Partito dei Sardi, Partito della Sinistra Sarda o Partidu Natzionale Sardu?

Da oltre un secolo si parla di “Partito dei Sardi”. E un bel giorno, agli inizi del ’900, l’avvocato siniscolese Luigi Oggiano, assieme a Bellieni, Lussu e tanti altri, diedero vita al Partito Sardo d’Azione. Altri tempi!
Oggi l’inadeguatezza della politica è tale che, con condizioni analoghe (ma non uguali al passato) di sottosviluppo e deficit di sovranità, la Sardegna sta spingendo diversi movimenti politici a parlare nuovamente di “Partito dei Sardi”, cioè di uno strumento politico capace di rappresentare le concrete istanze territoriali senza subire commissariamenti o deviazioni centraliste al programma da parte delle segreterie romane.
Per la verità di questa ipotesi ne parlarono in tanti, qualche decennio fa la menzionarono anche Francesco Cossiga, Mario Floris, in seguito l’attuale Fortza Paris (col progetto di un Partito del Popolo Sardo), la nostra U.R.N. Sardinnya, poi il sardista Paolo Maninchedda e infine anche i Riformatori Sardi, oltre ad una serie di persone a vario titolo.
Ma in fin dei conti, come dovrebbe essere questo “partito dei Sardi”?
Al di là di Cappellacci e delle sue trovate propagandistiche spacciate per autonomismo, secondo Gesuino Muledda dei RossoMori sarebbe opportuno rispolverare il vecchio e mai realizzato progetto di Emilio Lussu, creando una vera sinistra Sarda (e non una sinistra Sardo-italica). Tale progetto, in considerazione del tracollo generale del PD, costituirebbe l’ossatura di un vero riformismo sardista di sinistra. Altra voce, secondo Vito Biolchini, si tratterebbe di una evoluzione dell’ex Progetto Sardegna di Soru, in chiave attualizzata e senza i limiti che contraddistinsero il percorso politico del fondatore di Tiscali. Secondo Paolo Maninchedda, da cui anche Biolchini si ispira, si tratterebbe di un progetto politico capace di far convergere l’anima riformista presente in vari schieramenti politici (dunque una sfumatura più ampia della visione prospettata da Muledda). Franco Marras del PD invece pensa che nel sentimento dei Sardi non ci sia la Sardegna (e forse vorrebbe tenere tutto com’è, finché morte non sopraggiunga). Da parte sua l’On. Bruno Murgia propose un PDL federato con quello romano (su cui il sottoscritto espresse scetticismo se si fosse limitato a federare solo la denominazione). Al contrario, i Riformatori Sardi, dal destino ormai incerto, vedevano nel “Partito dei Sardi” un mero partito regionalista, di matrice liberale e riformista ma italianista, dunque privo dei connotati culturali territoriali; mentre noi liberali di U.R.N. Sardinnya (compreso Roberto Bolognesi) sosteniamo da tempo un Partito Nazionale Sardo, senza alcun tipo di ambiguità, ovviamente anch’esso riformista ma nazionalista, che abbia dunque ben chiare le radici linguistiche e culturali della specialità territoriale che intende promuovere. Un progetto non dissimile dall’SVP Tirolese, dal CiU Catalano e/o dall’SNP Scozzese. Da considerare, in Catalogna, grazie a CiU ed ERC, è in atto il superamento della storica diatriba fra autonomismo e indipendentismo, nonché fra “destra” e “sinistra”, indicando il solo centralismo spagnolo come unico avversario da piegare.

La sfumatura che tuttavia oggi in Sardegna ha maggiori possibilità di riuscita si pone a cavallo fra la proposta di Muledda e quella di Maninchedda (proprio a causa della crisi del PD regionale), posto che tale PD non intenda semplicemente rinnovare il brand lasciando inalterati costumi e comportamenti di ispirazione centralista, simulando dunque un contenitore solo apparentemente federato con quello romano. Ciò per consentire la naturale convergenza delle anime popolari e socialdemocratiche italiche che, in Regione, fra un salto della quaglia e l’altro, hanno gestito il potere per lungo tempo. Ma questo non avvantaggerebbe affatto i propositi riformisti auspicati tanto da Gesuino Muledda, quanto da Paolo Maninchedda. Quest’ultimo in particolare è consapevole del mancato appeal che il nazionalismo Sardo svilupperebbe in questo marasma partitocratico che ha sinora amministrato il potere e si è pertanto limitato a proporre un generico progetto di derivazione sardista, anche per superare l’attuale inefficacia del PSD’AZ.

Gli indipendentisti asserragliati nella posizione dell’intransigenza invece non hanno la minima intenzione di contribuire ad un percorso di crescita graduale e collettiva della politica Sarda verso una connotazione maggiormente autonomistica, e così si sono immediatamente attivati per contestare questi propositi emersi dalla crisi della sinistra italiana in Sardegna. Pensiamo alla critica di Bustianu Cumpostu (SNI) ed a quella di Omar Onnis, esponente di ProgReS (il quale peraltro contesta l’idea di un “partito unico”, che nessuno ha mai proposto). Tali critiche ci fanno infatti comprendere quanto l’indipendentismo attuale non sia idoneo a fare pressioni affinché il restante panorama politico sviluppi dei mutamenti in chiave sovranista, né a chiudere l’antidiluviana battaglia con l’autonomismo, né a ridurre la propria frammentazione, senza giocoforza parlare di “partito unico”. Una prospettiva alquanto improbabile.

In conclusione, qualsiasi indipendentista riformista dovrebbe guardare con favore al ridimensionamento ideologico della partitocrazia italiana in Sardegna, senza sentirsi per questo “defraudato” di tematiche che evidentemente non possono esibire il bollino di provenienza, perché solo a seguito dell’indebolimento del centralismo italiano in Sardegna (come già avvenuto in altre realtà autonomistiche internazionali), si creeranno le condizioni per far nascere un vero PNS.
Ovviamente è chiaro a tutti che un solo “Partito della sinistra Sarda” o un semplice “Partito dei Sardi” non sarebbe affatto uno strumento pluralista, nazionalista, anti-statalista e riformista di affermazione del principio di autodeterminazione dei Sardi, come invece potrebbe esserlo un PNS. Ma, purché normato da primarie per l’elezione dei candidati, sarebbe comunque un passo necessario e auspicabile nell’ottica futura di arrivare all’agognato progetto nazionalista.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    2 Commenti

    • Concordo pienamente con l’articolo di Adriano Bomboi.

    • [...] autonomista e “demosardista” (magari denominato pure in italiano). Meglio quindi specificare quanto affermato ad aprile. Abbiamo circa 13 movimenti autonomisti e indipendentisti ed anche la capacità di attirare [...]

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