Regno Unito riconosce la Cornovaglia come nazione, grazie alla lingua

Dopo 15 anni di battaglie giuridiche e politiche, lo scorso aprile, la Cornovaglia ha ottenuto il riconoscimento di nazione in qualità di minoranza celtica del Regno Unito.
Si tratta della regione del regno britannico con il prodotto interno lordo più basso, inglobata da secoli nell’influenza della monarchia britannica, venne elevata a Ducato nel 1337. Il suo popolo è di poco superiore ai 500.000 abitanti, eppure il nuovo status politico è stato conseguito grazie alla lingua locale e all’opera del “Cornish Language Partnership for the development and promotion of the Cornish language”, che gode di una eccezionale ripresa, anche grazie all’adozione del bilinguismo nella cartellonistica stradale e all’inaugurazione del primo asilo nido in lingua locale. Tuttavia stando al censimento del 2011 solo 557 persone la utilizzano come idioma principale.
Nel 2001 fu presentata all’ex premier Tony Blair una petizione dove molti residenti chiesero un più alto grado di autonomia dall’Inghilterra, e così dal 2002 in poi crebbe nei cittadini la coscienza e il desiderio di indipendenza, passando dal 46% al 72% di favorevoli all’istituzione di una Assemblea regionale sudoccidentale autonoma, come è stato fatto in Galles e Scozia (The Unitary Authority of the Cornwall Council).
Al titolo di nazione Celtica ha influito in maniera particolare la convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del 1995, ratificata dal Regno Unito nel 1998, che sancisce il riconoscimento dello status di appartenenza della Cornovaglia alle antiche sei nazioni celtiche, e gode quindi degli stessi diritti e delle stesse tutele di tutte le altre nazioni del Regno. Tutti i firmatari della suddetta convenzione devono così rispettare i diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, impegnandosi a combattere le discriminazioni, promuovere l’uguaglianza, preservare e sviluppare la cultura e l’identità delle minoranze nazionali, garantire alcune libertà in relazione all’accesso ai media, alle lingue minoritarie e all’educazione, incoraggiando la partecipazione delle persone appartenenti a tali minoranze alla vita pubblica.
La lingua della Cornovaglia è inoltre l’unico idioma locale riconosciuto ai sensi della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d’Europa.

Paradossalmente la Sardegna rappresenta in Italia la più grande minoranza linguistica, con un numero di abitanti circa tre volte maggiore della Cornovaglia, ma la propria classe politica non riesce ad attivare alcuna azione politica e giuridica atta a garantire una sovranità popolare degna di nota. La revisione degli attuali rapporti tra Stato e Regione rimane la base per ogni possibilità di progresso dell’isola.

A differenza dello Stato Italiano il Regno Unito è consapevole dell’assenza di sviluppo in assenza di autonomia, dimostrandosi così più liberale di Roma nella devoluzione di funzioni che non devono necessariamente essere esercitate dal centro.
Tutto questo succede mentre l’Italia insiste nella sua rovinosa pressione fiscale e burocratica, senza intaccare seriamente la spesa e i privilegi della classe politica e dello Stato centrale, dietro la giustificazione del rispetto del Trattato di Maastricht.
Al contrario, il riconoscimento di Londra a favore della Cornovaglia testimonia un esempio per i maggiori Stati-nazione europei in cui si impone la necessità di valorizzare le diversità proprio per creare opportunità di sviluppo, che si traducono in maggiore competitività e ricchezza anche in un contesto geopolitico più ampio.

Roberto Melis.

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