Poveracci: Landini a Cagliari chiede ancora soldi pubblici per industria pesante

Di Adriano Bomboi.

La visita di Landini a Cagliari non è passata inosservata. Come si conviene ad una celebrità politica “nazionale”, è stato accolto come una star d’altri tempi. Il segretario della FIOM metalmeccanici, approdato in un’isola senza metalmeccanici, ha sfoderato tutto il suo antidiluviano repertorio per infiammare la piazza: “Più investimenti sul lavoro”; “ripartire dall’industria”, e altre baggianate stataliste.
Peccato che dalla Rinascita ad oggi nella locale industria pesante sia stato speso un mare di miliardi (non di milioni), e i risultati li abbiamo tutti sotto agli occhi: desertificazione economica, inquinamento, disoccupazione, nuova emigrazione. Un processo che ha eradicato dall’isola un modello economico in linea con il nostro territorio, la sua vocazione turistica, il suo splendore artigiano/manifatturiero ed agroalimentare. Ma persino dell’innovazione culturale e tecnologica.
Di riduzione delle tasse e della burocrazia manco a parlarne, nella retorica di Landini e dei conservatori tanto di destra quanto di sinistra questi temi non esistono. Infatti, mentre l’ennesimo arringa-folle venuto dalla penisola autografa le bandierine dei suoi ammiratori, le aziende sarde crepano e gli imprenditori si impiccano.

Naturalmente anche taluni commentatori dell’evento di Cagliari si guardano bene dall’ammettere che in Sardegna il tema degli investimenti pubblici si è sempre tradotto in una miniera di voti, dove ancora oggi si continua a scavare in profondità per racimolare l’ultimo disgraziato da portare alle urne di fronte alla desolazione dell’astensionismo. Perché, diciamocela tutta, ma chi diavolo lo voterebbe il PD renziano o un partito gestito da Landini se le nostre aziende non avessero il cappio al collo dello Stato? Non c’è da stupirsi se a Roma riecheggia la stessa tromba. Il ministro dell’economia Padoan ha cercato di esportare la stessa fregnaccia nell’europarlamento, e ha dichiarato: «Di fronte al fallimento del mercato c’è bisogno di un’azione pubblica». Automatici i sorrisi dai banchi dei liberali europei, poiché l’Italia è il Paese UE che ha liberalizzato meno, e quando lo ha fatto, non in favore del mercato ma della politica stessa. Applausi invece dai banchi di eurodeputati britannici e di altri grandi Paesi: hanno capito che ciò porterà nelle loro aziende tanta nuova emigrazione italiana in fuga dalla penisola dell’austerity e del debito pubblico. Giovani da sfruttare, ma pur sempre da pagar meglio di quanto prenderebbero nel belpaese.

Dunque cosa rimane sul piatto della manifestazione sindacale di Cagliari? Forse solo le parole di Michele Carrus della CGIL, il quale ha detto che la Giunta Pigliaru non ha un programma per creare ricchezza. Beh, ha avuto ragione, la maggioranza che governa la Regione ha solamente un programma per il welfare, come quello di ingrossare le fila dell’ente foreste, di rimpinguare le casse di Abbanoa per tenere il suo inutile indotto, e anche di rinominare i dirigenti ASL. Per il servizio linguistico regionale sul sardo è stata nominata la signora Maria Isabella Spiga, con un curriculum che vanta la conoscenza della matematica e del francese. Il sardo non c’è, come i metalmeccanici d’altronde.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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