Indipendentismo in guerra mentre la Sardegna affonda. Cercasi Partito Nazionale Sardo

Di Andrea Nonne.

Dieci facce, tre o quattro proposte, pochi voti, nessuna incidenza sulla vita politica ma soprattutto un continuo snervante, ridicolo e dannoso battibeccare. Le proteste di Cagliari stanno mostrando in maniera chiara, se ancora qualcuno avesse dubbi, che la frammentazione dell’indipendentismo in tanti micro-partitini ha raggiunto livelli paradossali. Gli uni “dimenticano” a casa un’importante proposta sull’istituzione di un’agenzia delle entrate sarda perché non importa il fatto che possa essere fondamentale per la soluzione della vertenza entrate, quel che importa è che la paternità è degli altri e quindi la proposta va boicottata per non regalare agli altri riconoscimenti, visibilità, voti. Chi se ne frega dell’interesse generale della Sardegna, qui c’è da pensare all’orticello. Gli altri, da parte loro, appena vedono le foto degli uni su due quotidiani di fila entrano nel panico e in pieno delirio da invisibilità, invece di dedicarsi alle pesanti lacune di certe recenti analisi economiche, con una certezza da principi della corte costituzionale italiana decretano la totale inutilità di un’applicazione dell’art 51. Non paghi di questo, esprimono pure la loro contrarietà all’istituzione di una zona franca in quanto la stessa provocherebbe addirittura ghettizzazione e divisioni. Ora giova ricordare che quando alcuni degli uni e alcuni degli altri erano un tutt’uno proponevano all’unisono l’istituzione dell’agenzia dell’entrate e la defiscalizzazione delle attività produttive come panacea di tutti i mali dell’economia sarda.
Ma la storia non finisce qui perché agli uni non piace essere uni e allora decidono di litigare fino a giungere alla “scissione degli uni”. Sul merito di quest’ultima vicenda non posso esprimermi in quanto non ho ancora elementi chiari e imparziali ma la cosa più importante è un’altra: gli uni litigano, gli indipendentisti bisticciano. Ancora. Sempre. Sempre di più. Sempre più giù. E mentre gli uni litigano gli altri esultano con la bava alla bocca perché il litigio degli uni dimostra la ragione degli altri, mentre a guardar bene in questo caso sembrerebbe dimostrare il torto. Ma non importa perché l’indipendentismo sardo ormai è così: gli uni sono felici se gli altri affondano, gli altri son felici se affondano gli uni e in questa loro decadente giostra non si accorgono di confermare meglio di chiunque altro quei tristi luoghi comuni sui sardi che si propongono di smentire. Ma soprattutto entrambi non si accorgono che ad affondare è l’indipendentismo, travolto da un’immagine di se giustamente impresentabile, oltre ovviamente ad una Sardegna che meriterebbe ben altri atteggiamenti, ben altre priorità. Non si offendano gli uni e gli altri per queste mie parole, il problema non sono le persone ma i troppi movimenti, i troppi simboli, i troppi leader, che nel momento in cui si separano si ritrovano inevitabilmente a competere della competizione più feroce, quella basata sulla conquista della piccola fetta prima comune. Cannibalismo.
Lunedì, in pieno cazzeggio, ho scritto sul mio profilo Facebook che in giornata aspettavo le dimissioni di Ficcadenti e di Berlusconi (ai “più indipendentisti di tutti” ricordo che non essendo né un santo né un matto mi preoccupo dello Stato Italiano nella misura in cui gestisce i miei contributi previdenziali e i prelievi fiscali sul mio sudato stipendio). Un po a sorpresa è caduto non solo Berlusconi ma anche Ficcadenti; se solo avessi saputo che era la giornata dei miei desideri avrei chiesto qualcosa di più importante tipo la sparizione di tutti questi partiti in scala 1:40 e la nascita di un Partito Nazionale Sardo degno di questo nome.

Ora per fortuna il mondo non finisce a Cagliari e così, lontano dalle luci della ribalta mediatica, nella città di Aristanis gli indipendentisti non solo non litigano ma si siedono ad un tavolo comune per cercare soluzioni efficaci a problemi urgenti e il partito degli indipendentisti senza casacca, di coloro i quali hanno restituito la tessera e si sono sottratti a questo assurdo massacro, cresce di giorno in giorno rischiando di diventare il primo partito indipendentista della città. “Karale è stata dell’impero. Non Arbaré”. Forse chi l’ha scritto (Sergio Atzeni) non l’ha fatto a caso.

13-11-11, http://grandeovest.com

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Redazione SANATZIONE.EU

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    4 Commenti

    • Ben detto! Cannibalismo, si, con buona pace del colonizzatore.
      Mi sa che il movimento degli indipendentisti restitutori di tessera, in compagnia di quelli senza casacca,cresce ogni giorno di più in tutta la nazione sarda, non solo a Cagliari.

    • A me invece sembra proprio il contrario . Le persone si stanno affacciando sempre più numerose al mondo indipendentista deluse dai partiti italiani che in Sardigna fanno solo i loro porci comodi ( smaltiscono la mondezza italiana , vorrebbero fare le centrali nucleari , gasdotto , basi militari , ecc ecc). La convergenza indipendentista stà lavorando sodo per percorrere uniti la strada dell’indipendentismo.

    • Non si puo’ non accettare le centrali se non c’è allo studio nessun progetto alternativo. Non si puo’ dire no ad accettare i rifiuti italiani se fino ad adesso non ci siamo organizzati nel territorio sardo per una seria raccolta e riutilizzo dei rifiuti. I rifiuti sono riutilizzabili, e si inseriscono nel mercato come l’euro. Ogni rifiuto riutilizzabile è moneta, è oro ! Lo so bene io che vivo in Germania.Purtroppo ho lasciato la Sardegna da dieci anni, perchè probabilmente avrei fatto la fame, stando ad aspettare le opportunità di lavoro e tutta la politica Sarda indipendentista che fa proprio pena! E in questo siamo tutti responsabili, anche noi .
      Le cucine del mio ristorante, sono elettriche, perchè in Germania l’energia elettrica costa molto meno rispetto all’italia, non solo per le centrali nucleari, che gradualmente si stanno rimpiazzando con altre centrali più ecosostenibili, ma anche perchè c’è una vasta scelta tra vari gestori.Con la libera concorrenza si migliora la qualità e il servizio. E in Sardegna anzichè cercare di ampliare la concorrenza tra i gestori, si dice no a tutto, così non avremo in futuro ne qualità, ne servizio.Se io posso scegliere il gestore che mi da servizio al prezzo migliore, sono padrone delle mie scelte, sono libero. Questa è sovranità popolare.

    • Questi partiti indipendentisti dovrebbero imparare, dapprima a risovere un determinato problema, poi a rifiutare cio’ che lo stato italiano vorrebbe imporre, e non il contrario. Se solo l’italia ci puo’ pagare la cena e ha la sfacciataggine di dirci:”O mangi di questa minestra o fuori dalla finestra” bisogna pensare alla possibilità di poter acquistare da indipendenti quel piatto di minestra oppure ciò che più gradiamo. Ma non possiamo rifiutare quel piatto di minestra se non abbiamo nient’altro per poterci sfamare. Non dobbiano nemmeno testardemente sputare in quel piatto di minestra se poi sappiamo che i nostri fratelli da quel piatto si stanno sfamando. Troppo facile anche dire :” Noi non ne abbiamo bisogno” se invece poi ce ne serviamo. Per quel piatto di minestra non si intende solo il cibo ma tutto cio’ che noi consumiamo ogni giorno, per lavorare, viaggiare, riscaldarci, cucinare, mangiare e quindi vivere.

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