Indipendentismo contro partiti italiani: no allo sperpero di denaro in Sulcis, ecco la soluzione

Indipendentisti solidarizzano coi minatori, politici italiani con la miniera.

E’ dalle viscere di Nuraxi Figus che viene alla luce il fallimento e le bufale dei partiti italiani: destra e sinistra solidarizzano con una impresa in perdita, proponendo un irrealizzabile progetto faraonico di rilancio del sito minerario per un costo che sfiora i due miliardi di euro (pagati dalle vostre tasche ovviamente), e ben sapendo di non avere alcun futuro.

L’indipendentismo e l’autonomismo rispediscono al mittente la solidarietà del Capo di Stato Napolitano e si oppongono alle trovate propagandistiche e all’ennesimo sperpero di denaro pubblico: impensabile tenere in vita un indotto destinato al fallimento e alla chiusura illudendo poche centinaia di lavoratori. Tutti i principali partiti Sardi, senza distinzioni ideologiche di destra e sinistra, propongono la migliore soluzione adottata dall’Europa e dal Nord America nei processi di deindustrializzazione: bonifiche ambientali, edilizia ecosostenibile, energie alternative, turismo, riconversione economica del comparto manifatturiero (logistica, cantieristica nautica, ecc). Urgono ammortizzatori sociali, formazione professionale dei disoccupati e reimpiego.
Sardigna Natzione, Rossomori, Fortza Paris, ProgReS, PSD’AZ, Sardigna Libera, IRS e tanti altri si collocano sul piano della responsabilità. “Il Popolo Sardo – affermano alcuni nazionalisti su internet – abbandoni il politicantismo italico nella deriva del cimitero sociale che ha contribuito a creare”.
Stampa, sindacati e partiti centralisti non convincono più, in poche ore, tutti i principali spazi del web che hanno contestato la miniera del Sulcis (e le produzioni di alluminio dell’Alcoa) hanno registrato migliaia di visite, ad esempio, oltre 20.000 persone hanno sostenuto la pagina di Roberto Bolognesi sulla crisi dell’industria Sarda.
Esiste una consistente fascia della nostra Pubblica Opinione che ha bisogno di ragionare con la propria testa. E del resto, il mezzo milione di Sardi che allo scorso referendum ha votato contro i privilegi della politica e per la Costituente che dovrebbe riscrivere le regole dell’Autonomia Sarda sono un sintomo del malcontento che nessuno può permettersi di sottovalutare. I Sardi hanno diritto alla propria lingua, alla propria cultura e alla sovranità in materia di programmazione economica.

Come favorire una riconversione economica del territorio e salvare gli operai? Intanto facendo valere l’art. 12 dello Statuto Autonomo, delineando i punti franchi per defiscalizzare il costo del lavoro e dell’energia, attirando nuovi capitali (art. Sa Natzione).

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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