La crisi della Biblioteca Satta è la crisi dell’Atene Sarda

Il capoluogo Barbaricino da qualche mese è teatro di una vicenda alquanto triste: il possibile smantellamento della Biblioteca Satta, un polo di primaria importanza per il circuito culturale Nuorese.

Il problema nasce dalla combinazione di vari aspetti: dall’incerto finanziamento annuale che la Regione fin’ora si è avvalsa di quantificare, da destinare alla Satta; il varo di una Fondazione Unica per le istituzioni culturali da parte della Regione, che mette insieme tutti gli ambiti culturali regionali in modo indiscriminato e che prevede, oltretutto, un taglio ai finanziamenti complessivi; nonché l’uscita dal Consorzio da parte della Provincia (in base alla nuova normativa dello Stato) che contribuiva ad una parte del fabbisogno sul budget. Una controversia a cui andrà sommata la soppressione della Provincia, in base al fortunato esito referendario per l’abolizione delle Province Sarde (ma che a nostro avviso non dovrebbe costituire una causale con cui giustificare la crisi del polo culturale, datosi che un nuovo federalismo territoriale potrebbe consentire una equa redistribuzione delle risorse, eliminando ogni spreco).

I dubbi sul futuro della “Satta” hanno dato vita a varie mobilitazioni e tentativi di protesta: si segnalano flash mob, raccolta di fondi, dichiarazioni ufficiali e numerosissimi messaggi di sostegno nei vari social network.
E’ doveroso segnalare la clamorosa (quanto infelice, a nostro parere) protesta messa in scena dal sindaco della città Bianchi e dal presidente della Provincia di Nuoro Deriu, che il 6 giugno, assieme ad un nutrito gruppo di cittadini, si sono ritrovati in piazza Satta per bruciare alcuni libri in segno di protesta. La manifestazione, chiamata appunto “Cenere” (da un libro di Grazia Deledda), però, non ha avuto lo svolgimento previsto, infatti già da alcuni giorni prima si era levato un coro di protesta contro l’eventuale rogo dei testi – che ha riportato alla mente oscuri passati non molto edificanti per l’essere umano – e ciò è sfociato in una contro-manifestazione che, con l’utilizzo di gavettoni d’acqua, ha impedito la realizzazione della provocazione promossa da Bianchi e Deriu.

La vicenda è in ulteriore e continuo sviluppo, il 28 giugno scorso i dipendenti sono entrati in agitazione e le prospettive sono tutt’altro che rosee.
Da parte nostra, come Ass.ne U.R.N. Sardinnya, riteniamo assolutamente impensabile che la storica “Atene Sarda” (dal nome attribuito alla Nuoro della cultura sorta fra ’800 e ’900) possa perdere il suo polo bibliotecario, né dunque che la popolazione possa rinunciare al principale vettore di diffusione della conoscenza del centro Sardegna.
Allo stesso modo, ci auguriamo che vengano garantite la massima trasparenza e la miglior gestione possibili, del resto, in questi anni, non sono mancate accuse di cattiva gestione del suddetto Consorzio.

La crisi della “Satta” non è che il riflesso della crisi sociale, economica e culturale della città che diede i natali alla Nobel Grazia Deledda. Una crisi che affonda le sue radici nel degrado etico del politicantismo presente, tanto in città, quanto nel complessivo sistema regionale. Un politicantismo incapace di prospettare il futuro della pianificazione formativa dei cittadini e delle nuove generazioni, ormai consegnate ad una nuova ondata emigratoria.

Floris Maurizio.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    2 Commenti

    • Ho letto l’articolo, sono considerazioni ma nessuna proposta, noi a Nuoro abbiamo costituito dei gruppi di lavoro per ragionare sopra le questioni, per esempio sulla costituzione della Fondazione unica per i beni culturali, credo che in questo momento sia importante partecipare e conoscere ciò che ci attende per il futuro, l’invito è esteso a tutti coloro che hanno intenzione di discutere e non aspettare le decisioni altrui, potete aderire tramite questo link
      https://www.facebook.com/events/369743833080470/, grazie

    • Buongiorno,

      faccio presente che le nostre considerazioni vanno inserite nell’implicita volontà, che da sempre manifesta il nostro gruppo e, più in generale, i movimenti Sardi, nel perseguire il federalismo interno ed esterno dell’isola. Vale a dire che strutture pubbliche come la Biblioteca Satta dovrebbero essere ricollocate per gestione nell’ambito di una riforma delle istituzioni nell’isola (pensiamo al referendum che ha abrogato le Province ma, allo stesso tempo, ha scelto di adottare una Costituente per la riscrittura dello Statuto Sardo che anche di quel federalismo dovrà trattare). In buona sostanza, il finanziamento e la gestione delle strutture pubbliche dovrebbe essere affidato a delle nuove circoscrizioni territoriali, in coordinamento con la Regione. E crediamo che una simile risposta strutturale non possa essere separata dal più ampio dibattito delle riforme generali inerenti, appunto, le istituzioni regionali. Non è quindi solo un problema della Satta, la gestione di queste strutture dovrà far parte di un disegno complessivo di riassetto dell’amministrazione territoriale.

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