Manette sotto l’albero: Sardigna Natzione invita classe politica alle dimissioni

A pochi mesi dalle prossime elezioni regionali, i Sardi possono guardare al proprio futuro con grande pessimismo. Fra destra e sinistra, la classe dirigente dell’isola conta ben 53 indagati per peculato.
Mentre in Europa gli esponenti politici di tante nazioni senza Stato sono occupati nei loro programmi di sviluppo economico e culturale, in Sardegna, il denaro dei nostri contribuenti viene utilizzato da vari consiglieri regionali per finalità tutt’altro che istituzionali. Si acquistano scarpe, orologi Rolex, penne stilografiche di pregio, opere d’arte, automobili, libri antichi, formaggi, vini, pecore, maiali e vitelli. Si investono persino ingenti somme in banca per incassare gli interessi del deposito e si spende anche per finanziare un matrimonio.
Naturalmente non sono tutte mele marce, c’è anche chi si dedica al proprio mandato con onestà, ma questo non basta a salvare la dignità di una istituzione democratica calpestata con tanta disinvoltura. Il crimine è dilagato in ogni istituzione se si pensa che alcuni dei politici coinvolti nell’inchiesta sono diventati assessori, mentre altri si trovano nel Parlamento italiano o a Bruxelles, e tra questi c’è chi nel frattempo ha concluso il proprio incarico.
Si andrà alle urne con le principali formazioni politiche completamente sfasciate e disunite, mentre la presunzione di innocenza che si deve ad ogni indagato prima dell’esito di una indagine non sarà sufficiente ad allontanare le ombre che pesano sui maggiori partiti italiani.
Persino i principali candidati del centrodestra (Cappellacci) e del centrosinistra (Barracciu) sono oggetto di indagine, mentre in generale non è ancora noto se alcuni nomi eccellenti abbiano tenuto la vecchia residenza per farsi spesare addirittura i rimborsi dei viaggi, pur abitando vicino alla Regione. Non è un vero e proprio reato, ma spiegherebbe la cifra della moralità che li contraddistingue. Altri, come Diana e Sanjust del PDL, sono stati arrestati.
La tendenza generale delle oligarchie di partito è quella di andare avanti come se niente fosse, difendendo a spada tratta gli inquisiti e ignorando l’abisso che si è venuto a creare fra rappresentanti e rappresentati. Il terzo partito più grande della Sardegna per numero di consensi non se la passa meglio, e non per indagati, ma perché i 5 stelle di Beppe Grillo, caratterizzati da un esasperato leaderismo che non ha nulla da invidiare a quello dei partiti italiani, si trovano spaccati e incapaci di esprimere una chiara candidatura al voto.

Insomma, la questione morale sollevata dai RossoMori e da Fortza Paris non può essere ignorata. L’indipendentismo è l’unico ambito politico che oggi ha fatto dell’onestà, della serietà e della competenza i suoi punti di forza. Abbiamo le tre liste di Sardegna Possibile (Michela Murgia), ProgReS, Comunidade e Gentes, in cui partecipa anche l’ex presidente dell’assemblea del PD Valentina Sanna. Abbiamo il Partito dei Sardi di Paolo Maninchedda, IRS e il Fronte Unidu Indipendentista.
Come abbiamo già scritto nelle scorse settimane, risulta invece più complessa la posizione del PSD’AZ, perché ha sviluppato in modo incoerente la propria strategia. Dapprima rimuovendo Paolo Maninchedda, “reo” di aver inizialmente trattato col PD, mentre ultimamente lo stesso PSD’AZ ha proposto una candidatura col PD, nonostante la pesante questione morale che grava sui suoi vertici. Il fatto positivo è che i sardisti hanno incluso nel loro programma la riforma dello statuto autonomo regionale.
Comunque vada la Barracciu si troverà in un contesto irto di difficoltà: se arriverà fino in fondo, le primarie consegneranno il messaggio che un indagato può stare al proprio posto, mentre se da Roma ostacolassero la sua candidatura passerà il messaggio che l’Italia continua a determinare le candidature nell’isola, al di là dell’esito delle primarie. In entrambi i casi il partito non avrà alcuna credibilità.

Più intransigente la posizione di Sardigna Natzione, il coordinatore Bustianu Cumpostu ha chiesto le dimissioni di tutti gli indagati, e suggerendo ad altre sigle di evitare accordi elettorali con i partiti italiani che si sono resi responsabili di tanti danni, e che hanno agito da intermediari degli interessi italiani in Sardegna. Cumpostu ha ricordato l’inefficienza dei nostri consiglieri regionali, perché invece di occuparsi dei problemi dei Sardi e della crisi finanziaria che sta strozzando imprese e famiglie, questi si sono distratti in cose completamente futili (le primarie del PD sono una di queste). E d’altronde nessuno ha reagito all’ennesima beffa della mancata modifica dello statuto Sardo per garantire all’isola la fiscalità di vantaggio, né sul tema della vertenza entrate, che è ancora aperto, e delle servitù militari che sono ancora al proprio posto.
Per i partiti Sardi sarebbe ora di dialogare sul serio?

Roberto Melis.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    1 Commento

    • Le dimissioni di tutti gli indagati!, questo il presupposto per quanto mi riguarda, affinché si possa ridare fiducia ai partiti, siccome non ci conto granché sul passo indietro dei nomi eccellenti indagati e ne l contempo candidati alla guida della Regione, voterò Indipendentismo per la prima volta nella mia vita!

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