RossoMori: Gesuino Muledda su nuova legge elettorale regionale e rappresentanza femminile

Quando si certifica il fallimento di una intera classe dirigente, con maggiori o minori responsabilità, sempre di fallimento si tratta.
L’approvazione di una parte della legge elettorale per l’elezione del consiglio regionale con soglie di sbarramento al 10% per le coalizioni e al 5% per liste che si presentino da sole, e dall’altra il rifiuto a introdurre la possibilità di esprimere la doppia preferenza di genere, è l’occasione per dire alcune cose sulla vicenda di questa legislatura regionale.

Nata con la sconfitta di Renato Soru, mai analizzata nel tavolo di centrosinistra, facilitata dalla alleanza del Psd’az con il berlusconismo di quarta serie dei Capellacci – Pili – La Spisa e camuffata da un cosiddetto accordo programmatico che prevedeva un’immancabile proposta di legislatura costituente. Questa sarebbe dovuta essere la portata della legislatura che finisce. Ora è totalmente chiaro che non si è fatta alcuna riforma. Non si è adottata la legge statutaria (unica regione di Italia a esserne sprovvista); non si è fatto un passo avanti sulla trattativa Stato/Unione Europea sulla riscrittura dello statuto; non si è provveduto a riorganizzare il sistema delle autonomie, avendo demolito le province; e fino all’ultimo non si è approvata la legge elettorale, adottata solo perché la modifica dello statuto ha reso inagibile la vecchia legge. Fallimento su tutta la linea. Quando si certifica il fallimento di una intera classe dirigente. Con maggiori o minori responsabilità. Ma sempre di fallimento si tratta.

Sulle condizioni dell’economia e della società sarda non serve dire nessuna parola. Siamo al dramma. Applicando il principio di responsabilità mi pare necessario dare un giudizio sul merito della attività del Consiglio regionale, sui Consiglieri, di maggioranza e di opposizione. Ecco, io penso che questa legislatura sia stata la peggiore della storia dell’Autonomia. Una Giunta parolaia e corruttrice, oltre che “imbegata” con le cricche. Una maggioranza imbelle asservita al governo “amico” di Roma, inesistente a Bruxelles, inefficiente e avventurista a Cagliari. Populista, fedifraga. E un’opposizione decisamente al di sotto del livello di decenza. Con alcuni soggetti “inciucianti” di continuo con questa Giunta, o con parti della maggioranza, al fine di tutelare interessi di parte, quando non personali. Incapace di incidere con proposte, pure elaborate dai partiti del centrosinistra e non portate avanti nella sede consiliare per le beghe interne e le contrapposizioni delle aspettative delle rispettive carriere. Con indagini aperte dalla Procura di Cagliari che vedono indiziati appartenenti a tutti i gruppi consiliari in ordine alla gestione dei fondi per il funzionamento dei gruppi stessi. E con ben diciotto Consiglieri ed ex Consiglieri rinviati a giudizio.

L’adozione di questa legge, ancora “bocciabile” nel voto finale, dice soltanto una cosa: questi Consiglieri hanno deciso di piegare la propria funzione di legislatori al servizio della propria sopravvivenza. E hanno dimostrato di non avere il minimo senso dello Stato. Operano, e hanno operato, contro l’interesse comune. Infrangono principi di democrazia liberale e sostanziale con la previsione di sbarramenti di accesso irragionevoli. E impediscono che possa crescere la rappresentanza femminile nel nuovo Consiglio regionale. Per conservare se stessi soprattutto in caso di sconfitta.
Questa maggioranza e chi ne ha dato causa, al di là delle prediche e delle esortazioni tardive, o degli “occhieggiamenti” interessati, deve essere punita dall’elettorato, per fortuna informato.

I partiti di opposizione dovranno pure esprimere giudizi di merito sull’operato di questi Consiglieri che, per le vicende che ho su richiamato, li rendono non proponibili come candidati, persino al di là dei loro meriti o demeriti specifici. Questo è un ceto dirigente che si presenta nel suo complesso fallimentare. E da qui nasce la necessità di un pressoché totale rinnovamento delle rappresentanze.

È finita una stagione che nel suo lungo andare ha avuto momenti di impegno e di grande sostegno popolare, ma che da troppo tempo ha visto fallire drammaticamente il modello di sviluppo che è stato tenuto in vita perché funzionale alla sopravvivenza del ceto dirigente che è diventato dante causa di se stesso. Con l’unico scopo di mantenersi attraverso l’occupazione permanente dello Stato. Questa stagione è finita: serve un nuovo modello di sviluppo e serve un nuovo ceto dirigente. E chi produce nel confronto democratico il nuovo modello deve essere ceto dirigente; questo sarebbe rinnovamento. E per quanto riguarda RossoMori resta l’obiettivo di sardizzare la politica e di costruire il Partito Sardo della Sinistra, per affermare principi e sostanza di libertà e giustizia.

Soverania est Indipendentzia.

Gesuino Muledda – Presidente RossoMori, 21-06-13.

Iscarica custu articulu in PDF

Redazione SANATZIONE.EU

Be Sociable, Share!

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.