostenga un paese che pratica sistematicamente la segregazione su base religiosa e nazionale, che occupi illegalmente territori non propri e che faccia tutto ciò in spregio della legalità internazionale. Egli infatti, con il suo gesto, sostiene Israele, che occupa tutta la Palestina illegalmente e che opprime, umilia, discrimina e troppo spesso uccide e sequestra in modo indiscriminato la popolazione originaria della Palestina.
      A questo si aggiunge il fatto che la popolazione originaria della Palestina è stata sottoposta a una pulizia etnica nel 1948 e che venga regolarmente sottoposta a punizioni collettive, come si vede con sgomento in questi giorni a Hebron, città occupata e terrorizzata dai coloni e dalle truppe di occupazione israeliani in modo costante, al di fuori di ogni pratica civile. L’occupante israeliano, peraltro, non fa alcuna distinzione fra etero- e omosessuali fra la popolazione originaria della Palestina che in modo pervasivo, costante e particolarmente crudele e feroce perseguita in modo continuativo.
      Chiunque sostenga un governo siffatto, come lei, si pone nella posizione di ricevere un giudizio morale. Lei infatti difende proprio chi non può essere difeso: chi occupa illegalmente un territorio non proprio e ne opprime la popolazione originaria. Il colonialismo è infatti un grave crimine contro l’umanità e chi lo compie è un criminale.

    • Commento fazioso Alessandro. Nel pezzo c’è scritto chiaramente che Israele abusa della sua forza, ma si ricorda anche che i diritti sessuali dei palestinesi non vengono dopo quelli nazionali. Cosa che la sinistra radicale, anche in Sardegna, scorda spesso. Nel mondo antico per dei giochi olimpici si fermava una guerra, oggi si pretende persino di fermare una tromba. L’umanità non ha fatto passi avanti, peggio ancora quando l’ipocrisia porta ad interessarsi dei diritti LGBT locali rispetto a quelli dei popoli che si intende difendere, mi pare un paradosso.

    • é scandaloso che un musicista sia costretto a fare delle dichiarazioni politiche per poter suonare in pubblico senza problemi.

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