Sa Costituente de sos Repubricanos: I vecchi vizi della nuova sigla nazionalista arborense

“La Sardegna sarà redenta dai Sardi” – Opuscolo PSD’AZ del 1924.
“I Sardi sono capaci di amare” – Leitmotiv di Franciscu Sedda (ex IRS) del 2010.

E 10!
Proprio così! Con la nuova “non-IRS” salgono a 10 le sigle politiche territoriali della Sardegna elettoralmente attive: Partito Sardo d’Azione, Sardigna Natzione, UDS, Fortza Paris, Riformatori Sardi, IRS, A Manca pro s’Indipendentzia, PAR.I.S. – Malu Entu, Rossomori e…Sa Costituente (con nome da definire).
Sono escluse dalla lista le formazioni politiche nate altrove, come la Lega Nord Sardinia o l’MPA Sardegna. E’ un male o un bene?

Il nuovo partito, formatosi dall’ennesima scissione, stavolta a danno di IRS, fraziona ulteriormente il nazionalismo Sardo ammantando a giustificazione di esso una serie di motivazioni. Tra di esse, l’assenza di democrazia che avrebbe contraddistinto la fazione di IRS guidata da Gavino Sale, ed una serie di concezioni teoriche che, al netto dei risultati conseguiti nell’interesse della nostra terra, gli effetti sono esattamente identici a quelli di altre formazioni politiche: pochi o inesistenti.
Il merito che va riconosciuto alla componente de Sa Costituente/Repubricanos è stato quello di aver attirato, comunque, nuovi elettori nel panorama indipendentista (seppur minoritari). Un risultato completamente vanificato non solo dalle divisioni già esistenti (IRS non aveva mai collaborato in fase di elezioni con altri movimenti), ma incrementato con l’ultima spaccatura del movimento fondato, tra i vari, da Sedda, Sanna, Pala e Sale.
Pensate, mentre nel giugno 2010 pubblicavamo la classica opinione contro la frammentazione dell’identitarismo Sardo (Vedi), i “Repubricanos” già teorizzavano in privato su eventuali nuove sigle in cui “parcheggiare” Gavino Sale. Circostanza che dopo, purtroppo, porterà comunque, ma a carico loro, la responsabilità della scissione.
Prima di esporre alcuni punti critici di questa nuova sigla bisognerebbe capire perché si sia giunti a costituirla: non stiamo parlando di giustificazioni politiche, ma di comportamenti individuali e collettivi delle due fazioni che hanno prodotto l’ennesima divisione.
Da parte della Costituente (ex-IRS), si mosse a Sale l’accusa di dileggiare l’organismo democratico di cui IRS si era munita per poi muoversi, ad oltranza, ignorandone le direttive e seguendo una linea leaderistica. Da parte della fazione di Sale si accusarono invece gli ex-IRS di complottare creando un organismo cooptativo (quindi non realmente democratico) e salottiero.
L’aspetto grave dunque non è stato quello squisitamente politico ma la serie di comportamenti tenuti dalle due parti in spregio all’unità del movimento (e quindi della Sardegna). I Repubricanos hanno tramato la creazione di una nuova sigla in cui scaricare Sale, senza che la sua parte venisse informata di tutto ciò se non a cose fatte (quasi che l’altra parte di IRS fosse un “corpo estraneo”); mentre la reazione di Sale è stata di aver leso la privacy di pochi mettendo in piazza tali progetti (di cui era a conoscenza) incluse le malelingue a suo danno da parte dei neo-Repubricanos.
Insomma, quando ogni elemento avrebbe dovuto suggerire alle parti di calmierare i toni e cercare il dialogo, entrambi i “pacifisti” hanno proseguito in un escalation di attacchi reciproci che hanno portato a questo penoso risultato. Il narcisismo sui metodi ha dunque prevalso sull’interesse natzionale. Con tutto ciò che ne comporta in termini di affidabilità politica.
Aspetto che ci auguriamo venga smentito sia dalla nuova IRS, che dai membri de Sa Costituente dei Repubricanos.
Ricordiamoci che Sedda, Pala e Sanna sono stati a loro tempo alcuni dei principali protagonisti della scissione di Sardigna Natzione, definitivamente sancita nel 2002.
Confermiamo la massima stima nei confronti dell’ideatore culturale Franciscu Sedda, non per le idee (che riteniamo dannose, e i fatti ci danno ragione) – al di là dei diversi meriti che vanno comunque riconosciuti sul campo della comunicazione – ma per la capacità che ha avuto di unire diversi soggetti attorno ai cardini della sua “semiotikpolitik”, una forma di “nazionalismo arborense” che, semplicemente, sostituisce una bandiera (i 4 Mori) con un’altra (l’albero Giudicale) per poi attaccare parte del suo stesso popolo ammantandogli elegantemente addosso alcune letture comportamentali del tutto opinabili o parzialmente condivisibili, tra cui alcune già trattate in varie sedi da U.R.N. Sardinnya, come nell’articolo sulla “sindrome di Stoccolma” del Popolo e della politica Sarda: Vedi.
Per non parlare della contradditoria etichetta del “non-nazionalismo” di cui abbiamo già parlato (Vedi). Si tratta di puerilità e narcisismi da superare. Non ci servono psicologi che nella loro foga antisardista fanno le pulci alla collettività ponendosi domande sull’effetto dei disastri quando sono essi stessi la causa del problema (in termini di mancate riforme). Se il potenziale elettorato scappa, lo si deve anche alle divisioni. Queste sono l’effetto, e i promotori della divisione una delle cause. E’ ovvio che fino a quando sopravviveranno queste divisioni politiche, una parte dell’elettorato non troverà alcuna proposta credibile e persisterà nel votare il meno peggio (o presunto tale). Oppure si ritirerà nell’astensionismo.
La diversificazione delle sigle politiche Sarde non è pluralismo, è frammentazione. Sono sciocchezze in cui si celano i più sordidi protagonismi.
Comportamenti che lasciano un unica grande vittima sul terreno: la Nazione Sarda.
Non siamo in Corsica e né in Catalogna. La Sardegna ha condizioni sociali, istituzionali e persino elettorali diverse. Non possiamo permetterci tutte queste divisioni.
Basta con il giustificarle!
I Repubricanos dunque, nella pratica, sono solo l’ennesima mutazione di un vecchio antisardismo “elitarizzato”, che porta in grembo il seme dell’anti-autonomismo: una dinamica che ha prodotto solo ulteriore frazionismo non solo tra sardisti ma anche nel restante indipendentismo.
E tutto per cosa? Per attaccare la fasulla autonomia Sarda del 1948 contro una classe dirigente isolana che da ben prima del dopoguerra (e quindi prima della sedicente “autonomia”) manifestava documentabili comportamenti di accondiscendenza verso Roma.
Se veramente si volesse superarla, i Repubricanos dovrebbero rinunciare alle etichette con i più vari complessi fin’ora esibiti (non-sardismo, non-nazionalismo, ecc), usate al solo fine di dividere una base di militanza spesso disinformata sulla reale sostanza degli attriti, ed evitare di attribuirsi false primogeniture di non-violenza nella storia di Sardegna (perché nel nostro territorio non vi è mai stata una consolidata presenza di strutture paramilitari eversive).
Il nuovo partito ovviamente dovrebbe aprirsi alla collaborazione politica con altre sigle; dovrebbe compartecipare ad una (vera) Costituente di forze che abbiano a cuore la riforma delle nostre istituzioni e dovrebbero innovarsi sul serio piuttosto che sulle chiacchiere. Ad esempio iniziando a rispettare seriamente tutte quelle categorie sociali fino ad oggi trattate con freddezza (come gli addetti alla Pubblica Sicurezza, ed i Sardi sono migliaia, tra i maggiori serbatoi di tutta la Repubblica Italiana). O ancora, dovrebbero superare alcune obsolete iniziative di stampo sardista e statalista che si pongono fuori dalla necessità di liberare la Sardegna dai vari monopoli italiani (di fatto); tutelare i consumatori; abbattere i cartelli e vigilare sulla qualità dei servizi offerti sul mercato ai nostri cittadini.
Senza scordare anche i diritti di una discreta parte del Popolo Sardo, come quelli della non-discriminazione linguistica Sarda.

Per la verità, le etichette dovrebbero sparire da buona parte del panorama identitario Sardo, che spesso classifica questo o quel partito, quasi avesse finalità differenti su cui operare. Perché se ben 10 sigle politiche diverse non riescono a rappresentare i problemi comuni, all’evidenza, c’è qualcosa che non funziona.

Siamo di fronte ad una vecchia e nota concezione indipendentista, per contro, il vero indipendentismo moderno deve poter essere riformista: uscire dalla stantia divisione tra anti-autonomisti e non; sardisti e non; etc, etc.
Qualora Sa Costituente supererà concretamente i problemi segnalati (e non solo organizzando sporadici convegni in cui si tenta di fornire una immagine diversa), si potrà aprire una nuova stagione all’insegna della collaborazione reciproca.

Nota: dal 13-02-2011 il movimento ha assunto la denominazione di ProgRes (Progetu Republica de Sardigna).

Di Bomboi A. e Melis R.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    1 Commento

    • Quante formazioni indipendentiste esistono attualmente in Sardegna? si sentiva il bisogno di un’altra setta?
      Altro che repubrica de Sardigna, al massimo riuscireste a fare un condominio!

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