Ma oggi in Sardegna che differenza c’è fra la destra e la sinistra?

Una piccola premessa: conoscete Vilfredo Pareto? Fu un insigne sociologo ed economista vissuto ai primi del novecento. Ebbene, assieme ad altri noti studiosi diede importanti contributi alla teoria elitista, quella per cui, in una democrazia, l’amministrazione è sempre nella mani di una minoranza rispetto ad una maggioranza disorganizzata. Ed in molti casi, questa minoranza non cambia mai, essendo rappresentata dagli stessi individui che perpetuano il proprio potere.
Nel corso della prima repubblica in Italia succede questo e altro. Ad esempio, il consociativismo, da strumento per solidificare democrazie fragili si trasforma in conservazione. I partiti, di maggioranza e opposizione, iniziano a spartirsi il potere vita natural durante. La politica accresce la sua penetrazione clientelare, occupa gli enti pubblici senza criteri meritocratici e dispone senza limiti di un arma pericolosissima: il denaro dei contribuenti. E così nel ventre di una burocrazia centralista esplode il fenomeno della corruzione.

Oggi, alla vigilia delle elezioni regionali i candidati del centrosinistra sono soliti ripetere agli indipendentisti di essere diversi dal centrodestra. Secondo la sinistra, a destra ci sarebbe solo opportunismo e affarismo, mentre dalle loro parti ci sarebbe maggiore trasparenza e legalità. Questa teoria viene portata avanti dal PD, un partito che a Roma governa col centrodestra ed è corresponsabile dell’elevata pressione fiscale della Sardegna. E si tratta dello stesso partito che alcuni anni fa ha votato per l’estensione dei poligoni militari Sardi. Ma non solo, è un partito che nell’isola amministra la fondazione bancaria del maggiore istituto di credito locale, e che fra vecchi e nuovi aspiranti consiglieri regionali ha 33 indagati per peculato. Eppure la presunzione di innocenza non pare mai valere per gli indagati del centrodestra. D’altra parte anche Renato Soru, ex presidente della Regione, al pari di Cappellacci, ha avuto le sue grane con la Giustizia. Mentre per alcuni disastri ambientali, come quello di Furtei, si addebitano spesso responsabilità a Cappellacci ma ci si scorda che il battesimo dell’iniziativa fu della Giunta di centrosinistra allora presieduta da Palomba. “L’Italia dei Valori”. O qualcosa del genere.
Insomma, se a livello statale e regionale la sinistra non si discosta più di tanto dai costumi della destra, a livello provinciale e comunale la situazione appare alquanto disperata. Pensate che a sinistra hanno inventato il “cemento verde”, è quello dell’amministrazione siniscolese di Rocco Celentano, dove in tempi recenti si è proposto di costruire un albergo distruggendo la pineta della frazione marittima di Santa Lucia. L’aspetto drammatico è che alla luce di questa iniziativa la politica locale della cittadina ha puntato a polarizzare gli animi, dividendoli fra “sviluppisti” e ambientalisti radicali. Per i primi la pineta deve essere disintegrata per fare spazio al “progresso” (e a qualche decina di posti di lavoro, in tempi di crisi importanti pure quelli); per i secondi non ci può essere alcun albergo (e quindi alcun incremento del turismo, con ricadute anche verso altre attività). Nessuno che abbia pensato ad una terza via: sapete, il Comune di Siniscola possiede più chilometri di Montecarlo, ciò nonostante non si è pensato di realizzare alcuna struttura ricettiva nelle ampie disponibilità di territorio dove non vi sarebbe impatto ambientale. O in alternativa si potrebbero riqualificare alcuni edifici esistenti.  Diciamo quindi che i tentativi della Giunta Cappellacci di aumentare le cubature cementificabili nelle nostre coste sono condivise da questa ed altre amministrazioni locali, sinistra inclusa. Qualcuno lo spieghi anche allo scrittore Giorgio Todde, che dal quotidiano La Nuova Sardegna ha affermato di non votare gli indipendentisti perché altrimenti l’ambiente finirebbe tra le braccia della speculazione. Piuttosto, in Sardegna nelle amministrazioni di centrosinistra bisognerebbe dare uno sguardo alla giungla dei Consorzi di Bonifica, dove assieme a vari professionisti operano anche numerosi parcheggiati della politica. Per non parlare del servizio di raccolta differenziata, dove alla truffa di conteggiare i rifiuti a metro quadro (e non a peso o a persona) si somma l’assunzione di raccomandati da parte di questo o quel politico, mentre l’azienda riceve così il danaroso e ipermilionario appalto pubblico. In Barbagia la DDA di Cagliari sospetta persino un racket nel settore. Ma se qualche giornalista volesse andare a colpo sicuro dovrebbe dare uno sguardo alla disinvoltura con cui si amministrano le auto blu da parte delle giunte provinciali di centrosinistra. Insomma, i temi non mancano, se ne trovano a decine. Nel frattempo abbiamo maturato nuova carne di studio per sociologi ed economisti, ad esempio nel nostro tessuto sociale la minoranza che governa sulla maggioranza non ottiene solo il voto da chi è in difficoltà, ma anche da chi si trova in una posizione professionale relativamente tranquilla. E sapete perché? Perché temono di perderla. Per tutti gli altri c’è l’emigrazione. Sul Sole 24 Ore Luigi Zingales ha paragonato questa Italietta nepotista a quella dell’inquisizione, quando i migliori emigravano verso Paesi più tolleranti come l’Olanda, investendovi e facendone una piccola potenza economica, culturale e militare, mentre l’Italia declinava.

Se la Sardegna vuole uscire da questo triste tramonto, è necessario votare i partiti Sardi. Per gli altri elettori rimane la speranza, o forse l’ingenuità e lo snobismo, di credere ancora che esistano valori di destra e sinistra.

Adriano Bomboi.

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