Che succede a Cuba? Intervista a Loforte, esule anticastrista

Che succede a Cuba? Dalla conquista talebana dell’Afghanistan in poi i media internazionali hanno distolto l’attenzione dalla crisi caraibica, i cui problemi rimangono irrisolti.

Incontriamo Yoiner Loforte, esule cubano. Laureatosi e scelto come docente di storia presso l’università di Holguin, oggi vive e lavora negli Stati Uniti.

Parliamo di embargo USA, della famigerata Ley 35, e di alcuni miti, come quelli sull’efficienza della sanità e in particolare dell’istruzione, su cui ci racconta vari aspetti interessanti.

A cura di Adriano Bomboi e Stefania Benedetti (per la lingua spagnola).

L’Afghanistan ha catturato l’attenzione della comunità internazionale, ponendo in secondo piano la crisi di Cuba. Pensa che il regime coglierà questa distrazione per consolidare Canel al potere?

Si, assolutamente. Questa situazione sta dando loro il tempo di riorganizzarsi e rafforzarsi, di controllare, imprigionare e uccidere gli avversari; ricevere aiuto da governi complici e infine riaprire il turismo, con cui ingrassare le proprie casse per rafforzare organi e meccanismi repressivi.
Un esempio?
Il decreto legge 35 qualifica come reato grave ciò che invece in un paese civile rientra nell’ambito della libertà di espressione. Perché definisce la critica del cittadino come una potenziale bugia e i media ufficiali come portatori indiscussi della verità. Wilfredo González, viceministro delle comunicazioni di Cuba, ha dichiarato all’agenzia AFP che il decreto mira a far si che “nessuno sia in grado di distorcere la verità, in modo che nessuno possa denigrare un funzionario del nostro paese o del nostro processo rivoluzionario”.
Non parla mai di danni ai cittadini, ma alle autorità.

Uno dei grandi miti del regime cubano sostiene che l’embargo USA sarebbe la causa del sottosviluppo economico di Cuba, ma le sanzioni non impediscono il commercio internazionale dell’isola. Che percezione hanno i cubani dell’embargo? Sanno che riguarda solo i rapporti USA-Cuba?

I cubani sanno benissimo che l’embargo statunitense non impedisce a Cuba di acquistare in contanti negli Stati Uniti, essendo in contanti più economico che a credito. Potrebbe farlo pure all’ingrosso. Ma neanche ciò impedisce il commercio, pure a credito, con la Cina, il maggior esportatore di merci al mondo; col Canada o col Messico, con cui la dittatura cubana ha un perfetto rapporto. Inoltre, bisogna precisare che l’embargo è diretto allo stato, non ai cittadini cubani; allora, loro dicono che i cittadini sono poveri perché lo stato non può commerciare… Strano, perché l’azione principale degli stati normali non è quella di commerciare, ma di riscuotere tasse a cittadini liberi.
Per consultare la bilancia commerciale internazionale di Cuba si consiglia il seguente link: https://oec.world/en/profile/country/cub

Oltre alla sanità riservata ai turisti internazionali, a Cuba esiste un mondo misterioso, quello della sanità destinata al popolo, carica di miti e leggende. Qual è la reale qualità di questo servizio?

Osservando diverse statistiche non provenienti dallo stato cubano, la sanità pubblica del paese occupa il 39° posto per qualità al mondo mentre, per esempio, quella italiana prima della pandemia era la seconda. È come se, nello sport, si creasse un mito sul trentanovesimo paese per numero di successi nei giochi olimpici, come se fosse un modello da seguire.
Fonti: The Legatum Properity Index, 2020 (Health tab); CEOWORLD Health Care Index.
Ma cosa significa in concreto avere il 39° posto? Significa ospedali senza strumenti, senza materiali né medicine, carichi di immondizia e scarafaggi.
E dove i dottori, non tutti, vanno a lavorare con una borsa in più per i regalini, perché, oltre ad effettuare un pessimo servizio, se non gli regali qualcosa non ti visiteranno per mesi.

Un altro grande mito di Cuba riguarda l’istruzione, che sarebbe di qualità e aperta a tutti. Ma si tratta realmente di formazione o forse, di scuole in cui il regime indottrina la popolazione?

Il 100% della mia esperienza lavorativa a Cuba è stata come professore all’università, e ci sono tre cose che i lettori dovrebbero sapere:
1. In ogni turno di classe di ogni materia si deve approfondire per tre volte delle “direttrici politico-ideologiche”, che sono sempre le stesse, cioè difendere il regime e il suo leader. Bisogna notare che questo compito si svolge in maniera improvvisata; non c’è bisogno di una grande preparazione ma semplicemente di promuovere il regime. Come si chiama questo se non “indottrinamento”?
2. I libri sono spesso generalmente rotti, ne mancano tante pagine. Non c’è libero accesso ad internet. Il cibo dalla scuola ti può far ammalare, come è successo anche a me tante volte (Ameba ed Escherichia Coli incluse). E i bagni sono assolutamente malsani.
3. Tanti professori sanno appena leggere e scrivere perché all’università li hanno dovuti promuovere sotto pressione dal sistema educativo (che dipende direttamente dal regime). Dopo la laurea i docenti fanno lo stesso coi propri studenti, che non solo devono promuovere, ma presentare con risultati sempre crescenti. Tutti i professori seguono tale modus operandi per non pagare le conseguenze dal “mal lavoro” individuale e collettivo.
Quando poi arriva una visita internazionale per osservare gli istituti, il personale prepara da un mese prima tutte le condizioni per offrire un contesto del tutto diverso, anche le possibili domande e risposte da affrontare con gli osservatori esterni. Una vera e propria opera teatrale.
Pensiamo alle visite dell’UNICEF per esempio. Ma il metodo si applica anche all’interno di Cuba: le autorità inferiori si proteggono così da quelle superiori.

Oltre la Cuba dei paesaggi mozzafiato, della sua arte e della sua cultura, c’è anche una Cuba sommersa, in cui non manca il turismo sessuale, la corruzione e l’inefficienza della burocrazia per i servizi ai cittadini. Che Cuba sogna per il futuro? Inoltre, pensa che l’Unione Europea possa dare un contributo significativo nel sanzionare i membri del regime?

Quella Cuba “altra” è la vera Cuba e lo sappiamo tutti, anche se purtroppo gli idealisti del socialismo la presentano pure come bella e lodevole, compresa la sinistra internazionale. L’Avana che crolla, le vecchie auto degli anni ’40 e ’50 o le case mesolitiche dei contadini più poveri dell’Occidente sarebbero “felici”. E sì, l’Europa avrà molto da fare nel sanzionare i membri del regime perché, soprattutto, ne rivelerà la vera immagine.
E per la Cuba che sogno, funge anche da riferimento un’Europa che è riuscita a riconquistare il suo posto nel mondo dopo due guerre mondiali; anche se noi cubani dovremo studiare i migliori esempi in base ai loro risultati, siano essi europei o di altre parti del mondo. Con uno sguardo particolarmente approfondito al mondo anglosassone.

Grazie.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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